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Bullismo: Emilia Romagna, gli psicologi lanciano l’allarme


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Continua la cronaca dei super-bulli con violenze, minacce e nuove vittime. Dopo la condanna del giovane di Ferrara a sei mesi di carcere, l’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna lancia l’allarme e denuncia l’atteggiamento di esagerata tutela degli adulti che, troppo spesso, evitano ai figli il confronto con le responsabilità e con le conseguenze dei propri comportamenti.

“Questi fatti, problematici innanzitutto per chi ne è vittima, – spiega Manuela Colombari, Presidente dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna – sono il frutto di una vita vissuta come una lotta contro il mondo visto come gabbia, costrizione, limitazione e oppressione. L’incapacità di confronto con il mondo e la scarsa tolleranza alle frustrazioni derivano da una fondamentale disattenzione di cui sono stati oggetto i bambini, disattenzione che nasce da rapporti con genitori troppo spesso esageratamente ed ingenuamente protettivi che, quindi, tutto e troppo hanno concesso ai figli. Un atteggiamento, questo, che ha fatto perdere il contatto affettivo, reale e costruttivo tra genitori e figli”.

Gli interventi che gli psicologi scolastici potrebbero proporre sono tesi alla modifica delle regole di relazione e del “clima” scolastico. Si tratta di interventi di provata efficacia adottati dagli psicologi in quasi tutte le scuole del mondo occidentale. L’intervento psicologico, inoltre, si occupa anche e soprattutto di collaborare all’organizzazione scolastica, allo studio, all’attenzione e alla cura delle dinamiche psicosociali legate alla vita della comunità, oltre che alla programmazione dei processi psicologici implicati nelle dinamiche di insegnamento-apprendimento e alla partecipazione individuale e collettiva dell’utenza scolastica alla vita sociale.

“L’azione che da parte del mondo degli adulti sarebbe auspicabile – propone il Presidente Manuela Colombari – potrebbe correre su due binari paralleli: da un lato spingere il ragazzo ad assumersi le responsabilità delle proprie azioni, dall’altro provare a far confrontare il ragazzo con tutti i suoi problemi attraverso un intervento terapeutico, attuato ovviamente in contesto diverso da quello scolastico, ad ampio spettro che, pur se con tempi lunghi, potrebbe consentire al giovane di recuperare le proprie risorse positive e di riuscire a collocarsi diversamente all’interno di quell’intreccio di relazioni familiari e sociali che hanno contribuito alla costruzione del ‘super-bullo’. La psicologia – sostiene la Colombari – attraverso le conoscenze sul comportamento umano dei singoli, dei gruppi e delle organizzazioni, consentirebbe anche alle istituzioni di comprendere che lo psicologo può essere una risorsa non solo per il corpo docente ma per tutta l’organizzazione scuola”.

“In Emilia Romagna come nel resto d’Italia – denuncia la Colombari – si registra una grave arretratezza culturale rispetto a quasi tutti i paesi europei dove la presenza dello psicologo nelle scuole è una figura stabile e di ruolo. Questa emergenza – conclude il Presidente – necessita di un impegno serio e di finanziamenti adeguati”.

Vengono indicati di seguito i dati, divisi per provincia, relativi all’indagine “Attività svolte dagli psicologi nelle scuole” realizzata dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi e svolta in collaborazione al Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Regione Emilia Romagna.

(Adnkronos Comunicazione)