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Vini: Consorzio Romagna modifica disciplinare di 4 denominazioni


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Il Consorzio vini di Romagna cambia il disciplinare per Cagnina, Pagadebit, Sangiovese e Trebbiano. Lo rende noto lo stesso Consorzio in una nota, spiegando che “con l’innalzamento del livello qualitativo che sta accompagnando lo sviluppo dei vini romagnoli si è reso necessario apportare alcune modifiche ai disciplinari di produzione”.


Le principali novità riguardano l’innalzamento generalmente di mezzo grado del titolo alcolometrico volumico naturale minimo per le uve destinate alla vinificazione; la definizione della densità minima di ceppi per ettaro per i nuovi impianti di tutti i vini; l’inserimento della data di immissione al consumo per la Cagnanina di Romagna (non prima del secondo giovedì del mese di ottobre dell’anno di raccolta delle uve); la specificazione aggiuntiva “riserva” per il “Sangiovese di Romagna”, che non potrà essere utilizzata prima di 22 mesi di invecchiamento.

Il lavoro compiuto dal Consorzio, prosegue la nota, “non è però definitivo: saranno necessarie ulteriori cambiamenti in virtù dei nuovi provvedimenti portati dalla Ocm del settore vino e che riguarderanno designazione ed etichettatura. Provvedimenti che entreranno in vigore dal primo agosto 2009.
In base al nuovo regolamento della Commissione europea i vini a denominazione di origine controllata o garantita (Doc e Docg) diventeranno tutti Dop (denominazione di origine protetta), e le domande di ‘protezione’ dovranno essere indirizzate e avvallate direttamente dalla Commissione dell’Unione europa e non più dai singoli stati”.

“Mentre per i vini più alti della piramide qualitativa – spiega il Consorzio – è ormai certo questo percorso, esistono ancora dei grossi interrogativi sui vini generici: sparirà la definizione di ‘vino da tavola’ e la nuova definizione sarà solo ‘vino’, ma con la novità che anche questa categoria di prodotti potrà riportare il nome dei vitigni di origine e l’annata della vendemmia.
Questo, se in modo semplicistico, come intende la Commissione europea, fa chiarezza circa le informazioni rivolte al consumatore, lascia ancora molti dubbi – prosegue – sull’effettiva applicazione, soprattutto per il modo con cui si comunicherà ai consumatori la differenza delle categorie nella piramide produttiva e su chi garantirà la veridicità di quanto apparirà sulle etichette. Il rischio è quello che vini generici con vitigni blasonati possano contrastare importanti e storiche denominazioni di origine”.
“Per salvaguardare i territori delle denominazioni di origine serve quindi puntare più sul territorio”, sottolinea il Consorzio. “E’ per questo che attualmente è in discussione nel Consorzio Vini di Romagna la possibilità di un nuovo disciplinare che raggruppi gli attuali vini Doc, sotto una nuova denominazione ‘Romagna’, che permetta poi di indicare il vitigno e, come nel caso di una tipologia del Sangiovese, di poter riportare anche le menzioni geografiche aggiuntive. Quindi un maggior sostegno al nome del territorio Romagna – conclude – per poter così veicolare un’identità regionale forte e facilmente riconoscibile anche sui mercati di esportazione”.