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Agricoltura: calano i redditi in Emilia Romagna


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Aumenta la produzione, ma diminuisce il valore dei prodotti. Secondo Coldiretti Emilia Romagna, l’annata agraria ha fatto registrare un ritorno alla normalità dopo il 2003 condizionato dalla siccità, ma la produzione lorda vendibile diminuirà per una percentuale variabile dal 3% al 5%, con una perdita in valore stimata tra i 120 e i 200 milioni di euro rispetto ai 3.950 milioni di euro dell’anno scorso.

“La ripresa produttiva – ha detto il presidente di Coldiretti Emilia-Romagna, Mauro Tonello – non ha avuto picchi tali da determinare un eccesso di offerta rispetto alla potenziale domanda, ma ci siamo trovati davanti ad un calo di consumi, che hanno portato ad un crollo dei prezzi alla produzione. Il fatto che tale calo dei prezzi non sia stato avvertito al consumo deriva da diversi fattori, non ultimo quello di una filiera troppo lunga, con troppi passaggi intermedi, che comportano pesanti ricarichi di prezzi anche per aumenti come quelli energetici”.

Il settore ortofrutticolo – secondo i dati Coldiretti – ha recuperato mediamente attorno al 7-8% di produzione, senza però recuperare i livelli produttivi precedenti la siccità. Ciononostante i prezzi alla produzione sono diminuiti mediamente del 15%, toccando in alcuni casi livelli al di sotto dei costi di produzione. La diminuzione è dovuta al calo dei consumi nazionali e alla contrazione delle esportazioni. Infatti, per la prima volta, quest’anno la bilancia commerciale della frutta italiana e andata in passivo: a giugno il disavanzo e stato (dati Ismea) di 86,6 milioni di euro.

La produzione di frumento è stata buona sia in qualità sia in quantità, con un aumento del 12% e del 15%, rispettivamente per il frumento tenero e per il duro. Deludente l’andamento dei mercati, con prezzi che sono rimasti sempre depressi.
Non è andata meglio per il mais e il sorgo, che hanno fatto registrare un aumento di produzione (rispettivamente +39% e +50%), ma prezzi decisamente al di sotto delle attese.
Quasi inaspettatamente, torna a sorridere la bieticoltura. Se a memoria d’uomo, l’anno scorso era stata la peggiore annata, quest’anno è stata sicuramente la migliore. Le rese produttive sono risultate al di sopra dei 600 quintali per ettaro, con una polarizzazione media superiore ai 16 gradi. Si tratta – commenta Coldiretti – di un ottimo risultato che potrebbe contribuire a ridare fiducia al settore.

Buona la vendemmia: la produzione è aumentata del 12% e, grazie ad una maggiore acidità, i vini rossi saranno longevi e i bianchi più freschi. Purtroppo, sul settore in questo momento pesa un mercato in rallentamento, più a livello nazionale che internazionale.

Il settore zootecnico, già appesantito dall’aumento dei costi di produzione derivati dalla scarsità di foraggio nel 2003, ha patito un ulteriore rallentamento dei consumi. A risentirne è stata soprattutto la carne bovina, ma rallentano anche i consumi di carne avicola, che ha patito l’allarme Sars (influenza aviaria) nonostante – ricorda Coldiretti – in Italia non ci sia assolutamente importazione di carni dall’Oriente.
Produzione stabile per ovini e suini (questi ultimi hanno però avuto un calo del 10% negli ultimi quattro anni), con prezzi che fanno fatica a coprire i costi di produzione.

Stabile anche la produzione di latte, mentre cala il prezzo, che quest’anno ha perso ancora qualche centesimo, attestandosi attorno a 0,388 euro al litro (quattro anni fa era a 0,372 euro).
Notizie positive dalle esportazioni di Parmigiano Reggiano, aumentate del 15%; a livello nazionale sono invece in leggera contrazione i consumi, che vanno ad appesantire una situazione caratterizzata da un aumento di circa il 2% della produzione.