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Economia circolare: slogan o necessità? Convegno in Lapam mercoledì 17 aprile


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Mercoledì 17 aprile, dalle 18,30 presso la sede centrale Lapam, in via Emilia Ovest 755, a Modena propone un appuntamento su di una tematica di grande attualità, quello della cosiddetta economia circolare. ‘Economia Circolare. slogan o necessità’ è infatti il titolo scelto per questa serata di approfondimento dedicata sia alle piccole imprese che a chiunque fosse interessato.

La ‘lezione’ di economia circolare sarà curata da Nadia Lambiase, ricercatrice dell’università di Torino e da Daniele Gizzi, responsabile per l’economia Circolare di Confartigianato Imprese. Inoltre alcune piccole imprese parleranno del cambiamento del loro modello aziendale, proprio in virtù dell’assunzione di buone prassi circolari. Al convegno interverranno il Segretario generale Lapam Confartigianato, Carlo Alberto Rossi che introdurrà i lavori e il Presidente generale Lapam, Gilberto Luppi, che stilerà le conclusioni.

Tutto questo per capire se e come si possa essere pronti al cambiamento in un economia, quella circolare, che genera valore dallo scarto, costruisce e progetta per la durata e predilige materiali ed energie naturali. Un modello che, dunque, è particolarmente interessante proprio per le imprese di piccole o medie dimensioni.

“L’economia circolare – spiega Nadia Lambiase, che sarà protagonista dell’evento Lapam – è pensata a progettata per generarsi da sola, è un modello in contrapposizione con quello lineare. L’umanità è abituata a prendere le risorse naturali e a trasformarla in prodotti, mentre l’economia circolare chiude il cerchio secondo quattro principi base: generare valore dallo scarto, costruire e progettare per la durata, prediligere come materiali ed energia naturali o la cosiddetta materia prima seconda (ovvero riciclata o rigenerata), prediligere la categoria dell’uso a quella del possesso, ad esempio l’automobile: secondo l’Ellen McCarty Foundation in Europa un auto sta ferma il 92% del suo tempo: occorre dunque immaginare nuovi modelli che prevedano la possibilità di condividere i beni. Questo non farà perdere occupazione: lo stesso studio ci dice che in realtà aumenteranno sia il Pil che i posti di lavoro. Alcuni mestieri vanno totalmente ripensati, penso alla rigenerazione e alla riparazione, altri verranno inventati (ad esempio per ‘pensare’ i beni come servizi), mentre aumenteranno di molto quelli legati alle manutenzioni. Inoltre c’è il tema del riciclo fatto in maniera adeguato e corretto per creare la ‘materia prima seconda’ (dalla plastica alla carta, dall’alluminio al vetro solo per citarne alcune). Poi c’è la prima categoria di lavoro che aumenterà, quella legata all’innovazione e a ricerca e sviluppo. Come creare da un carciofo la bio plastica? In questi ambiti ci sono spazi enormi ad alto valore aggiunto. Così come nella tecnologia della condivisione, attraverso il digitale. Questa trasformazione del lavoro farà crescere Pil e occupazione. E le piccole imprese, con questo nuovo approccio, hanno opportunità importante. La filiera corta di territorio, infatti, acquisterà uno spazio sempre maggiore”.