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Beni per un valore di oltre 9 milioni di euro sequestrati dai carabinieri nell’ambito dell’operazione “Grimilde”


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Nella giornata di ieri, nell’ambito dell’operazione “Grimilde”, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Bologna, dottoressa Beatrice Ronchi, il Raggruppamento Operativo Speciale ed il Comando Provinciale Carabinieri di Modena hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro d’urgenza di beni per un valore di oltre 9 milioni di euro in danno dei fratelli A.M. e C.M., il primo dei quali già condannato in I° grado nell’ambito del processo “Aemilia” per associazione di tipo mafioso, truffa ed estorsione, tutti reati aggravati dall’art. 416 bis.1 c.p., in quanto appartenente al sodalizio ‘ndranghetistico emiliano, storicamente legato alla cosca Grande Aracri di Cutro (KR).

L’esecuzione ha interessato le province di Reggio Emilia, Parma, Mantova e Crotone, ed ha comportato il sequestro di:

  • 5 aziende operanti nel settore degli autotrasporti ed immobiliare, per un fatturato relativo all’anno 2017 di circa 3 milioni e mezzo di euro, ed un patrimonio netto complessivo di € 1.063.999,00;
  • 12 immobili (tra cui 2 capannoni industriali sede delle aziende di autotrasporti, 3 abitazioni e 2 ettari e mezzo di terreno), acquistati ad un prezzo complessivo di 3 milioni euro;
  • 92 veicoli, tra cui 28 trattori stradali, 43 semirimorchi, 5 autobus, 4 furgoni, 2 autocarri, 10 autovetture tra cui una Maserati e due Volkswagen ed 1 motociclo acquistati ad un prezzo complessivo di oltre 1 milione e mezzo di euro;
  • 9 rapporti bancari con saldi positivi per circa 100.000,00. 3.

Le indagini – che nell’ambito delle operazioni Aemilia e Grimilde, già avevano dato origine a interventi repressivi di notevole portata nei confronti della consorteria di ‘ndrangheta emiliana, sfociati prima nelle due storiche sentenze AEMILIA pronunciate il 31 ottobre 2018 e quindi negli arresti dell’Operazione GRIMILDE sul territorio di Brescello (RE) del giugno scorso con l’arresto, tra l’altro, di A.M. cl. 1971 per fittizia intestazione di quote societarie – hanno ulteriormente confermato l’ingerenza della cosca operante in Emilia nella gestione e controllo di attività imprenditoriali, formalmente intestate a prestanome, nonché l’accumulo illecito di significativi patrimoni personali.

Dall’esito delle indagini patrimoniali svolte nei confronti degli interessati, corroborate dalle risultanze emerse a seguito dei precedenti interventi, sono state trovate conferme in ordine alla gestione occulta di imprese operanti su tutto il territorio nazionale. In particolare, attraverso l’analisi degli oltre 700 rapporti bancari, si è evidenziata la riconducibilità agli indagati di ogni processo decisionale interno alle aziende, per cui qualsiasi “ordine” relativo alle operazioni aziendali veniva vagliato e gestito dai reali dominus, dietro lo schermo di compiacenti prestanome.

Dopo appena 2 mesi dall’interdittiva antimafia che li aveva colpiti nel 2013, i fratelli A.M. e C.M. hanno costituito ed avviato una nuova società di trasporti e viaggi turistici, intestandone le quote al prestanome S.N.P., ingegnere di origini crotonesi. Grazie agli accertamenti bancari è stato possibile accertare che S.N.P. ha costituito la società con provvista messa a sua disposizione dalle società dei due fratelli, facendola transitare sui conti di una società “cartiera”.

Da ultimo, l’indagine economico-finanziaria ha confermato i legami tra i fratelli A.M. & C.M. e gli altri imprenditori già condannati per aver fatto parte del sodalizio ‘ndranghetistico emiliano.