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Luigi Odorici spiega l’origine dell’attuale crisi finanziaria


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Luigi Odorici, membro del Consiglio e della Giunta della Camera di Commercio di Modena, in rappresentanza del settore credito e assicurazioni, spiega l’origine della crisi finanziaria che stanno attualmente attraversando i mercati mondiali, rassicurando imprese e cittadini.


Odorici è attualmente Vice Direttore Generale di Banca popolare dell’Emilia Romagna, dopo avere ricoperto lo stesso ruolo in Banca CRV e aver guidato a lungo la Direzione Commerciale di Banca Popolare dell’Emilia Romagna. Quale esperto della materia, risponde alle domande che stanno assillando tutti gli operatori economici e i risparmiatori, in merito alle attuali difficoltà dei mercati finanziari.

Dott. Odorici, in queste settimane stiamo assistendo a una crisi finanziaria senza precedenti che, dopo gli USA, ha travolto anche l’Europa. Cosa sta succedendo?
“I mercati finanziari mondiali sono strettamente interconnessi, anzi forse non è più neppure il caso di parlare al plurale, ma di un’unica grande piazza finanziaria mondiale. In tale contesto era inevitabile che la crisi originata dai mutui subprime in USA si riverberasse anche nel resto del mondo, Europa compresa. Al problema dell’esposizione di alcuni importanti istituti di credito, che ha generato consistenti perdite, si è aggiunta una generale crisi di fiducia che ha drenato la liquidità disponibile sul mercato interbancario, generando sofferenza per le istituzioni finanziarie che tradizionalmente si finanziavano attraverso il mercato interbancario o con l’emissione di titoli di debito, piuttosto che con la raccolta diretta dalla clientela”.

Dopo l’ondata di nazionalizzazioni e i crolli delle borse, cosa debbono temere i risparmiatori europei?
“Mi sento di ribadirlo anche in queste ore: il sistema bancario europeo è fondamentalmente stabile e il risparmio dei cittadini è al sicuro, a maggior ragione dopo le misure di garanzia assunte questa settimana da quasi tutti i governi nazionali del Continente. Poi occorre tenere distinti i fondamentali della crisi dall’andamento dei corsi borsistici di queste settimane, che nonostante la serietà della situazione, discendono anche da fenomeni speculativi ed emotivi, che poco hanno a che fare con lo stato dell’economia reale”.

E’ indubbio però che la crisi finanziaria si stia riflettendo sull’economia reale. Esiste il rischio di un razionamento del credito alle imprese? A guardare l’andamento dell’Euribor, cresciuto da inizio anno di oltre un punto percentuale, non c’è da essere ottimisti…
“Mercoledì scorso sei banche centrali del mondo, fra cui Fed e Bce, hanno concordato assieme un generale taglio dei tassi di riferimento. E’ un provvedimento senza precedenti che dimostra come le autorità monetarie siano capaci di dare risposte globali a una crisi globale e abbiano ben presente la necessità di tornare a far circolare denaro nel sistema.
Credo che questo segnale possa essere la precondizione per ricostruire, già in tempi brevi, un clima di fiducia fra le banche, in modo che possano tornare a scambiarsi denaro e conseguentemente possa abbassarsi il tasso di mercato, quell’Euribor che sta alla base dei finanziamenti a famiglie ed imprese. Nei prossimi trimestri, fino alla fine del 2009 almeno, una stagnazione economica sarà inevitabile, ma il sistema creditizio europeo saprà fare la propria parte per continuare a sostenere adeguatamente le imprese”.

Le banche italiane sono al sicuro? Stando al crollo delle capitalizzazioni delle scorse settimane non si direbbe godano di ottima salute…
“Come dicevo, ritengo che le cadute dei titoli non riflettano il reale stato di salute delle imprese. Ciò è ancor più vero per le banche italiane, che sono sufficientemente patrimonializzate e, grazie alla buona propensione al risparmio delle famiglie, hanno minori difficoltà nella raccolta di liquidità. In Italia inoltre l’indebitamento delle famiglie non ha fortunatamente raggiunto neppure lontanamente i livelli patologici degli Stati Uniti, che sono stati la causa scatenante della crisi”.

Che lezione possiamo trarre da questo shock economico?
“Questa crisi origina da due eccessi: l’eccessiva leggerezza con cui, soprattutto le banche USA, hanno erogato credito indistintamente e l’eccessiva finanziarizzazione dell’economia, che ha portato al proliferare sui mercati di strumenti derivati sempre più lontani dai fondamentali economici da cui originavano. Una prima riflessione è che sia il credito che la finanza, debbono ritornare a essere “mezzi” e non “fini”. Devono cioè ritornare alla missione originaria di facilitatori per la crescita dell’economia reale e a questa devono sempre rimanere ancorati. Una seconda riflessione attiene al sistema dei controlli, che ha mostrato falle evidenti e che dovrà necessariamente trovare prassi e strumenti più efficaci, a tutela in primo luogo dei risparmiatori. Infine la crisi ci sta ricordando l’importanza della “fiducia”, come base delle relazioni economiche, soprattutto nel mondo del credito. Credo che ciò contribuirà a valorizzare ulteriormente le esperienze di credito locale, molto presenti soprattutto in Italia, capaci di creare un rapporto forte con il territorio e mantenere la fiducia dei risparmiatori anche nei momenti di difficoltà”.