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Valorizzare le chiese modenesi, patrimonio storico, culturale e artistico identitario per i cittadini


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Valorizzare le chiese modenesi come patrimonio storico, culturale e artistico dal forte valore simbolico e identitario per i cittadini, ma anche con grandi potenzialità turistiche, per rilanciare un percorso di riscoperta una volta che sarà superata l’emergenza legata al coronavirus.

È l’invito contenuto nell’ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale, nella seduta di giovedì 5 marzo, con il voto a favore dei gruppi di maggioranza (Pd, Sinistra per Modena, Verdi, Modena civica), Movimento 5 stelle e Lega Modena, mentre Fratelli d’Italia-Popolo della Famiglia e Forza Italia si sono astenuti.
Proposto da Federica Venturelli (Pd) e sottoscritto dai gruppi di maggioranza, l’ordine del giorno invita ad aderire al progetto “Chiese aperte”, patrocinato dall’Ufficio beni culturali delle diverse Arcidiocesi e organizzato periodicamente in diverse città italiane, istituendo un tavolo tecnico con le associazioni di volontariato e gli operatori in ambito culturale, e con l’Arcidiocesi di Modena e Nonantola, per definire le modalità di attuazione più idonee e ampliare gli orari di apertura. Propone, inoltre, di favorire percorsi di formazione e “interventi di sostegno e integrazione per i cittadini diversamente abili o appartenenti a categorie sociali deboli garantendone il coinvolgimento in attività formative, ludico-ricreative, culturali, artistiche ed educative nei diversi contesti della vita sociale e comunitaria”.
Nel presentare il documento, la consigliera Venturelli ha ricordato il ricco patrimonio culturale modenese nel quale spiccano anche gli edifici di culto, tra le quali la chiesa di San Carlo, di San Vincenzo, di San Domenico, la chiesa del Voto e di Sant’Agostino che, “nell’ambito del progetto culturale di Ago, rimane aperta al pubblico, con continuità e in modo gratuito, tutta la settimana, comprese le domeniche e i festivi”. Nell’ordine del giorno si evidenzia che l’apertura delle chiese “permetterebbe di proseguire nella riscoperta di Modena capitale ducale, estense e barocca, e consentirebbe di ideare un percorso permanente, attraverso il centro storico della città, valorizzando anche le opere degli artisti locali del tempo”. Un ampliamento degli orari di apertura e delle possibilità di visita contribuirebbe, infine, a tutelare il diritto dei professionisti della cultura “a vedere riconosciute, dal punto di vista professionale ed economico, la loro formazione, le loro competenze e il loro lavoro, sia dal punto di vista professionale che economico”.
Aprendo il dibattito, Elisa Rossini (Fratelli d’Italia-Popolo della famiglia) ha sostenuto che, anche aprendole per motivi culturali, “bisognerebbe riconoscere che le chiese sono prima di tutto luoghi di preghiera, cosa che la mozione non fa. Questo preoccupa – ha aggiunto la consigliera – perché non vorrei che si trasformassero solo in musei eliminando, poco a poco, la presenza del sacro, mentre la fede delle persone deve essere rispettata anche da chi non crede”.
Per il Pd, il capogruppo Antonio Carpentieri ha replicato che, al contrario, un percorso di valorizzazione e di maggiore apertura delle chiese va “nella direzione di permettere a più persone di godere delle opere d’arte ma può portare anche a una riscoperta del valore di evangelizzazione che queste stesse opere avevano in origine. Non si ignora che le chiese sono luoghi di culto, si tengono insieme la parte laica e quella cristiana”. Irene Guadagnini ha sottolineato che attraverso le attività di valorizzazione i cittadini potranno “riappropriarsi di luoghi importanti per la costruzione della nostra identità”, ma è importante la platea dei turisti perché le potenzialità turistiche di Modena “non si esauriscano negli ambiti del cibo e dei motori”. Fondamentale per la consigliera è anche “l’ulteriore spazio di lavoro che si aprirebbe per che si occupa professionalmente di arte e di cultura, a maggior ragione in un momento difficile come questo”. Per Vincenza Carriero “la fede e la spiritualità non si trovano solo nelle chiese” e, allo stesso modo, le chiese non sono solo edifici dedicati al culto ma “tesori di arte e di cultura che devono essere a disposizione di tutti, diventando magari anche un’occasione di lavoro per i nostri giovani”.