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Parchi: Emilia-Romagna terra di biodiversità


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Ci sono specie rarissime che si credevano estinte, quale il rospo notturno dei fossi padani, avvistato recentemente in almeno quattro diverse stazioni del Parco del Delta del PO, o come il gatto selvatico, la cui presenza eccezionale è stata segnalata nel Parco nazionale delle Foreste Casentinesi. Senza dimenticare, naturalmente, il lupo, che ormai risulta presente in quasi tutto il crinale appenninico.


L’Emilia-Romagna continua a confermarsi terra di biodiversità, particolarmente ricca di piante e animali rari, se non talvolta unici in Europa, grazie alla sua particolare collocazione geografica, che ne fa il principale punto di incontro e di passaggio tra l’area continentale europea e l’area mediterranea.
E’ quanto è emerso dal convegno svoltosi ieri a Bologna “Come Sta la Natura in Emilia-Romagna?” promosso dalla Regione Emilia-Romagna proprio per fare un primo bilancio sullo stato della biodiversità in regione, in vista della definizione del primo “Programma regionale del sistema delle aree protette e dei siti della Rete Natura 2000”.

Proprio per tutelare questo straordinario patrimonio, la Regione sta predisponendo un nuovo sistema di monitoraggio permanente della biodiversità che sarà affiancato da un sistema informativo in grado di raccogliere dati e tendenze. Sarà solo una delle iniziative previste nel prossimo Programma regionale per le aree protette.

“Stanzieremo in tre anni circa 20 milioni di euro – ha spiegato l’assessore regionale all’ambiente e sviluppo sostenibile Lino Zanichelli – per una politica che non si limiterà alla pura salvaguardia, ma punterà a creare un vero e proprio sistema delle aree protette, per dare maggiore qualità ai territori e combattere la perdita di biodiversità. E’ un impegno per noi prioritario cui non intendiamo venir meno nonostante gli attacchi che questo Governo fa ai Parchi, considerati semplici fonti di spesa e non strumenti essenziali per lo sviluppo sostenibile del nostro territorio.” Tra gli altri settori di interventi strategici per la Regione Emilia-Romagna, quello dell’educazione ambientale “verso gli adulti e verso i più giovani – ha sottolineato Zanichelli – perché conoscere è il primo passo per diventare soggetti attivi nella tutela della natura”.

In Emilia-Romagna è tutelato – considerando i 15 Parchi regionali e nazionali, le 134 Riserve naturali, i 127 Siti di Importanza Comunitaria e le 75 Zone di Protezione Speciale della Rete Natura 2000 – circa il 13% del territorio regionale .
Ben 70 sono gli habitat naturali di interesse europeo. Si tratta in particolare di ambienti costieri, di acqua dolce, salmastra e salta, di fiumi, laghi, zone umide. Tra gli altri risultano di prioritario interesse europeo gli habitat delle Lagune costiere e le Dune fisse a vegetazione erbacea, presenti nelle province di Ferrara e Ravenna.
Delle 130 specie faunistiche tutelate da nome europee, sono 8 quelle classificate di interesse prioritario da Bruxelles. Tra di esse vi sono anche la Rosalia alpina, coleottero localizzato sull’Alto appennino emiliano; lo scarabeo Osmoderma eremita e la farfalla Euplagia quadripunctaria di ambienti collinari; la testuggine di mare Caretta caretta, elusiva presenza di alcune spiagge ferraresi e ravennati ancora poco frequentate.
Sono invece 237 le specie di piante di interesse conservazionistico e 10 di esse sono considerate di prioritario interesse perché presenti quasi esclusivamente in Emilia-Romagna. E’ il caso della Felcetta Persica, piccola felce presente nel Parco regionale della Vena del gesso Romagnola, della Veccia del Cusna, leguminosa che vive nell’Alto Appennino Reggiano e della Viola Pumila, specie ormai rarissima ritrovata nelle valli mirandolesi (Modena) e nella bassa reggiana.
Un patrimonio naturale importante dunque anche se nel corso degli ultimi secoli ed in particolare del secolo scorso, si è registrato un considerevole impoverimento della diversità biologica e paesaggistica, soprattutto nelle aree di pianura che più di altre hanno subito le conseguenze dello sviluppo industriale, della infrastrutturazione e urbanizzazione del territorio. Anche oggi sono proprio questi i rischi maggiori che incombono su habitat, piante e animali della Regione, determinando in alcuni casi situazioni di conservazione insoddisfacente. Così ad esempio per lo Storione, pesce rarissimo, legato ad acque limpide, il Mignatino Piombato una piccola sterna ormai molto rara e presente quasi esclusivamente nella nostra regione e l’Ululone Appenninico, un rospetto un tempo assai diffuso ma la cui popolazione risulta oggi drasticamente ridotta.
Un altro pericolo è rappresentato dalle cosiddette specie aliene provenienti da Paesi lontani se non da altri continenti, che minacciano gli animali autoctoni. I casi più famosi sono quelli del gambero americano, della nutria e del pesce siluro. Solo tra i pesci le specie aliene in Emilia-Romagna sono 26.