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Modena, Cave: le associazioni di settore replicano a Legambiente


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caveLa pianificazione delle attività estrattive della Provincia di Modena (Piae) prevede, nel prossimo decennio, l’escavazione di 23 milioni di metri cubi di ghiaia e non di 50 milioni, come indicato da Legambiente dell’Emilia-Romagna e dei circoli Legambiente di Modena e San Cesario sulla stampa locale nei giorni scorsi.

Di questi 23 milioni di metri cubi, il 25 per cento, pari a circa 6 milioni, potrà essere estratto solo a seguito di una verifica del concreto ed effettivo fabbisogno di inerti: il Piae impone che questo accertamento sia effettuato dall’amministrazione provinciale di Modena tra il terzo e il quinto anno di operatività del piano estrattivo. Un altro cospicuo quantitativo di ghiaia, pari a circa 3 milioni di metri cubi, sarà escavato solo dopo la realizzazione di interventi di qualificazione ambientale delle aree fluviali.

Quindi, i 50 milioni di metri cubi di ghiaia citati da Legambiente non trovano riscontro: il Piae provinciale parla di un’estrazione di 14 milioni di metri cubi, a cui se ne aggiungono, previa verifica dell’effettivo fabbisogno e della concreta possibilità di rinaturalizzazione del corso dei fiumi, altri 9 milioni.

 

In questo contesto, vale la pena ricordare che ghiaia e inerti non verranno utilizzati solo nel comparto edile, ma avranno un utilizzo importante anche nella realizzazione di opere infrastrutturali fondamentali che Modena e il resto del Paese attendono da decenni, quali la Cispadana, la bretella Campogalliano-Sassuolo, il centro intermodale di Marzaglia, la complanare Nuova Estense-casello di Modena sud, la terza corsia dell’Autobrennero, il raccordo A22-A1 e la quarta corsia sulla A1 dall’intersezione dell’Autobrennero fino a Piacenza.

Per quanto riguarda l’idea che Legambiente sembra far passare, ovvero che nella nostra realtà le autorizzazioni all’estrazione si riescano a ottenere con disarmante facilità, la risposta è nel rigore e nella severità dei controlli effettuati in provincia di Modena: è documentabile che il pacchetto di regole, messo a punto qui, non ha eguali nelle altre province dell’Emilia-Romagna e nel resto del Paese.

In merito, infine, al rapporto di Legambiente nazionale secondo cui «quello del cemento e degli inerti è uno dei settori preferiti dalle organizzazioni criminali», preme sottolineare che in provincia di Modena operano imprese nel campo dell’estrazione di inerti che sono attive da almeno quarant’anni; tra queste figurano importanti imprese cooperative, in grado di occupare centinaia di soci, e i tre grandi gruppi industriali produttori di cemento.

Le istituzioni cui spetta la programmazione e il controllo del territorio, da una parte, e la serietà degli imprenditori del settore estrattivo modenese, dall’altra, sono il più importante freno ai tentativi di infiltrazione criminale nella realtà locale. È superficiale applicare considerazioni di carattere nazionale, sicuramente attendibili, a una realtà come quella di Modena senza avere dei riscontri oggettivi precisi. L’Arpa e gli assessorati di Regione, Provincia e dei Comuni hanno tutti gli strumenti per tenere costantemente monitorate le aree di estrazione.