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Reggio Emilia: pedofilo seriale condannato a 10 anni di reclusione


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E’ stato condannato a 10 anni di reclusione il cittadino brasiliano 40enne arrestato nel dicembre dell’anno scorso per una serie innumerevole di reiterati e gravissimi episodi di adolescenza violata, portati alla luce dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Reggio Emilia. La fortissima evidenza probatoria aveva visto la Procura di Bologna richiedere il giudizio immediato. Dal canto suo l’indagato consapevole del materiale raccolto dai carabinieri a suo carico ha chiesto il giudizio abbreviato, che gli ha consentito di beneficiare di uno sconto pari a 1/3 della pena.

L’odierna udienza ha visto il GUP del Tribunale di Bologna condannare il 40enne a 10 anni di reclusione e 120.000 euro di multa oltre al pagamento di una provvisionale di 50.000 euro a favore del comune di Reggio Emilia parte civile e difeso dall’avvocato Marco Scarpati. Una storia di depravazione quella in cui si imbatterono i carabinieri, che per numeri e modalità non ha eguali in Italia. Teatro degli abusi la città del tricolore, dove il 40enne brasiliano, che peraltro senza vergogna aveva richiesto di ottenere lo status di rifugiato politico poiché a suo dire discriminato sessualmente nel paese di origine, ha fissato la propria dimora e soddisfatto, per circa 10 anni, i suoi deviati appetiti sessuali.

L’inchiesta denominata Lost Innocence (innocenza perduta) ha visto i carabinieri del nucleo investigativo di Reggio Emilia, coordinati dal sostituto Procuratore Dott. Roberto Ceroni della Procura di Bologna, accertare come in dieci anni l’uomo fosse riuscito a crearsi una sorta di alter ego femminile, “pubblicizzandolo” tra gli adolescenti come una propria cugina particolarmente disinibita. Vestito da donna e truccato, dalla finestra della propria abitazione gettava banconote ai minori in uscita da scuola (alcuni di soli 13 anni), inducendoli a salire in casa e a consumare rapporti sessuali con quella che le giovani vittime pensavano essere la “donna dei propri sogni”. Adescamenti che vedevano “l’orco in gonnella” retribuire i ragazzini con continue somme di denaro tanto più elevate quando risultava necessario per superare le resistenze dei più sospettosi. Le giovani vittime venivano poi convinte, sempre in cambio di soldi, a reclutare nuovi amici, per quella che pensavano essere una donna.

E’ così che, con le varie identità di volta in volta assunte dall’inesistente cugina con i tacchi a spillo, il 40enne straniero ha fatto cadere nella propria rete decine e decine di minorenni che, in alcuni casi, “marinavano” addirittura la scuola per ricevere le prestazioni sessuali della “ragazza” all’interno dell’abitazione di quest’ultima, dove visionavano anche film pornografici di ogni tipo. Un vastissimo giro di minori adescati tanto che, come accertato dai carabinieri, a volte si radunavano in fila sotto l’abitazione dell’orco in attesa del proprio turno che, spesso, veniva modificato dai gusti del pedofilo che osservava dalla finestra i giovani in attesa.

Centinaia e centinaia sarebbero i rapporti sessuali intrattenuti dall’indagato nel corso degli anni, con intere compagnie di minorenni, sostituiti da altri più giovani man mano che i segni dello sviluppo si rendevano evidenti. Come se non bastasse, l’uomo filmava di nascosto alcuni degli incontri e in altri casi acquistava dai ragazzini foto e video pedopornografici, che si faceva spedire tramite Whatsapp e Facebook (in alcuni casi a sua volta ha postato in rete questo tipo di immagini). Ovviamente anche Facebook era diventato terreno di caccia, il quarantenne sudamericano utilizzava falsi profili femminili, per corrompere ulteriori minorenni sempre scelti dopo un’accurata selezione fisica.

Numerosi sono i luoghi frequentati dal 40enne nella propria “versione maschile”: parchi pubblici cittadini ed aree sportive parrocchiali della provincia, in cui si inseriva nelle compagnie di ragazzini, dopo aver selezionato il minorenne di suo gradimento, pubblicizzava la disinvoltura sessuale e le disponibilità economiche dell’inesistente cugina, salvo correre poi subito a casa e, dopo averne assunto abilmente le sembianze, aprire la porta al minorenne.

La giustizia anche grazie alle efficienti indagini del nucleo investigativo dei carabinieri di Reggio Emilia è riuscita in pochi mesi a valutare oltre 10 anni di attività criminose, infliggendo a distanza di pochissimo tempo l’una dall’altra quasi trent’anni di reclusione all’uomo che nell’ombra ha stravolto le vite di cosi tanti innocenti minorenni. Ai dieci anni oggi inflitti vanno difatti ad aggiungersi i 17 per i quali era già stato condannato dal tribunale di Reggio Emilia per aver tentato di uccidere con un coltello una donna di 52 anni, la cui unica colpa fu quella di difendere il figlio dalle attenzioni morbose del brasiliano.