Home Economia Prezzi: in 12 mesi rincari per 1.612 euro a famiglia

Prezzi: in 12 mesi rincari per 1.612 euro a famiglia


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I prezzi, nonostante i dati Istat e le rassicurazioni del Governo, aumentano e le famiglie italiane sono costrette a mettere mano in modo sempre più pesante al portafoglio: negli ultimi 12 mesi gli italiani hanno speso 1.612 euro in più per far fronte ai ‘prezzi rincarati, passati da 26.061 euro di luglio 2003 agli attuali 27.673 euro (+6,2%)’.

A fare i conti in tasca alle famiglie è l’Intesa dei Consumatori, ribadendo all’Istat la necessità di rivedere il paniere sul quale è calcolata l’inflazione ed al Governo di attuare ”una politica economica meno creativa, in grado di salvaguardare il falcidiato potere d’acquisto di salari, stipendi e pensioni”.

”Le voci di spesa” che nell’ultimo anno hanno ‘subito i maggiori ritocchi’ sono i servizi bancari, i cui costi sono cresciuti del 15,8% con un aggravio di 71 euro attestandosi così a 521 euro dai 450 di un anno prima.
Seguono, continua l’Intesa consumatori (Codacons, Adusbef, Federconsumatori ed Adoc), i trasporti: il caro petrolio e l’adeguamento ad un euro dei biglietti di bus e metropolitane, hanno fatto lievitare i prezzi del 10,5% portandoli a 4.420 euro dai 4.000 di luglio 2003. Non va meglio per chi si è ammalato, con la voce sanità e salute è infatti rincarata di 139 euro.

La voce abitazione (+3,4% per un totale di 6.204 euro all’anno) e quella consumi alimentari (+4,1% a 5.008 euro in un anno) fanno sì che ”per abitare la casa” servano 936 euro al mese. Quindi ”le famiglie italiane spendono in media 418 euro al mese per mangiare, 518 per le spese di abitazione, 368 euro mensili per i trasporti, 124 per sanità e salute, altrettanti per ricreazione e tempo libero, 160 euro ogni 30 giorni in abbigliamento e calzature, 66 euro per l’assicurazioni obbligatoria, 43 euro mensili per i costi di gestione di un conto corrente dall’utilizzo medio-basso che contempla 11 operazioni al mese. A tali voci pesanti, che si mangiano il 50-60% dei redditi – aggiunge l’Intesa dei Consumatori – l’Istat assegna pesi del 25-30%, ossia meno della meta”’.