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Cgia: in calo rischio fallimenti, ma crisi deve ancora venire

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Nonostante la crisi in atto, il rischio di fallimento per le aziende italiane è in calo. Secondo la Cgia di Mestre che ha condotto un’analisi specifica, nel primo semestre del 2008 rispetto allo stesso periodo del 2007, il rischio fallimento delle imprese italiane è sceso dell’1,8%. In sostanza secondo gli artigiani nei primi 6 mesi di quest’anno ci sono 246.100 imprese aventi in atto una procedura fallimentare non revocata. Nello stesso periodo del 2007 erano, invece, 250.631.

Gli effetti delle turbolenze finanziarie globali in atto, però, arriveranno a colpire anche le imprese italiane. Gli effetti della crisi finanziaria in atto negli Stati Uniti non si sono ancora fatti sentire. E’ probabile che con le statistiche aggiornate a fine anno le piccole imprese risulteranno essere le più colpite dalla recessione.



A livello regionale l’incidenza più elevata del rischio fallimento si registra nel Lazio con una percentuale del 10,1% sul totale delle aziende regionali. Segue la Campania (6,8%), la Lombardia (5,3%) e il Friuli Venezia Giulia (5,1%). Chiude la classifica il Molise e l’Emilia Romagna (2,9%), le Marche (2,8%) e il Trentino Alto Adige con l’1,6%.
Sulle 246.100 aziende in difficoltà il 28,6% è costituito da aziende artigiane. La più esposte sono quelle ubicate in Emilia Romagna (34,4%). Seguono la Lombardia e la Valle d’Aosta entrambe con un dato pari al 33,3%.

Chiudono la graduatoria tre regioni del Sud. Sicilia e Basilicata (entrambe con il 21,9%) e la Campania con il 16,4%.