Home Cinema Domenica, su Rai Tre, il documentario ‘I ragazzi di Villa Emma’

Domenica, su Rai Tre, il documentario ‘I ragazzi di Villa Emma’


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Nel giugno del 1942, un gruppo di 73 ragazzi ebrei in fuga verso Israele arrivò a Nonantola e trovò rifugio a Villa Emma. I ragazzi vissero in paese per poco più di un anno fino a quando, dopo l’8 settembre 1943 e l’intensificarsi dei rastrellamenti, la popolazione li aiutò a fuggire in Svizzera salvandoli tutti.

La storia dei “ragazzi di Villa Emma”, raccontata dalla voce degli stessi protagonisti, è diventata un documentario che sarà in anteprima nazionale al Vox Club di Nonantola domenica 9 novembre e andrà in onda su Rai Tre mercoledì 12 novembre, alle 8,15 e all’1,10, nell’ambito della trasmissione “La storia siamo noi” di Giovanni Minoli.
Il film “I ragazzi di Villa Emma – ragazzi ebrei in fuga” è realizzato da Aldo Zappalà e prodotto da RaiEducational e Village doc&Film, in collaborazione con la Fondazione Villa Emma, con il patrocinio e il contributo del Comune di Nonantola, della Provincia di Modena, dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia e Romagna, della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e della Film Commission dell’Emilia e Romagna.
All’anteprima nonantolana di domenica 9 novembre, in programma alle ore 18 al Vox Club (viale Vittorio Veneto 13) a ingresso libero, interverranno: il regista Aldo Zappalà; Stefano Vaccari, presidente della Fondazione Villa Emma; Pier Paolo Borsari, sindaco di Nonantola; don Paolo Notari, parroco di Nonantola; Sandra Eckert, presidente della Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia. Una seconda proiezione è prevista per le ore 21.

Dalla Slovenia ad Israele passando epr Nonantola
Il 17 giugno 1942 un gruppo di 43 ragazzi ebrei, per la maggior parte di origine tedesca, in fuga dalla Slovenia verso la Palestina scende alla stazione di Nonantola. Ad attenderli Villa Emma, residenza di campagna dove troveranno rifugio in attesa della terra promessa. Nell’aprile del 1943 si aggiunge un secondo gruppo di 33 piccoli ebrei croati provenienti da Spalato.
In tutto, 73 ragazzi, dai 6 ai 21 anni, tutti orfani che avevano perso i genitori nei campi di concentramento. A Villa Emma i bambini e ragazzi vivono insieme ai loro accompagnatori e ai loro educatori, Josef Indig, Marco Schoky e il pianista Boris Jochverdson, in condizioni modeste. Eppure molti di loro ricordano quel periodo come uno dei più felici della loro vita.
La situazione cambia radicalmente dopo l’8 settembre 1943 con l’occupazione tedesca dell’Italia e l’arrivo delle truppe tedesche a Nonantola. Villa Emma viene abbandonata in meno di 48 ore e le ragazze e i ragazzi trovano rifugio nel seminario dell’Abbazia, accolti e curati da don Arrigo Beccari, e nelle case dei contadini, degli artigiani e negozianti dei dintorni.
Per sfuggire ai rastrellamenti tedeschi si organizza la fuga in Svizzera: tra il 28 settembre e il 16 ottobre 1943, di notte, i ragazzi guadarono il fiume Tresa e arrivarono in Svizzera da dove la maggior parte di loro, dopo una fuga durata 5 anni, arrivò in Palestina nel maggio del 1945. Uno dei ragazzi, Salomon Papo, ammalatosi di tubercolosi e ricoverato nel sanatorio di Pavullo, sull’Appennino modenese, non riuscì a fuggire. Il suo nome si ritrova nell’elenco di un convoglio per Auschwitz. Nel campo polacco morì anche Goffredo Pacifici, quarantenne genovese che si occupa del magazzino di Villa Emma ed è uno degli artefici della fuga in Svizzera: rimane in Italia per far espatriare altri gruppi di ebrei e viene catturato dai tedeschi a Ponte Tresa. Salomon Papo e Goffredo Pacifici sono i soli a non salvarsi tra i rifugiati a Villa Emma.
Don Arrigo Beccari e il medico Giuseppe Moreali, artefice della fuga dei ragazzi, nel 1965 sono stati riconosciuti Giusti tra le nazioni dallo Stato di Israele e a loro nome sono cresciuti due alberi al museo Yad Vashem di Gerusalemme.