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I Sindacati: a rischio i posti di lavoro e la qualità nei centri diurni per disabili dell’Unione Terre dei Castelli


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Già da molti mesi le organizzazioni sindacali FP/Cgil, Cisl/FP e Fiadel sono mobilitate per sensibilizzare amministrazioni locali ed opinione pubblica sul rischio della perdita di posti di lavoro e di qualità dei servizi sociali nel territorio dell’Unione Terre dei Castelli.

Il taglio dei finanziamenti agli Enti locali stabilito dalla manovra economica del Governo della scorsa estate – insieme alla nuova normativa regionale sull’accreditamento dei Servizi Socio Sanitari (Dgr 514/09) che fornisce alle amministrazioni la possibilità di diminuire gli standard vigenti di personale nei servizi sociali – sta creando un mix pericoloso per la tenuta dei nostri servizi.

Caso emblematico è la situazione dei tre centri socio-riabilitativi diurni per disabili presenti nel distretto di Vignola, “I Portici” di Vignola, “Le Querce” di Castelnuovo Rangone e “I Tigli” di Savignano sul Panaro, dove l’effetto si sta rivelando più grave delle previsioni, sia sul piano della qualità dell’offerta complessiva, sia su quello dei posti di lavoro.

Il quadro è in via di definizione, ma è realistico prevedere che possano perdere il posto di lavoro 5 o 6 educatori professionali dei 28 attualmente impiegati sui 3 centri, solo in parte sostituiti da operatori socio-sanitari (OSS), prevedendo quindi interventi in prevalenza di tipo assistenziale. Infatti la riduzione del personale è consentita tenendo conto del livello di non autosufficienza degli utenti, ma non della necessità sociali, educative e occupazionali che sono stati il vero fattore qualitativo dei servizi di questo territorio.

“Una scelta incomprensibile – dice Diego Bernardini Funzione Pubblica/Cgil Vignola – che cambia dopo decenni l’identità educativa-riabilitativa di questi servizi, con pesanti riduzioni del personale che interviene sulle persone disabili, e dirottandola verso interventi di tipo assistenziale, in nome di una sostenibilità economica che nei fatti si traduce in un risparmio di poche migliaia di euro all’anno (vista la minima differenza di costi tra un OSS e un educatore) a maggior ragione spalmato sui nove comuni del Distretto di Vignola”. “Inoltre le amministrazioni – prosegue il sindacalista della FP/Cgil – avranno già ampi margini di risparmio per la scelta infelice di aumentare il numero di utenti lasciando invariato il numero degli operatori, decisione che ovviamente avrà profonde ripercussioni sulle attività all’interno dei servizi”.

“E’ vero che le risorse a disposizione dei comuni sono ridotte anche per effetto della crisi economica, ma riteniamo che i soggetti più deboli come anziani e disabili debbano essere maggiormente tutelati” afferma Roberto Melotti della CISL Funzione Pubblica.

“Temiamo – prosegue il sindacalista della Cisl FP – che i tagli possano estendersi anche ai servizi per anziani. Riteniamo che l’esperienza vignolese non debba andare dispersa, anche a costo di intervenire sulla quota di compartecipazione a carico delle famiglie degli utenti quando esse abbiano sufficienti disponibilità economiche”.

L’adeguamento a standard più bassi è già in atto: negli ultimi mesi il centro “I Portici”, gestito dall’ASP Giorgio Gasparini, ha già perso 3 operatori. “La maggior parte delle attività hanno subito un forte ridimensionamento, mentre altre dovranno essere sospese nel prossimo periodo, – spiegano con amarezza i rappresentanti sindacali dell’ASP in servizio presso il centro – e dove prima riuscivamo a fare un’attività educativa che prevedeva lo sviluppo di autonomie e capacità personali, rispondendo adeguatamente ai bisogni specifici degli utenti disabili, ora siamo costretti a seguire contemporaneamente molti utenti, con una modalità che ha ben poco di educativo, ma che rischia di somigliare sempre di più a un vero e proprio badantato”.

“Le prospettive non cambiano neanche per gli altri due centri di Castelnuovo e Savignano gestiti dalla Cooperativa Gulliver – affermano i rappresentanti sindacali – quando, fra tre anni, l’accreditamento andrà a regime, potrebbero esserci fino a 6 educatori in meno, lavoratori che nella peggiore delle ipotesi rischiano di perdere il posto di lavoro. E qualcuno dovrà assumersene la responsabilità”.