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Dalla Cisl sì all’ipotesi di fusione dei Comuni dell’Unione Terre dei Castelli


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La Cisl provinciale dice sì alla proposta Pd di studiare, sull’esempio di quanto avvenuto recentemente in provincia di Bologna, l’ipotesi di una fusione tra i Comuni dell’Unione Terre dei Castelli.

«Ci sembra un’idea interessante per garantire il futuro dei nostri enti locali, soprattutto quelli più piccoli – dichiara il segretario provinciale della Cisl, William Ballotta – Nel quadro del riordino delle Province, riteniamo opportuno esplorare soluzioni come quella delle amministrazioni comunali della Valsamoggia, che hanno deciso di fondersi per costituire una nuova municipalità più competitiva capace di dare risposte ai bisogni delle loro comunità. In certi casi, infatti, le unioni dei Comuni non sono sufficienti; occorre spingersi oltre».

La proposta è giudicata con favore anche dalla Cisl-Funzione pubblica di Modena, che riflette da tempo su quale modello di Comune sia più adatto all’attuale situazione caratterizzata dalla costante diminuzione delle risorse. «Oltre all’Unione Terre dei Castelli, nel distretto di Vignola si stanno portando avanti da anni con successo esperienze come il Coiss (Consorzio intercomunale servizi sociali) e l’Asp (Azienda servizi alla persona) – ricorda Stefania Gasparini, segretario provinciale della Cisl Fp – Questi enti hanno creato anche tra i dipendenti pubblici un background culturale, un know how, un’abitudine a lavorare insieme andando oltre i municipi e campanili. Questo – continua Gasparini – ci fa ritenere che ormai i tempi siano maturi per compiere un ulteriore scatto in avanti sulla strada dell’innovazione amministrativa. La fusione tra Comuni medio-piccoli ci sembra più funzionale ed efficace di altre soluzioni, come le esternalizzazioni o le fondazioni a cui stanno ricorrendo alcuni Comuni. È evidente che per intraprendere una strada di questo tipo occorre avere coraggio, ma anche la consapevolezza che – conclude il segretario della Cisl-Fp – per gestire i cambiamenti e soddisfare le nuove richieste che provengono dai cittadini l’unica cosa che le amministrazioni pubbliche non possono fare è restare immobili e ancorate ai modelli del passato».