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Dal 6 settembre a Bologna torna il Sana, la manifestazione dedicata al biologico e al naturale


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Non si ferma la corsa del biologico in Emilia-Romagna. E il Sana, il salone del biologico e del naturale che aprirà i battenti dal 6 al 9 settembre nei padiglioni del Fiera di Bologna, diventa un’ottima occasione per parlarne.

In Emilia-Romagna sono sempre più le imprese che dicono no all’uso di prodotti chimici, per diffondere un’agricoltura sempre più sostenibile: a fine 2018 le coltivazioni bio hanno sfiorato i 156.000 ettari, che corrispondono al 15% dell’intera superfice agricola utilizzata (Sau) nel territorio, con oltre 5.067 imprese agricole, 2000 in più nell’arco di 5 anni, che salgono a 6284 se si aggiungono quelle di trasformazione e commercializzazione.

Rispetto al 2014 le superfici coltivate a bio sono cresciute del 75% (67mila ettari) mentre le aziende del settore hanno visto un aumento del 69%.

Risultati e tendenze di crescita costantemente incoraggiate dalla Regione, che premia economicamente l’introduzione e del mantenimento delle superficie destinate all’agricoltura biologica.  Solo nel 2018, con l’ultimo bando della Programmazione 2014-2020, sono stati assegnati contributi pari a 28 milioni di euro, mentre da inizio legislatura i contributi ammontano a 135 milioni. A questi si aggiungono gli incentivi alla formazione, all’inserimento dei giovani che vogliono impegnarsi nell’agricoltura, ai tanti progetti di innovazione ed agli investimenti per l’ammodernamento strutturale delle aziende. Questi interventi, che garantiscono una priorità in graduatoria, complessivamente, mettono a disposizione degli operatori del settore risorse superiori a quelle destinate dal Psr alle aziende biologiche con la Misura11.

E come ogni anno la Regione Emilia-Romagna, per presentare la propria attività in questo campo, partecipa al Sana con un proprio stand (A5, padiglione 30).
“Incrementare l’agricoltura biologica è fondamentale per andare incontro ai consumatori europei che chiedono cibo sempre più sicuro, pulito, tracciato e salutare- ha sottolineato l’assessore regionale, Simona Caselli-. In Emilia-Romagna in questi anni abbiamo puntato molto sul biologico facendo un salto di qualità grazie al raddoppio degli ettari destinati alle coltivazioni. Abbiamo aperto la strada ad una agricoltura a bassissimo impatto ambientale e continueremo ad andare in questa direzione. L’agricoltura biologica, infatti, dà un contributo importante e necessario al contrasto del cambiamento climatico perché migliora la qualità dei suoli, la sostanza organica e l’assorbimento di carbonio. In futuro – conclude l’assessore – continueremo a garantire ad operatori ed imprese risorse ed investimenti accanto ad un costante impegno, in Europa e in Italia, per tutelare gli interessi degli imprenditori agricoli e migliorare il funzionamento della macchina amministrativa per agevolare la crescita della produzione agricola biologica e renderla sempre più competitiva”.

Ad aprire la manifestazione, venerdì 6 settembre alle ore 11.00, il convegno “Dalla rivoluzione verde alla rivoluzione bio. Il biologico tra presente e futuro dal presente” un confronto tra istituzioni, operatori ed esperti a cui parteciperà anche l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli.  Il calendario completo del appuntamenti della Regione Emilia-Romagna sul portale regionale Agricoltura e pesca.

L’agricoltura biologica dell’Emilia-Romagna in cifre

Le imprese biologiche attive in regione al 31 dicembre 2018 sono 6284 (+9,1% rispetto all’anno precedente, quando erano 5.555), di queste 5067 sono imprese agricole e 1217 preparatori. Questi dati collocano l’Emilia-Romagna al primo posto tra le Regioni del Nord e quinta in Italia, mentre è prima rispetto al numero di aziende di trasformazione.
Le aziende agricole biologiche sono equamente distribuite sul territorio regionale con una preferenza nella zona collinare. La dimensione media dell’azienda biologica è in costante aumento: nel 2018 è arrivata a 30,78 ha.
Se si guarda alle province quella con il numero maggiore di operatori si conferma Parma (1.086), seguita nell’ordine da Forlì-Cesena (917), Bologna (872), Modena (795) e Piacenza (701). Completano il quadro Reggio Emilia (674), Ferrara (504), Ravenna (404) e Rimini (331).
Venendo alle colture praticate la parte preponderante delle superfici coltivate a bio è destinata ai seminativi (82%). Seguono prati e pascoli (15%), poi la vite (3%) e infine la frutta (2%). Non sono quindi ancora molto praticate le colture di frutta fresca e quella in guscio.
Per quanto riguarda il settore zootecnico Le imprese agricole biologiche dedite anche all’allevamento di almeno una specie animale con il metodo biologico sono 841 (erano 797 nel 2017, +5,5%), il primato va alla provincia di Forlì-Cesena con 178 aziende.
L’allevamento più importante è quello del bovino da carne (381 allevamenti) e del bovino da latte (158 allevamenti). Molto importante anche quello apistico con 124 imprese professionali e 28 amatoriali. In ripresa l’acquacoltura biologica con 21 imprese dedite alla acquacoltura animale (erano 12 nel 2017) e una di produzione di alghe. Solido l’allevamento avicolo bio regionale con 23 imprese produttrici di uova, in lieve aumento anche gli allevamenti di polli e tacchini.
Complessivamente l’andamento del numero dei produttori biologici è in crescita da un decennio con incremento molto evidente negli ultimi 3 anni. La crescita è immediatamente riconducibile al sostegno previsto dalla misura 11 del Piano di Sviluppo Rurale 2014-2020. Con il bando 2016 e il bando 2018 e con i residui trascinamenti delle domande della programmazione precedente, sono finanziate tutte le superfici per le quali sono state presentate domande ammissibili, cioè l’81% (circa 126.522 ha sul totale di oltre 155.942 ha biologici presenti in regione) e l’82% delle imprese agricole biologiche regionali.