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Nasce il Parco dei Gessi romagnoli


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2.042 ettari di parco e 4.022 di area contigua, dalla valle del Sillaro sino a Brisighella nella valle del Lamone, dove le colline romagnole sono solcate da una spettacolare dorsale grigio argentea ben riconoscibile, che interrompe bruscamente i dolci profili collinari
conferendo un aspetto unico al paesaggio.

25 km di lunghezza con una larghezza media di un chilometro e mezzo sono le dimensioni del più
imponente rilievo gessoso in Italia, ricchissimo di grotte, caratterizzato da specie botaniche rare, circondato da un “mosaico” affascinante di aree naturali e di aree coltivate: ecco la carta di
identità della Vena del Gesso Romagnola, il Parco Regionale che prende navvio oggi, con l’approvazione da parte della Giunta dell’Emilia Romagna dell’atto costitutivo del Consorzio di gestione.

“Oggi nasce di fatto un Parco che era molto atteso dalle comunità locali e da tanti appassionati di natura e speleologia – sottolinea l’assessore
regionale all’ambiente Lino Zanichelli -, un vero e proprio fiore all’occhiello della nostra offerta naturalistica protetta. La sua gestione consentirà non solo di tutelare ma di valorizzare appieno questo territorio. Nella nostra regione infatti i parchi non sono ‘isole’ ma realtà inserite nel tessuto circostante, volano di uno sviluppo produttivo, turistico e culturale rispettoso dell’ambiente. Sono convinto – conclude Zanichelli – che a queste condizioni vadano sempre più
promossi e sostenuti, per la fondamentale funzione di riequilibrio ecologico, cattura di CO2 e conservazione della biodiversità che svolgono a beneficio di tutti. Il Piano triennale delle
aree protette che ci accingiamo a varare in autunno sarà l’occasione per un ulteriore sviluppo della rete dei parchi presenti in Emilia-Romagna”.

L’area protetta, che era stata formalmente istituita con la legge regionale n. 10 del febbraio 2005, è situata tra le Province di Ravenna e
di Bologna e comprende uno dei più importanti affioramenti gessosi d’Italia. Doline, valli cieche e numerosissime grotte, tra le quali spiccano molti “abissi”, cavità verticali che nella zona raggiungono profondità record. La denominazione di “Vena”, attribuita dai topografi dell’Istituto Geografico Militare, privilegia l’utilizzo minerario del corpo roccioso, da sempre sfruttato per l’estrazione del gesso.
Il coordinamento da parte della Regione del tavolo di confronto tra le organizzazioni produttive, le Province e i Comuni coinvolti ha permesso di
superare alcuni mesi fa gli ultimi scogli che ancora ostacolavano l’avvio del Parco regionale, attraverso la sottoscrizione insieme agli enti locali
dell’accordo con le organizzazioni professionali agricole per valorizzare le attività del mondo rurale.
Approvato dalla Regione l’atto costitutivo, spetta ora agli enti locali – Comunità Montane del Santerno e dell’Appennino Faentino, i Comuni di
Brisighella, Casola Valsenio, Riolo Terme, Borgo Tossignano, Casalfiumanese e Fontanelice – approvare lo statuto del nuovo ente e poi
nominarne gli organismi: il presidente, il comitato esecutivo, il collegio dei revisori, il comitato tecnico-scientifico e da ultimo, ma per
importanza, la consulta costituita da una rappresentanza degli agricoltori operanti nel Parco.
Svolti questi adempimenti la Regione potrà attivare a favore della nuova Area Protetta le risorse finanziarie per le spese di primo impianto e di gestione, che saranno equamente ripartite tra la stessa Regione e gli enti facenti parte del Consorzio.