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Laurea ad honorem dell’Università di Modena e Reggio a Michael Walzer


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Michael Walzer, uno dei più noti pensatori contemporanei, va ad aggiungersi alla galleria delle celebrità insignite dall’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, che gli ha conferito la laurea magistrale ad honorem in Giurisprudenza.

E’ il primo dal dopoguerra a ricevere questo riconoscimento per le sue competenze filosofico-giuridiche da uno degli Atenei più antichi al mondo, il cui Studium risale al 1175. La decisione unanime della facoltà modenese, fatta propria dal Senato Accademico il 18 aprile dello stesso anno, risale al 16 gennaio 2007 ed il Decreto Ministeriale di approvazione della proposta è del 28 maggio 2007.

La sua attività di studioso – ha detto la Preside prof. ssa Alessandra Bignardi dando lettura delle motivazioni – ma anche la sua attività di intellettuale impegnato in questioni di interesse pubblico e di forte impatto sulla vita dei cittadini, l’ampia diffusione della sua opera in Paesi non soltanto europei, fanno di Walzer uno dei principali riferimenti teorici per la comunità degli studiosi

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E proprio per l’ampiezza del suo pensiero e la forza e originalità delle sue argomentazioni il Rettore prof. Gian Carlo Pellacani a nome dell’Ateneo ha voluto consegnargli il titolo di “dottore”, un titolo meritato attraverso una lunga carriera accademica e i numerosi scritti che hanno consegnato acute riflessioni sulla filosofia politica, sulla filosofia morale e giuridica, sulla sociologia, sulla storia del pensiero politico, sui problemi di politica internazionale e su quelli di politica economica. In queste diverse aree disciplinari egli ha condotto studi e ricerche fondamentali, che lo hanno portato ad essere uno dei più ascoltati, studiati e discussi intellettuali dell’età contemporanea. Alcuni suoi lavori rappresentano ormai dei classici nell’ambito delle disamine sulle radici religiose del radicalismo politico (The Revolution of the Saints. A Study in The Origins of Radical Politics, 1965; Exodus and Revolution, 1984). A questioni cruciali per gli studi giuridici sono dedicati i saggi raccolti in Obligations. Essays on Disobedience, War, and Citizenship (1970) e una delle sue opere teoriche di maggior impatto Just and Unjust Wars (1977).

Quest’ultima opera ha riportato al centro del dibattito sul diritto e le relazioni internazionali, nonché nella sfera dell’etica pratica, la nozione di “guerra giusta”, su cui si sono soffermati in Italia studiosi di chiara fama come Norberto Bobbio, e gli argomenti che ne strutturano la specificità. L’apparato argomentativo di Walzer ha suscitato vivaci e feconde discussioni nella comunità degli studiosi e, più in generale, nella sfera pubblica, ogni qual volta negli ultimi decenni ci si è trovati di fronte a conflitti armati e ai dilemmi morali ad essi connessi. Un altro fondamentale contributo offerto dallo studioso è costituito dalla sua riflessione sulle tematiche della giustizia distributiva e dell’organizzazione del welfare, sul problematico rapporto tra eguaglianza e differenza delle diverse sfere sociali. Spheres of Justice (1983) rappresenta, a questo proposito, l’opera che ha imposto Walzer come punto di riferimento imprescindibile nel dibattito internazionale. La tensione tra la forza del particolarismo, legato all’affermazione delle differenze e alimentato da storie collettive e tradizioni, e i valori della democrazia e dei diritti umani sono stati al centro di Thick and Thin (1995), decisivo tornante teorico in tema di universalismo etico e relativismo, pluralità delle morali e condivisione di alcuni valori minimi, tutela delle minoranze e assetti democratico-costituzionali. Un contributo fondamentale è, infine, il monumentale progetto cui egli sta attendendo da un quindicennio come coordinatore (un’opera unica nell’ambito degli studi giuridici e filosofico-politici), ovvero un’approfondita e articolatissima ricostruzione della storia del pensiero politico e istituzionale ebraico, nonché delle nozioni-chiave che lo caratterizzano: The Jewish Political Tradition, di cui sono usciti ad oggi il vol. I, dedicato al tema dell’Authority, e il vol. II, dedicato al tema della Membership.

E’ difficile – ha detto nella sua laudatio il prof. Gianfrancesco Zanetti, ordinario di Filosofia del Diritto all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – immaginare i temi-chiave che tanto hanno impegnato gli studiosi dei paesi occidentali – l’obbligo politico, la disobbedienza civile, la separazione delle sfere istituzionali, la rinascita etnica, il nuovo tribalismo, fino alle più recenti riflessioni in tema di multiculturalismo o al dibattito, di fatto rilanciato da Walzer, sul problema della tolleranza e dei suoi limiti – senza le categorie che Michael Walzer ha costruito o contribuito in modo determinante a definire…La traiettoria intellettuale di Walzer è tesa ad evitare sia l’esito relativistico e conservatore che può sortire una strategia che parte dal particolare, sia l’esito astratto e potenzialmente incline all’imposizione di valori assoluti che può, d’altro canto, sortire una strategia coerentemente e geometricamente universalista. «Senso del luogo» e «senso della storia» sono elementi imprescindibili dell’approccio walzeriano”.

Professore di Social Science all’Institute for Advanced Study di Princeton (USA) da quindici anni Walzer sta lavorando ad un progetto sui concetti politici e giuridici della Bibbia: The Jewish Political Tradition, ovvero un’approfondita e articolatissima ricostruzione della storia del pensiero politico e istituzionale ebraico, nonché delle nozioni-chiave che lo caratterizzano, di cui sono usciti ad oggi il vol. I, dedicato al tema dell’Authority, e il vol. II, dedicato al tema della Membership.

E proprio questo suo legame alla cultura ebraica – ha detto nel suo saluto il Rettore prof. Gian Carlo Pellacani – costituisce un altro motivo di orgoglio per la consegna di questa laurea ad honorem, in quanto credo non debba sfuggire ad alcuno che il nostro Ateneo è stato la palestra dove sono cresciti due importanti docenti di diritto come Marcello Finzi e Benvenuto Donati, i quali nel 1938 dovettero patire l’umiliazione dell’allontanamento dalle proprie cattedre di insegnamento per la insensatezza di quelle leggi razziali che furono introdotte nel nostro Paese per colpire gli ebrei. Tributando questa laurea a Michael Walzer poniamo dunque riparo anche ad un torto di 70 anni fa, ad una grave ingiustizia, foriera di altre ben più gravi conseguenze e danni recati all’intera umanità. Ricordare questa data, ricordare quegli avvenimenti ci deve ammonire per l’oggi e per il futuro e aiutarci a comprendere quanto sia fondamentale per il nostro cammino saper usare la saggezza e rifuggire da facili pregiudizi e stereotipi, che sono ostacolo al dialogo ed alla pace”.

Della tensione morale che si respira nelle parole di questo intellettuale, delle preoccupazioni al centro della sua ricerca – sull’opera del quale sta per uscire un primo corposo studio monografico (ed. Polistampa di Firenze) curato dal dr. Thomas Casadei, assegnista presso la cattedra di Filosofia del diritto all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia – se ne è avuta conferma anche nelle riflessioni che ha consegnato ai numerosi intervenuti alla cerimonia ospitata presso la Fondazione Marco Biagi di Modena.

Le enormi diseguaglianze di ricchezza e di potere che caratterizzano il mondo odierno, e la povertà, la denutrizione e le malattie che ne conseguono (o che ne sono l’intimo risvolto?), esigono una critica capace di agire su un piano globale. […] Senza dubbio ognuno di questi disastri non-naturali – ha sostenuto Michael Walzer nella sua lectio migistralis – è in misura parziale, e magari anche significativa, il prodotto di cause locali e agenti locali, ma ognuno di essi è anche il prodotto tanto di una economia internazionale sempre più contraddistinta dal libero fluire di denaro, lavoro e beni oltre i confini politici e culturali, quanto di una politica internazionale sempre più contraddistinta dall’uso della forza e dal trasferimento di risorse militari attraverso quegli stessi confini. Dovremo occuparci di quanto avviene all’interno dei diversi stati, delle diverse culture e delle diverse religioni, ma dovremo innanzitutto affrontare quel genere di sofferenza che si presenta semplicemente con un volto umano, e, rispetto a questa, la portata globale assume la precedenza sulle differenze locali”.