Domani ricorrerà il 63^ anniversario della morte del primo sindaco di Casalgrande dopo la Liberazione Umberto Farri, barbaramente trucidato nella sua abitazione appunto il 27 agosto 1946. L’amministrazione comunale lo ricorderà con la posa di un mazzo di garofani rossi sulla sua tomba nel cimitero di Casalgrande.
Nominato sindaco dal CNL, Umberto Farri si preoccupò innanzitutto (non senza difficoltà e con notevoli rischi) di epurare dall’apparato comunale i collusi con il regime fascista. Subito dopo si dedicò alla ricostruzione. Casalgrande non aveva fortunatamente subito le distruzioni come avvenuto in altri paesi. Ma la situazione era comunque molto grave. In un rapporto che inviò alla Prefettura di Reggio, il neo sindaco ricordava come nel Comune ci fossero oltre 45 famiglie di profughi; 87 famiglie (soprattutto concentrate a Veggia e S. Antonino) senza tetto; 15 famiglie di vedove e orfani; 151 i disoccupati; opere pubbliche distrutte (ad esempio il sottopassaggio di Veggia) che non potevano essere ripristinate con le povere risorse comunali. Un quadro difficile a cui Farri cominciò a porre mano con i primi atti della sua Giunta che istituì i Comitati per le riparazioni edilizie, per il ripristino della viabilità e per l’acquisto dei materiali necessari alle manutenzioni straordinarie. Un lavoro che purtroppo terminò improvvisamente e tragicamente pochi mesi dopo.