Home Modena Scuola: nessun accorpamento di istituzioni nel territorio modenese

Scuola: nessun accorpamento di istituzioni nel territorio modenese


# ora in onda #
...............




Nessun accorpamento di istituzioni scolastiche e la conferma delle 95 autonomie presenti nel territorio modenese. E’ la decisione assunta dalla Conferenza provinciale di coordinamento per il sistema integrato istruzione, formazione, lavoro e orientamento che si è riunita giovedì 16 ottobre nella sede della Provincia di Modena con la partecipazione anche dell’assessore provinciale all’Istruzione Silvia Facchini e del dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Gino Malaguti.


Il parere della Conferenza provinciale, che ha approvato il Piano della programmazione dell’offerta formativa, verrà ora trasmesso alla Regione.
Alla decisione si è arrivati dopo che nelle scorse settimane si erano svolti gli incontri nei sette diversi ambiti territoriali e la valutazione finale è stata che «il quadro complessivo presenta una situazione consolidata con un numero limitato di istituzioni scolastiche leggermente sotto ai parametri dati per il dimensionamento e con numerose istituzioni scolastiche che si collocano abbondantemente sopra ai medesimi. Nell’ambito di una logica distrettuale tali situazioni si compensano fornendo un quadro di stabilità».
Insomma, a fronte di alcune situazioni che non raggiungono i 500 iscritti, ed escludendo le scuole di montagna dove il limite scende a 300, sono molte di più quelle dove gli iscritti superano il migliaio. Ed eventuali accorpamenti porterebbero poi a successivi sdoppiamenti senza alcun risparmio effettivo. Tenendo anche conto del fatto che il rapporto tra dirigenti scolastici e alunni a Modena è di uno a 912, addirittura più alto della media regionale di uno a 855, tra le più alte in Italia.
«Questo significa che a Modena interventi di razionalizzazione sono già stati effettuati – commenta l’assessore Facchini – e se comunque ci venissero imposti accorpamenti ci attiveremo per chiedere lo sdoppiamento delle tante situazioni con più di mille iscritti, come le direzioni didattiche di Vignola (1620) e Mirandola (1492) o l’istituto superiore Selmi (1581). Vogliamo riaffermare il principio – sottolinea l’assessore Facchini – che siano gli enti locali a trovare l’equilibrio della programmazione territoriale tenendo anche conto degli edifici scolastici messi a disposizione da Comuni e Provincia».

Le 11 autonomie che non raggiungono i 500 iscritti
Dati alla mano, sono state 11 le istituzioni scolastiche sulle quali si è concentrata l’attenzione della Conferenza provinciale di coordinamento nel momento in cui è stato affrontata la questione del dimensionamento. Sono 11, infatti, quelle che lo scorso anno non hanno raggiunto i 500 iscritti.
Per sei in montagna (i comprensivi di Guiglia, Lama Mocogno, Pievepelago, Berti e Sestola, l’istituto superiore Marconi di Pavullo) è stata richiamata la disposizione che prevede il limite a 300 e non a 500 iscritti quando si tratta di comprensivi e superiori. Per l’altra scuola in montagna, la media Montecuccoli di Pavullo, è stato sottolineato l’aumento degli studenti (da 465 a 480) che porta a sfiorare il limite dei 500, ma soprattutto che nello stesso territorio si trova una direzione didattica con 1166 alunni. L’eventuale accorpamento porterebbe alla creazione di due istituti comprensivi senza alcun risparmio.
Analoga considerazione è stata evidenziata per le scuole medie Bursi di Fiorano e Ferrari di Maranello dove si trovano direzioni didattiche sovradimensionate (1160 studenti a Fiorano, 1196 a Maranello). Allo stesso modo la scuola media Frassoni di Finale, che coinvolge anche gli studenti di Camposanto, è compensata dalla direzione didattica di 889 alunni.
Per l’istituto superiore Don Magnani di Sassuolo, che già lo scorso anno era stato messo sotto osservazione rispetto al dimensionamento, si è deciso di attendere il riordino degli indirizzi di scuola superiore per valutarne l’accorpamento nell’ambito della riorganizzazione. La scuola, inoltre, sulla base del Dpr 233 del 1998 (articolo 2, comma 4, punto b) è considerata a utenza socio-culturale particolarmente difficile derivante dall’immigrazione.