Home Antiquariato A ‘Unica’ oltre 20 espositori modenesi propongono tesori d’altri tempi

A ‘Unica’ oltre 20 espositori modenesi propongono tesori d’altri tempi


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Quasi 200 gallerie tra le più importanti d’Europa, un’area espositiva di 20.000 metri quadri, tre saloni che compongono l’esposizione in cui si alternano le proposte più prestigiose del mercato antiquario: Unica-fine art expo è aperta al pubblico fino a domenica 20 febbraio a ModenaFiere.

La manifestazione richiama ogni anno migliaia di appassionati e collezionisti a caccia di arredi, dipinti, tessuti, pezzi d’arte extraeuropea e antichità per esterni.

Novità dell’edizione 2011 di Unica, la venticinquesima, è la Wunderkammer, una mostra nella mostra che raccoglie le opere più preziose scoperte dai 200 antiquari italiani e stranieri presenti all’esposizione.

Ogni antiquario, nel corso della propria attività, ha fatto almeno un ritrovamento particolarmente degno di nota: questo capolavoro, ancora proprio o ceduto a un collezionista o a un museo, viene esposto all’interno del proprio stand e messo in risalto dall’allestimento e dalle luci.

Quest’anno sono oltre 20 gli antiquari da Modena e provincia, che espongono le più variegate tipologie di oggetti: dai quadri ai mobili, dal modernariato fino agli orologi e ai gioielli d’antan. Ecco alcune delle loro proposte più preziose.

Presso lo stand della “Galleria Antiquaria Cantore” è possibile ammirare due opere dei Sirani, padre e figlia: di Giovanni Andrea Sirani (Bologna 1610-1670) è in esposizione La romana carità, olio su tela molto ben conservato, nel quale si può riconoscere la perizia tecnica e la grande arte pittorica dell’artista barocco divenuto il più stimato allievo di Guido Reni. Della figlia, Elisabetta Sirani (Bologna 1628-1675), spicca invece la Santa Margherita. L’artista bolognese scomparsa a soli 27 anni, in un ambiente quasi totalmente appannaggio di artisti maschi, divenne nota per le sue rappresentazioni di motivi sacri (come in questo caso) e in particolare come pittrice di Madonne e temi allegorici, oltre che per i ritratti di eroine.

Sempre da Cantore è presentata all’interno della Wunderkammer anche un’altra opera molto importante, sia dal punto di vista artistico che storico: il raro ritratto di Cesare d’Este (Ferrara 1562-Modena 1628). Risalente ai primi anni del ‘600, è oggi tornato in una prestigiosa sede dell’antica capitale ducale – Palazzo Coccapani d’Aragona – dopo essere stato donato dal suo ultimo acquirente all’Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Modena. Il fortunato restauro a cui è stata sottoposta l’opera ha rimosso le ampie ridipinture ottocentesche, che avevano rivestito la finissima decorazione dell’armatura ducale, riportandola ora al suo antico splendore.

La Galleria “Giusti Antichità” espone poi un Mosè salvato dalle acque di Pietro Antonio Rotari, ritrattista, pittore e incisore veneto del ‘700. Questa rappresentazione dell’episodio biblico è per l’artista un raro esempio di opera dal tema religioso e di grandi dimensioni (210×150 cm), che affrontava solo in caso di prestigiose commissioni: Rotari imposta il dipinto con uno schema quasi teatrale e interpreta la rappresentazione in chiave moderna, inserendo elementi come il cane o rappresentando la figlia del faraone con un aspetto più umile rispetto a quanto erano abituati a fare gli artisti del passato nell’esecuzione dello stesso episodio.

Presso lo stand di Raffaele Verolino, specializzato in tappeti e arazzi d’antiquariato sono in mostra, tra gli altri, tre preziosi manufatti che offrono tutta la magnificenza estetica di vere opere d’arte. Questa forma di arte tessile si pone infatti a metà strada tra l’artigianato e la rappresentazione artistica: basati sul Sdisegno preparatorio, o cartone, magari di un pittore anche di una certa fama, venivano poi realizzati da tessitori, dalla cui grande abilità artigiana dipendeva l’esito del lavoro. Del 1920 è l’arazzo della manifattura romana Eruli che raffigura Giovani donne con costumi tradizionali, su disegno di Giulio Rosso. Mentre è datato tra il 1920 e il 1930 il pregiato tappeto della Maison Leleu: si tratta proprio dell’ epoca in cui il dipartimento di design d’interni parigino fondato da questa famiglia diventa noto a livello internazionale come sinonimo di Art Deco e come uno dei principali studi di arredamento francesi. Di ampie dimensioni e di forma quadrata è invece l’arazzo color pesca degli anni ’50 di Batistin Spade, autore di importanti lavori realizzati per una clientela internazionale sia privata che pubblica.

Unica, fino al 20 febbraio a ModenaFiere, è aperta al pubblico con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì dalle 15.00 alle 20.00, sabato e domenica dalle 10.30 alle 20.00.

Infoline: studio Lobo, tel. 0522/631042, info@studiolobo.it