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Politiche abitative: 4 Province contro il Governo


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No alla svendita del patrimonio pubblico abitativo e a cambi di destinazione urbanistica decisi dall’alto scavalcando i Comuni. Lo affermano gli assessori alle Politiche abitative delle Province di Modena, Reggio Emilia, Parma e Piacenza chiedendo al governo «una rapida definizione di un Piano Casa che sia federalista, costruito con le realtà territoriali e imperniato su un ruolo guida assegnato alla Regione e a una articolazione attuativa che faccia riferimento ai tavoli provinciali e al sistema dei Comuni».


La richiesta è contenuta in un documento con il quale si domanda a Regione e parlamentari locali di sostenere in ogni sede questi obiettivi e al governo di ripristinare «almeno il livello di risorse che si sono sottratte» spiega il vice presidente della Provincia di Modena Maurizio Maletti ricordando come siano stati bloccati interventi per 550 milioni di euro stanziati dalla Finanziaria approvata dal Governo Prodi: per le quattro province ciò ha significato annullare interventi per 664 abitazioni, 195 delle quali a Modena. «Sono interventi – aggiunge Maletti – che potrebbero essere attuati rapidamente e le cui progettazioni rischiano invece di finire in un cassetto».

Nel documento sottoscritto anche da Ettore Manno (Parma), Paola Gazzolo (Piacenza) e Marcello Stecco (Reggio Emilia), inoltre, si manifesta sconcerto per le notizie che annunciano «l’assenza di risorse per le politiche per la casa (solo 150 milioni di euro previsti per il prossimo anno, ricavati da precedenti stanziamenti di circa 800/1000 milioni di euro già stanziati e distratti a altri bisogni), mentre il Cipe stanzia 140 milioni di euro per contributi a fondo perduto a Comuni non certo virtuosi, come Catania».

La preoccupazione di evitare ogni rischio centralistico nella definizione del Piano Casa è rappresentata dalla contrarietà all’ipotesi di svendita del patrimonio abitativo pubblico («è dei Comuni e del suo utilizzo devono essere i Comuni a decidere») che andrebbe semmai aumentato e non diminuito; così come all’ipotesi che possano essere decisi cambi di destinazione urbanistica del territorio «scavalcando gli unici titolari che sono e devono essere i Comuni» perché in una logica federalista «ogni intervento ordinario o straordinario in materia di politiche abitative non possa prescindere dal consenso e dal coinvolgimento delle realtà locali e regionali».