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Conto Anch’io: il dialetto, un patrimonio culturale da tutelare e salvaguardare


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La sopravvivenza dei dialetti come quello emiliano modenese, è un fatto di grande importanza, ma pare che “non esistera’piu’” fra qualche anno se non si attivano delle strategie idonee attraverso il coinvolgimento delle giovani generazioni.


Da più parti si sostiene che una minaccia alla sua scomparsa venga dalla scuola, che obbliga a studiare esclusivamente la lingua italiana, nella convinzione che l’uso del dialetto può nuocere alla corretta espressione italiana.
I dialetti, infatti probabilmente muoiono perché non vengono inseriti nei programmi scolastici e perche’ forse non fa più moda o perché si teme che venga interpretata come espressione di arretratezza.
Il dialetto invece va aiutato con iniziative locali, altrimenti, si rischia davvero di perdere la cultura locale che ha dato origine al nostro territorio sotto il profilo socio-culturale.
Il dialetto è assolutamente una lingua da tutelare e da salvaguardare, va parlata ai bambini e tra gli adulti. E’ un mondo, una cultura che non è possibile perdere, perché il dialetto è un modo di essere straordinario, non solo di pensare.
Salvaguardare il nostro dialetto è cosa importantissima per noi e per le generazioni future, farlo rivivere e rifiorire è vitale, perché da esso dipenderà la continuità della nostra identità.
Nel dialetto c’è il dna di un popolo, la sua identità più profonda e più vera, con le sue peculiarità, i suoi modi di fare e di dire, la sua ironia e la sua tristezza. Ecco il perché le istituzioni e le scuole devono fare qualcosa di piu’ per salvaguardare il patrimonio dialettale e al tempo stesso, promuovere il dialetto come momento di incontro, di aggregazione e di scambio culturale, tra i gruppi stessi e tra le identita’ culturali diverse del paese.
Se muore-scompare il dialetto dunque muore anche, definitivamente, il popolo che tale dialetto parlava. Se ciò dovesse accadere, le prossime generazioni ripagherebbero nel modo peggiore la vita di stenti, privazioni e sacrifici che i loro antenati hanno fatto per garantire quel benessere di cui oggi, grazie a loro, possono godere, ed inoltre, cosa ancor peggiore, si ritroverebbero probabilmente ad essere rami di un tronco senza più radici.

(Piccinini Dott. Ivano – Presidente del Comitato Conto anch’io a Sassuolo)