Sono dichiarazioni decisamente inquietanti quelle pubblicate oggi dal settimanale l’Espresso circa le confessioni del pentito Domenico Bidognetti, relative ad un disegno dei clan camorristici di Casapesenna, Casal di Principe e di San Cipriano d’Aversa di spostare il baricentro dei loro affari già dalla metà degli anni 90 anche sull’economia dell’Emilia-Romagna, non limitandosi più a colpire aziende provenienti dal sud.
Affermazioni la cui veridicità dovrà essere accertata, ma che oggettivamente gettano una luce nuova su una serie di atti criminosi succedutisi in questi mesi nella nostra provincia e riconducibili alla criminalità organizzata.
Comunque la si pensi, ed anche a fronte delle affermazioni che nel nostro territorio i tentativi di mettere radici da parte del crimine organizzato sarebbero falliti, le dichiarazioni riportate dall’Espresso sottolineano che il problema, anche se è sempre difficile definirne i confini, esiste e richiede un’attenzione molto alta. Senza enfasi e confermando piena fiducia e sostegno alle Forze dell’Ordine e alla magistratura che sta indagando sulle infiltrazioni camorristiche nella nostra regione, ci pare necessario un approfondimento del livello di penetrazione della criminalità organizzata e delle modalità con cui si muove per tentare di mettere radici.
Queste sono state, tra l’altro, le considerazioni che abbiamo portato al tavolo di confronto che il Questore ha promosso con il coordinamento dei comitati e delle associazioni di categoria lunedì 15 settembre. In quella occasione abbiamo chiesto rassicurazioni rispetto all’attività di intelligence messa in campo dalle Forze dell’Ordine per contrastare il fenomeno. L’impressione che ne abbiamo ricavato è che si stia lavorando con determinazione e professionalità in una realtà il cui solido tessuto economico e sociale aiuta a ridurre e a contenere gli ambiti di insinuazione della organizzazioni criminali, ma che ci sia ancora molto da fare. Per questo è indispensabile che si crei un fronte comune che unisca le forze di tutti coloro che debbono e possono respingere questo rischio.
La guardia deve restare alta e ognuno, Forze dell’Ordine, istituzioni, associazioni, società civile, con il ruolo che gli compete e senza sovrapposizioni, deve operare al meglio per mantenere integro il nostro tessuto socio economico.