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Domenica 19 luglio ultimo giorno per la mostra di Joan Mitchell


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mitchellIl 19 luglio, chiude i battenti l’importante mostra antologica dedicata a Joan Mitchell che si è tenuta presso gli spazi espositivi di Palazzo Magnani. Da lunedì 20 luglio inizieranno le delicate operazioni di smontaggio delle opere che partiranno nei giorni seguenti per la Francia dove verrà inaugurata la mostra al Musée des Impressionismes di Giverny il 23 agosto.

Domani pomeriggio alle ore 17.30 ci sarà l’ultima visita guidata gratuita che prevede il solo pagamento del biglietto d’ingresso.

Si ricorda anche che in bookshop è ancora disponibile il catalogo della mostra, edito da Skira, con testi del curatore Sandro Parmiggiani, di Nils Ohlsen (direttore della Kunsthalle di Emden), di Sophie Levy (direttrice del Musée des Impressionismes Giverny), di Yves Michaud, di Rachel Stella, di Brigitte Hedel-Samson, e di Gisèle Barreau (amica personale dell’artista, che rievoca il suo ininterrotto amore per la poesia e per la musica).

L’esposizione dedicata a Joan Mitchell, curata da Sandro Parmiggiani, promossa dalla Provincia di Reggio Emilia, con il contributo di Fondazione Manodori, CCPL, Tecton, Grasselli, BFMR&Partners Dottori commercialisti, Studio Legale Sutich-Barbieri-Sutich di Reggio Emilia, e con il contributo speciale della Terra Foundation di Chicago, della Joan Mitchell Foundation e della Cheim & Read Gallery di New York, presenta 46 opere – alcune di grandi dimensioni, quali Les bleuets, 1973, di 280 x 580 cm e A small garden, 1980, di 285 x 720 cm, entrambi del Centre Pompidou di Parigi; Edrita Fried, 297 x 762 cm, della Joan Mitchell Foundation di New York – provenienti da alcuni dei maggiori musei americani (Whitney Museum of American Art di New York, Smithsonian Museum di Washington, National Gallery of Art di Washington), dalla Joan Mitchell Foundation di New York e dalla Cheim & Read Gallery di New York, e da musei (Centre Pompidou, Musée de Beaux-Arts di Nantes, FRAC Haute Normandie, Fondation Maeght di St. Paul de Vence) e collezioni private francesi, in grado di coprire l’intero percorso dell’artista, dal 1950 agli ultimi dipinti realizzati nei giorni immediatamente precedenti la sua scomparsa.

L’opera di Joan Mitchell può essere considerata un ponte tra la pittura americana e quella europea. Dapprima protagonista dell’Espressionismo Astratto americano – negli anni Cinquanta, quando viveva in quella New York – faceva parte del gruppo di mitici pittori, tra cui Pollock e De Kooning, con il quale sarebbe restata fino alla fine in rapporti di fraterna amicizia – che avrebbe scalzato Parigi dal ruolo di centro dell’arte mondiale e segnato l’affermazione della metropoli americana come luogo propulsore dell’innovazione artistica – e successivamente, a partire dal suo trasferimento a Parigi alla fine degli anni Cinquanta, creatrice di una pittura che rivisita Van Gogh e Monet, e che riesce a rivisitare e a innestare l’esperienza dell’Impressionismo su quella dell’Espressionismo astratto, trasmettere, attraverso la gestualità e la forza lirica del colore, le emozioni e i sentimenti suscitati in lei dal rapporto con la natura o quelli derivanti da alcune vicende della propria vita. La pittura di Joan Mitchell, esito di un gesto che tradisce l’ansia e il desiderio di vivere e di dipingere, è sempre di altissima qualità, per l’equilibrio formale, gli accordi tonali, e lo svolgimento di un ritmo che si può seguire in ogni sua opera.

A Joan Mitchell sono state dedicate, dopo la morte, alcune importanti retrospettive, come quelle al Musée des Beaux-Arts di Nantes e al Jeu de Paume di Parigi nel 1994, e al Whitney Museum of American Art di New York nel 2002.

In Italia, l’opera di Joan Mitchell non viene presentata da cinquant’anni: la sua stagione espositiva in Italia fu assai breve, e tutta circoscritta tra la fine degli anni Cinquanta (1958, Biennale di Venezia, dove espose due opere nella sezione “Giovani artisti italiani e stranieri” curata da Franco Russoli, e al Festival dei Due Mondi di Spoleto; 1959, mostra al Circolo degli Artisti di Torino) e i primi anni Sessanta (1960, mostra personale alla Galleria dell’Ariete di Milano, presentata in catalogo da Franco Russoli; 1961, vincitrice del Premio Lissone).