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Policlinico di Modena e Istituto Ortopedico Rizzoli insieme contro i tumori rari del basicranio


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Un intervento all’avanguardia di chirurgia della base del cranio è stato eseguito nei giorni scorsi al Policlinico di Modena dall’equipe di Otorinolaringoiatria dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena, diretta dal prof. Livio Presutti, e dall’equipe di Chirurgia Vertebrale Oncologica dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, diretta dal dottor Alessandro Gasbarrini. Con loro le equipe dell’Anestesia e Rianimazione 1 e 2 del Policlinico, dirette rispettivamente dalla dottoressa Elisabetta Bertellini e dal prof. Massimo Girardis, e quella infermieristica del Blocco operatorio del Policlinico. Il paziente, G.G., è un sessantatreenne di Genova, affetto da un cordoma della seconda terza vertebra cervicale.

L’intervento, effettuato presso il Policlinico di Modena, ha avuto una durata di circa di 4 ore. Il paziente dopo una degenza in terapia intensiva post operatoria per circa 24 ore è stato trasferito presso il reparto di Otorinolaringoiatria in ottime condizioni generali senza deficit neurologici. Ha ripreso un’alimentazione per le vie naturali dopo soli 3 giorni dall’intervento ed è stato dimesso dopo 7 giorni. La TAC di controllo post operatoria ha confermato un corretto posizionamento della protesi e nessun segno di complicanze.

“Il cordoma – ha spiegato il prof. Livio Presutti, Direttore della Struttura Complessa di otorinolaringoiatria dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena – è un raro tumore della famiglia dei sarcomi che origina dei residui embrionali della notocorda, struttura impari situata dorso-medialmente nell’embrione, di cui costituisce il primo scheletro assile. Questi tumori insorgono, tipicamente, nel sacro, nella base cranica, cioè ai due estremi della colonna vertebrale o a carico di una delle vertebre. I cordomi sono malattie molto rare, con poche decine di nuovi casi all’anno in Italia. L’età media è intorno ai 60 anni, costituiscono lo 0,2% dei tumori del sistema nervoso centrale e il 2-4% dei tumori ossei primitivi, con una prevalenza di 0,5 casi di tumore su un milione, colpiscono gli uomini due volte in più delle donne”. Questo tipo di neoplasia, di solito, presenta una crescita lenta e progressiva, che erode l’osso circostante. Data la sede di insorgenza, determina importantissimi deficit neurologici, spesso primo sintomo della neoplasia stessa. “Siamo riusciti a rimuovere completamente il tumore – aggiunge Presutti – e speriamo di aver scongiurato il rischio di recidive. Si tratta comunque di una patologia grave e, grazie a questo intervento, abbiamo assicurato al paziente una sopravvivenza e una qualità di vita che non sarebbe stata altrimenti possibile”. Esistono anche forme più aggressive di questa neoplasia che possono metastatizzare ai polmoni, scheletro e al fegato e che, quindi, risultano più difficili da operare.

Ad oggi, quando possibile, la chirurgia rimane il trattamento che garantisce le migliori possibilità di sopravvivenza, coadiuvata da alcune innovative forme di radioterapia con protoni o ioni di carbonio, disponibili solo in pochissimi centri al mondo, di cui uno presso lo CNAO di Pavia.

“Il paziente – ha aggiunto il dottor Alessandro Gasbarrini, Direttore f.f. della Struttura Complessa di Chirurgia Vertebrale Oncologica dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna – si è rivolto al nostro Istituto dopo aver eseguito un pregresso trattamento chirurgico e radiante, con ioni di carbonio, che non ha eliminato del tutto il tumore. Dopo aver eseguito una rivalutazione radiologica accurata abbiamo proposto al paziente un intervento chirurgico di resezione completa del cordoma residuo e ricostruzione del difetto vertebrale con una protesi in titanio realizzata con stampa 3D da eseguire in collaborazione con l’equipe del Policlinico di Modena. Al Rizzoli siamo stati i primi a livello mondiale, nel 2015, a impiantare protesi vertebrali toraco-lombari personalizzate di questo tipo, grazie alla stampa 3D che consente una sostituzione perfetta della perdita ossea”.

L’intervento: una protesi realizzata con stampante 3D ed endoscopia midollare

La protesi impiantata nel paziente è stata realizzata con un progetto 3D “ritagliato” sul paziente partendo dalla TAC pre-operatoria effettuata al Policlinico. Dalla collaborazione tra chirurghi, che indicano i limiti della resezione, ed i bioingegneri, si è partiti con la progettazione della protesi stessa. Il progetto viene poi successivamente rivalutato collegialmente per apportare le modifiche necessarie. Il modello definitivo viene poi realizzato con una stampante 3D che utilizza una polvere di titanio (Ti6Al4V) che viene depositata a strati successivi fino a realizzare l’oggetto completo. Questa tecnica è detta additiva e, contrariamente alle tecniche tradizionali che realizzano la struttura rimuovendo la componente in eccesso da un blocchetto di materiale unico, permette di ricreare fini dettagli della trabecolatura ossea interna. Questa caratteristica permette al materiale di agire come “impalcatura” per la rigenerazione ossea, cioè favorisce l’osteointegrazione del materiale, oltre che di disporre di una protesi, prodotta in Spagna, delle dimensioni perfette per colmare il gap osseo della resezione. “L’approccio chirurgico per questo tipo di intervento necessita di un accesso cervicale anteriore – aggiunge il prof. Presutti – il distretto cervicale è probabilmente uno dei più complessi dell’intero corpo umano, per la quantità di strutture vitali all’interno di esso”.

La collaborazione sull’asse Modena – Bologna

L’intervento è frutto dell’alleanza fra la Struttura Complessa di Otorinolaringoiatria Policlinico di Modena, e la Struttura Complessa di Chirurgia Vertebrale Oncologica dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna. “Da oltre vent’anni si è creata una stretta collaborazione multidisciplinare tra la Clinica Otorinolaringoiatrica del Policlinico di Modena e l’Istituto Rizzoli di Bologna – conclude il dottor Gasbarrini – per realizzare accessi chirurgici al rachide cervicale in grado da un lato di affrontare patologie molto complesse e dall’altro di ridurre al minino i rischi e le possibili complicanze. In questo caso si è adottata una tecnica chirurgica combinata per via cervicotomica con l’utilizzo della endoscopia per il tempo della rimozione del tumore”.

Tale collaborazione, oltre alla realizzazione di diverse centinaia di interventi di alta complessità, ha portato alla pubblicazione, nel 2017, del libro “ATLAS OF CRANIOCERVICAL JUNCTION SPINE AND CERVICAL SPINE SURGERY” in lingua inglese, con la casa editrice SPRINGER. Questi interventi vengono realizzati sia a Modena che a Bologna, rappresentano quanto di più avanzato esista al mondo sul trattamento delle lesioni del rachide cervicale e hanno contribuito alla costruzione di un centro di riferimento internazionale con alto indice di attrazione per pazienti provenienti sia da altre regioni d’Italia che dall’estero