Home Modena Si chiude stasera a San Cesario la rassegna ‘Armonie’

Si chiude stasera a San Cesario la rassegna ‘Armonie’


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Si intitola “Riverberi nello spazio e nel tempo”e percorre cinquecento anni di musica il concerto per organo e sassofono che questa sera, nella chiesa parrocchiale di San Cesario, conclude l’edizione 2008 della rassegna “Armonie tra musica e architettura”. Il concerto inizia alle 21. L’ingresso è libero.


“Armonie”, la rassegna di concerti nelle chiese del territorio modenese, è promossa dalla Provincia di Modena e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena con la direzione artistica dell’associazione “Amici dell’organo Johann Sebastian Bach”.

Il duo formato dall’organista Margherita Sciddurlo e dal sassofonista Pietro Tagliaferri proporrà un ricco concerto che si apre con un brano tratto dai “Fiori musicali” di Frescobaldi per tornare poi indietro nel tempo alla quattrocentesca antifona “Ave, Regina caelorum” di Dufay. Il concerto prosegue il suo viaggio nel tempo risalendo fino al Novecento con brani di Couperin, Scarlatti, Cimarosa, Bellini, Brahms, Litaize, Alonso per finire con i contemporanei Astor Piazzolla e Nicola Campogrande.

Il duo Tagliaferri-Sciddurlo è attivo dal 2003 e nello stesso anno ha pubblicato “Riverberi tra passato e presente” distinguendosi per l’originalità del progetto eseguito in oltre sessanta concerti in Italia e all’estero. Nel repertorio del duo un ruolo importante è ricoperto dalla produzione di musica contemporanea, diversi compositori scrivono infatti per il progetto “Riverberi”.

Le prime notizie certe di una chiesa dedicata a San Cesario si hanno a partire dal nono secolo. La basilica, dove nell’885 morì papa Adriano III, fu fondata dai monaci benedettini dell’abbazia di Nonantola, la basilica entrò in seguito nei possedimenti di Matilde di Canossa che, nel 1112, la donò al clero di San Cesario. L’odierno aspetto del tempio è dovuto al restauro “in stile”, avvenuto tra il 1946 e il ’66, che ha eliminato le aggiunte barocche.

L’organo è stato costruito nel 1882 da Eugenio Bonazzi. Pregevole esemplare della scuola emiliana ottocentesca, dal ricco quadro fonico, è collocato nella nuova cantoria ricostruita sopra il portone centrale della chiesa.