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Emergenza profughi, Severi (FI): “Serve piu’ trasparenza sull’accoglienza. Il comune non puo’ essere avulso dalle scelte e non sapere chi c’è sul proprio territorio”


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“Quanti sono i profughi o i richiedenti asilo presenti oggi a Sassuolo e quanti ne sono transitati fino ad ora? Quanti di questi, hanno visto riconosciuto lo status richiesto e quanti no? Dove sono quelli riconosciuti irregolari? Liberi di circolare sul territorio sotto diverse identità e con documenti falsi come troppo spesso la cronaca anche sassolese registra? Il nostro comune sarà interessato, e se sì come, dalla distribuzione degli oltre 500 richiedenti asilo in più previsti nel 2017 in provincia di Modena?

Purtroppo, il sistema che regola l’accoglienza dei profughi in provincia di Modena, gestito dalla Prefettura attraverso le cooperative che si aggiudicano gli appalti e che scelgono direttamente sulla base delle opportunità individuate sul territorio, esclude di fatto dalle scelte su dove e come dislocare i profughi, proprio i comuni interessati, spesso informati di scelte già compiute. Ciò rischia di creare squilibri, errori nella distribuzione, come recentemente è successo nel caso dei Gerani, e allarme sociale. Per non parlare dell’elemento legato alla trasparenza sul modo in cui a Sassuolo vengono spesi i soldi pubblici stanziati per l’accoglienza.

Da oltre un anno, visto il continuo aumento dei richiedenti asilo accolti sul territorio provinciale e sassolese, chiediamo trasparenza su chi sono, dove sono e quanti sono i soggetti accolti, compresi coloro che sono già usciti dal programma di accoglienza. Chiediamo che il Comune sia parte attiva nelle scelte sul se come e dove dislocare i richiedenti asilo e non soggetto passivo di fronte ad imposizioni. E di avere un quadro costantemente aggiornato sull’evoluzione della situazione a Sassuolo senza dovere ricorrere, di mese in mese, ad interrogazioni consiliari. Si tratta di dati e di informazioni che devono essere garantite in modo costante. Tutto ciò per assicurare maggiore sicurezza ai cittadini, compreso i soggetti che, riconosciuto lo status di profugo, hanno il diritto ad un percorso di integrazione che comprenda per esempio, la possibilità di mettersi al servizio della comunità che li accoglie attraverso lo svolgimento di lavori socialmente utili. Garanzie che possono esserci solo attraverso la massima trasparenza su tutti gli aspetti ed i passaggi dell’accoglienza, che in un fenomeno come questo è sinonimo di sicurezza e di controllo sociale”.