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Cinema su immigrazione e integrazione, prosegue ‘Con le radici in aria’


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La rassegna “Con le radici in aria”, l’iniziativa culturale che l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia assieme Centro di ricerca del Laboratorio di Studi Linguistici e Multimediali “Gabrina degli Albeti” della Fondazione Studium Regiense promuove per questo autunno 2008, continua proponendo a tutti gli interessati la visione della pellicola “Il Destino” di Youssef Chahine.

Martedì 18 novembre 2008 alle ore 17.00 presso la Mediateca della Biblioteca Universitaria Interdipartimentale di Reggio Emilia (via Allegri, 9), sarà ospitata la proiezione di questo film franco-egiziano del 1997, preceduta da una presentazione da parte del dott. Paolo Vecchi.

“Con le radici in aria” è una rassegna che approfondisce i temi dell’immigrazione e dell’integrazione nelle società odierne attraverso lo sguardo che di queste realtà letteratura e cinema sanno dare. Il cinema e la letteratura sono gli strumenti che guideranno i partecipanti lungo un’analisi delle trasformazioni sociologiche e culturali nelle società in cui l’alterità e la mescolanza diventano tra le principali caratteristiche delle società stesse.

Paolo Vecchi. Collaboratore del mensile ‘Cineforum’, è autore di numerosi libri, dedicati soprattutto al cinema italiano ed esteuropeo. Negli ultimi anni ha pubblicato Disertori e nomadi – Il cinema di Juraj Jakubisko (Lindau, 2005), la terza edizione di Andrej Tarkovskij (Il Castoro, 2005, con Tullio Masoni), La luna, i falò– Il cinema di Fredi M. Murer (Lindau, 2007) e Radici – Il cinema di Istvan Gaal (Lindau, 2008, con Judit Pintér). Ha scritto voci per Encyclopedia of European Cinema (BFI), The Companion to Italian Cinema (Cassell) e il Dizionario Treccani. Ha collaborato con i Festival di Torino e Bergamo. Attualmente fa parte del comitato scientifico del Festival di Trieste. Nel 1999 gli è stato attribuito il premio Pietro Bianchi per la critica cinematografica. Ha tenuto corsi per l’Università di Modena e Reggio e per la RTSI. E’ professore a contratto di Storia e Critica del Cinema presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Parma.

Il destino, Egitto-Francia, 1997. Siamo nel 1195. Il giovane Joseph, il cui padre è stato bruciato sul rogo per aver tradotto le opere dell’eretico Averroè, fugge dalla Francia e raggiunge il Maestro a Cordoba. La casa del filosofo è frequentata, tra gli altri discepoli, dai due figli del califfo Al-Mansour, Nasser e Abdallah. Quest’ultimo, amante della poesia e della danza, ha una relazione con la figlia del cantore gitano Marwan. Spaventato per la gravidanza della giovane, in urto col padre, Abdallah si unisce alla setta di integralisti al servizio dell’ambiguo sceicco Riad. Il destino è un kolossal variopinto e rutilante, uno spettacolo popolare che rischia l’anacronismo con geniale sfrontatezza, girato in ambienti naturali dei quali sfrutta le potenzialità scenografiche con grande senso dello spazio e ariosi movimenti di macchina. Un po’ western, un po’ mélo e un po’ commedia, trova nel musical la sua dimensione più congeniale, affidando alle canzoni e alla danza una funzione ideologico – esplicativa.