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Presentazione Rapporto Caritas/Migrantes 2008 Emilia-Romagna


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Crescita e stabilità. Sono i due termini che meglio inquadrano il fenomeno migratorio in Emilia-Romagna, “fotografato” per il diciottesimo anno consecutivo dal Dossier statistico 2008 Caritas/Migrantes, presentato stamani nella sede della Regione. La stima della Caritas dei soggiornanti in regione, al 31 dicembre 2007, è di 421.031 persone, che corrisponde circa al 9,8% della popolazione complessiva.

Calcolando il dato delle residenze emerge, rispetto all’anno precedente, un incremento dell’incidenza percentuale, che passa dal 7,53 all’8,55. La crescita della popolazione straniera residente è, rispetto ai dati del 1° gennaio 2007, del 15%: un dato superiore alle tendenze percentuali degli ultimi anni (10% nel 2006, 12% nel 2005) legato in buona parte dall’aumento dei residenti rumeni che sono raddoppiati in valore assoluto (da 21.804 a 41.651) incidendo per circa il 40% sulla crescita complessiva annuale dei residenti stranieri.

Aumentano i comuni con più del 10% di residenti stranieri: si è passati dai 22 del 2004 ai 33 del 2005 e ai 47 del 2006, fino ai 79 del 2007 con Galeata (Forlì-Cesena) che ha raggiunto quota 17,8%, Luzzara (Reggio Emilia) con il 17%, Rolo (Reggio Emilia) al 16,1%, Castel San Giovanni (Piacenza) con il 15,7%. Per quanto riguarda la composizione di “genere”, c’è una maggior crescita della componente femminile tra i residenti stranieri (+ 11,1% rispetto al + 9,1% dei maschi), a conferma di una tendenza che si manifesta già da qualche anno. Le classi d’età in cui l’incidenza della popolazione straniera è più elevata sono la 0-5 anni (14,7% della popolazione complessiva in questa fascia d’età) e 25-29 anni (16,4%). I principali Paesi di provenienza dei residenti stranieri sono il Marocco (15,6%), l’Albania (13,1%) e la Romania (11,4%). In crescita il dato della Romania e dell’Est Europeo in generale (Polonia, Ucraina, Moldavia). Infine, il dato relativo alle acquisizioni di cittadinanza: in Emilia-Romagna, gli immigrati stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza italiana dal 2004 al 2006 sono passati da 1.117 a 3.521.

Scuola
Anche nell’anno scolastico 2007/2008, l’Emilia-Romagna è la regione con la percentuale maggiore di alunni con cittadinanza non italiana: con 65.813 alunni (su 559.033 iscritti totali) si è raggiunto l’11,8%, mentre nell’anno scolastico 2006/2007 era del 10,7 (media nazionale 6,4%). In particolare c’è un incremento significativo nella scuola primaria e secondaria di primo grado, dove la percentuale degli alunni stranieri supera già il 13%.
Lavoro
A fine dicembre 2007, nella banca dati Inail risultano occupati in Emilia-Romagna 274.381 lavoratori stranieri: rappresentano il 17,8% del totale (12,5% extracomunitari più 5,3% comunitari), e confermano una crescita costante registrata negli ultimi anni (nel 2006 i lavoratori stranieri erano il 15,3%). Il dato di genere mostra una stabilizzazione della percentuale di donne assunte sul totale: circa il 44%. La metà dei lavoratori stranieri occupati in regione è presente nella province di Bologna (21%), Modena (17%) e Reggio Emilia (12%). I settori in cui si concentrano prevalentemente sono l’industria (27,5%), le costruzioni (15%), l’alberghiero (13,2%), i servizi alle imprese (8,8%) e l’agricoltura (8,5%).

I commenti
Il quadro nazionale è stato presentato da Pietro Pinto (Comitato scientifico Dossier Caritas/Migrantes), che ha sottolineato come in Italia la presenza straniera stia crescendo più rapidamente rispetto agli altri Paesi europei, e ha sottolineato la necessità di avere “una politica di programmazione dei flussi più efficace”. Anna Maria Dapporto, assessore regionale alle Politiche sociali e immigrazione, dopo aver ricordato la competenza della Regione “per attuare la piena integrazione sociale, sanitaria, scolastica e formativa”, ha espresso la propria preoccupazione per il calo delle risorse statali: “Nel 2008 è stato soppresso il fondo, ammontante a 100 milioni di euro, pensato dall’ex ministro Ferrero per l’integrazione dei migranti. A ciò si aggiunge il taglio del Fondo nazionale per le politiche sociali, passato da 950 a 650 milioni di euro”. Roland Jace (vicepresidente Consulta regionale per l’integrazione sociale dei cittadini stranieri) ha ricordato come siano stati recentemente modificati dal governo “i criteri che definiscono i requisiti per i ricongiungimenti, rendendoli quasi impossibili. Servono fondi per l’integrazione, e invece si vogliono aumentare le risorse per costruire Cpta, ovvero Centri di permanenza temporanea e assistenza”. Per Gianmarco Marzocchini (Caritas Reggio Emilia), “dietro ai numeri presentati oggi ci sono delle persone. Nei centri di ascolto della Caritas ne incontriamo molte, e quando qualcuno ci interpella è nostra responsabilità farci risposta”.