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Reggio Emilia: dalle aggressione ai furti, sempre numerosi gli interventi della Polizia di Stato


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Ieri mattina alle 7 la Polizia è intervenuta via Ariosto in ausilio a personale del 118 che stava soccorrendo una donna colpita al volto con uno spray al peperoncino di libera vendita. La donna risultava essere una italiana di 38 anni, la quale, al culmine di un’accesa discussione con il proprio compagno, un reggiano di 40 anni, era stata irrorata dal medesimo con spray al peperoncino, dopo che questa aveva lanciato alcuni suoi vestiti fuori dalla finestra. La donna veniva trasportata presso il locale ospedale per le cure del caso, mentre l’uomo veniva denunciato all’Autorità Giudiziaria per il reato di lesioni aggravate.

Poco dopo le 21 intervento in via Anna Frank per sopralluogo di furto in abitazione. Gli operanti, unitamente alla richiedente, accertavano che ignoti tra le ore 18,30 e le ore 20,30 avevano approfittato dell’assenza della donna ed avevano forzato la porta finestra del salone al secondo piano, riuscendo così ad entrare nell’appartamento. Da un controllo sommario, la vittima riferiva che non sembrava essere stato asportato alcunché.

Poco prima di mezzanotte veniva segnalato da più persone sul numero di emergenza 113 la presenza in via Tenni, presso i parcheggi di un supermercato, di un soggetto in escandescenza armato di bastone che colpiva le auto e minacciava i passanti. Sul posto giungevano due pattuglie della Squadra Volante, che rintracciavano un soggetto, ancora armato del bastone e caratterizzato da uno stato psicofisico alterato, dovuto probabilmente all’abuso di sostanze alcoliche. L’uomo veniva identificato per un cittadino italiano di 48 anni, il quale alternava ragionamenti sensati e logici ad altri in cui farneticava e sproloquiava. Improvvisamente e senza alcun motivo, il soggetto si rivolgeva contro gli agenti sfidandoli a picchiarsi e correndo verso di loro. Gli agenti per tutta risposta riuscivano prontamente a immobilizzarlo e, una volta giunto in ospedale tramite un’ambulanza del 118, veniva riportato progressivamente alla calma. Per il porto del bastone, e l’uso che ne aveva fatto, l’uomo veniva deferito all’Autorità Giudiziaria per il reato di porto di armi od oggetti atti a offendere.

Poco dopo la mezzanotte, invece, la Polizia interveniva in via Medaglie d’Oro della Resistenza, nei pressi del centro sociale, in seguito alla segnalazione da parte del gestore di una persona anziana aggredita da due giovani malviventi probabilmente di origine magrebina, che tentavano di rapinarlo del borsello. La vittima, un anziano di 83 anni, riferiva che dopo essere appena entrato nella propria autovettura veniva raggiunto da due individui che gli gettavano sul viso un liquido appiccicoso, impedendogli così temporaneamente la vista, e che gli intimavano di dare loro i soldi. I malviventi cominciavano così a rovistare nel borsello dell’anziano, il quale cominciava a divincolarsi. I rei riuscivano a prelevare solo un mazzo di chiavi, abbandonate poco più avanti, prima di fuggire repentinamente.

Nella giornata di ieri, Personale della Polizia di Stato denunciava un cittadino straniero per il reato previsto e punito dall’art. 5 comma 8 bis d.lgs. 286/98 per aver utilizzato, allo scopo di ottenere il rilascio del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, una certificazione unica 2017 relativa ai redditi percepiti come lavoratore dipendente nell’anno 2016, falsa. In particolare, il cittadino straniero, al fine di ottenere il permesso di lungo periodo, effettuava istanza tramite kit postale, all’interno del quale inseriva anche un cud ove era indicato come reddito percepito un valore nettamente superiore a quello richiesto dalla normativa per il rilascio del permesso di soggiorno Ce per soggiornanti di lungo periodo, ovvero 5.824 euro. Gli agenti dell’Ufficio Immigrazione, però, grazie ad un non comune fiuto investigativo e a competenze e professionalità senza eguali, sviluppavano la posizione del cittadino straniero e, tramite anche un controllo incrociato con altri enti quali INPS e Agenzia delle Entrate, scoprivano che in realtà il reddito effettivamente percepito non era quello da lui indicato ed era anzi insufficiente per ottenere il titolo suddetto. Giungevano quindi alla conclusione che la certificazione unica presentata in sede di istanza era un documento falso.