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Elezioni Regionali: Legambiente propone 6 punti per una svolta verde che tuteli ambiente, incolumità dei cittadini e lavoro


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Legambiente chiede alle forze politiche in lizza per le elezioni regionali un impegno su 6 punti cruciali per una svolta verde, una svolta necessaria per garantire il futuro delle comunità ancora prima che per l’ambiente.  La maggiore attenzione delle proposte dell’associazione è rivolta al clima e al lavoro, con richieste che toccano le scelte infrastrutturali e di investimento e che chiedono soprattutto lo sforzo di costruire un futuro differente. Una capacità che l’Emilia-Romagna ha già avuto nei decenni del dopoguerra, proponendo modelli sociali ed economici all’avanguardia nel paese e nel mondo.

Le proposte dell’associazione tengono assieme tanto il principio di tutela dell’ambiente,  dell’incolumità e salute dell’uomo, quanto l’obiettivo di mantenere i livelli attuali di occupazione.

 

L’elenco, in sintesi, delle richieste è il seguente:

1- Mobilità e trasporti – Priorità di investimento al trasporto pubblico e sostenibile e disinvestimento dei progetti di realizzazione e allargamento di  arterie autostradali, ad eccezione degli interventi di adattamento e completamento di viabilità locale. La Regione dovrà impegnarsi per sbloccare prioritariamente le risorse a favore dei progetti di Trasporto Pubblico. L’attenzione è rivolta in particolare su tre assi portanti del sistema trasportistico regionale: la veloce attuazione delle progettualità previste nel nodo di Bologna (SFM, TRAM ecc.), il potenziamento della ferrovia Parma-La Spezia con il completamento dell’asse ferroviario Tirreno-Brennero, la definizione di un corridoio di trasporto rapido e di massa lungo la costa.

 

2 – Territorio – Attuazione di un piano straordinario di manutenzione, difesa e adattamento degli insediamenti esistenti. Il primo passo previsto è la ricognizione della fragilità climatica delle infrastrutture esistenti (ponti, strade, reti di servizi) e degli insediamenti pubblici e privati, con una definizione delle priorità di investimento. Interventi prioritari in una regione che già oggi è quella a maggiore rischio idrogeologico in Italia (dati ISPRA).

 

3 – Investimenti sostenibili  – Sottoporre tutti gli incentivi e investimenti concessi dalla Regione ad una valutazione di tipo ambientale sugli effetti climatici degli stessi per valutare quelli positivi, negativi o neutri.

 

4 – Attività di produzione energetiche – Rispetto alla promozione delle fonti rinnovabili è necessario un piano specifico di promozione che indichi le opportunità e le condizioni in cui risulta ottimale l’installazione. Rispetto alle attività connesse al settore delle energie fossili (il cosiddetto oil and gas regionale) serve un tavolo di riorientamento “verde” assieme a Governo, operatori economici e sindacati, con l’obiettivo  di riconvertire le aziende e garantire i posti di lavoro in vista dell’abbandono definitivo delle attività estrattive.

5 – Politiche di risparmio energetico – Avvio di una strategia specifica della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio privato, utile al clima, alle bollette delle famiglie e per rilanciare la media impresa;  tra le azioni prioritarie, la definizione di un sistema di finanziamento per servizi di consulenza e facilitazione a livello condominiale e definizione di strumenti di accesso al credito per fasce deboli.  L’associazione propone anche la costituzione di un’Agenzia o di un centro di coordinamento regionale per la Transizione Energetica. In questo percorso tutte le aziende pubbliche o a controllo pubblico del territorio regionale (comprese le multiutility) dovranno diventare operatori protagonisti della transizione energetica.

 

6 – Agricoltura – Implementare la diffusione delle tecniche innovative di risparmio idrico e indirizzare il PSR verso il disincentivo alle produzioni idroesigenti non tradizionali o ad operazioni agronomiche ad alto investimento energetico rispetto a soluzioni più efficienti. Dal punto di vista energetico, il settore agricolo dovrebbe ricercare il raggiungimento dell’autosufficienza, con l’integrazione delle FER nelle imprese agricole e la produzione di biometano per il recupero dei sottoprodotti dell’industria agroalimentare. Proseguire il trend in corso per la diffusione del biologico in regione.

Legambiente sottolinea inoltre che sarebbero tanti i campi che comporrebbero un programma ambientale articolato: dal potenziamento dell’economia circolare, alla necessità di dotare le aree protette di vertici di levatura adeguata; da una riconsiderazione degli allevamenti intensivi,  all’urbanistica a salvaguardia del suolo o alle strategie per le comunità delle aree appenniniche.

Tuttavia l’urgenza dei Cambiamenti Climatici – circa 11 anni secondo le analisi dell’IPCC per evitare che il disastro sia irreversibile – impone a tutti (cittadini, istituzioni, mondo economico) di attuare subito scelte coerenti con questa battaglia. L’unione Europea sta per guidare questa sfida puntando ad arrivare a emissioni zero in 30 anni. Serve dunque lavorare ad una vera rivoluzione energetica e anche le amministrazioni regionali e locali possono  fare molto.

«Per fermare il cambiamento climatico c’è il tempo di due mandati politici e gli eletti non possono più guardare altrove – evidenzia  Lorenzo Frattini, Presidente di Legambiente Emilia-Romagna  – In una campagna elettorale dove si è parlato molto di nomi e alleanze, ma si è entrati poco finora sulle scelte strategiche da attuare sul modello ecologico, occorre dare risposte anche alla sfida epocale dell’Emergenza Climatica e alle richieste delle piazze dei Fridays for Future», continua.

 

«Anche a livello economico un territorio che non anticipa i rischi del clima, sarà sempre meno competitivo», conclude Frattini.

 

Legambiente  ha inviato le proposte a tutte le forze politiche, invitandole a comunicare le proprie intenzioni, o a confrontarsi pubblicamente con l’associazione.