Home Bologna Diaco (Acli Bologna): “Primo Maggio festa importante per le Acli, ma Governo...

Diaco (Acli Bologna): “Primo Maggio festa importante per le Acli, ma Governo non faccia false promesse”


# ora in onda #
...............




«La Festa di San Giuseppe Artigiano fu istituita proprio per le Acli da Papa Papa Pio XII nel 1955, per gli aclisti è una ricorrenza molto sentita» così Filippo Diaco, Presidente delle Acli, risponde alle discussioni in corso sulla Festa dei Lavoratori. «Il mondo del lavoro appare sempre più caratterizzato dalla disintermediazione e ciò inficia il ruolo dei “corpi intermedi” e della rappresentanza, sia essa partitica, associativa, sindacale. Ma è proprio nel momento della crisi che diventa necessario riaffermare il ruolo di un’Associazione come le Acli nell’affrontare i temi della giustizia sociale, dei diritti di cittadinanza, l’attenzione per le sorti del nostro Paese» dice il Presidente. «Non c’è giustizia sociale dove è povero anche chi lavora e quello dei working poors è un tema che ci interpella fortemente. Non c’è giustizia sociale in un Paese in cui, non lavorando, si può avere lo stesso reddito di chi lavora» prosegue. E non manca il riferimento a misure come il “Reddito di Cittadinanza” e “Quota 100”: «Al Caf e al Patronato Acli stiamo facendo entrambe le pratiche: più di 900 nel primo caso, circa 250 nel secondo» dice Diaco. «Quello che posso dire è che “Quota 100” può essere utile per chi ha avuto una carriera lineare, per chi ha sempre lavorato: non a caso, più del 50% delle domande che abbiamo presentato sono state per dipendenti pubblici. La misura, però» prosegue Diaco «non tiene conto di chi ha avuto intoppi nella carriera lavorativa, periodi di disoccupazione, lavori precari, mentre questa è la realtà di tanti, oggi». Quanto al Reddito di Cittadinanza, «temo che il Governo abbia un po’ confuso i piani: le politiche del lavoro e le politiche sociali non possono essere sovrapposte». Infatti, «la platea di persone che hanno presentato la domanda presso i nostri uffici presentano problematiche complesse, non solo di tipo economico, ma anche sociale, sanitario: non può essere il Centro per l’impiego a risolvere i loro problemi. Senza un ampliamento dell’organico dei servizi sociali non si potrà pianificare per loro un percorso su misura. Si rischia che il “Reddito di Cittadinanza” sia solo una misura di sostegno al reddito che si sovrappone ad altre: senza un percorso personalizzato, che lavori sull’empowerment del singolo, non porterà ad alcun risultato» conclude Diaco.