Home Bologna 100 detenuti del carcere della Dozza hanno aderito all’associazione ”Liberarsi’

100 detenuti del carcere della Dozza hanno aderito all’associazione ”Liberarsi’


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In questi giorni oltre 100 detenuti del carcere della Dozza hanno aderito all’associazione denominata “Liberarsi” per il “risveglio dei dannati” e per dare voce alla lotta contro l’ergastolo. Ne danno notizia i detenuti in una lettera alla Città di Bologna, per mezzo del Sindaco, Sergio Gaetano Cofferati, e della Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Desi Bruno.


L’ergastolo è la massima pena prevista nell’ordinamento giuridico italiano, per la commissione di un delitto. Nella Roma antica, il termine indicava un campo di lavoro al quale erano destinati gli schiavi puniti, che non ne
uscivano più.
Anche se attualmente il carattere di perpetuità di tale pena è moderato dalla possibilità concessa al condannato di essere ammesso alla libertà condizionale dopo avere scontato 26 anni. Tale limite è abbassato dalle riduzioni previste per la buona condotta.
La riforma dell’Ordinamento penitenziario del 1986 ha poi consentito che il condannato all’ergastolo possa essere ammesso, dopo l’espiazione di almeno 20 anni, alla semilibertà.
Nell’ordinamento italiano l’ergastolo è previsto per alcuni delitti contro la personalità dello Stato, contro l’incolumità pubblica e contro la vita.
L’ergastolo è previsto poi quando concorrono più delitti per ciascuno dei quali è prevista la pena non inferiore a 24 anni.
Ma il carattere perpetuo della condanna pone gravi problemi di compatibilità con l’articolo 27 della Costituzione e con la legge Gozzini che ne dà attuazione.
L’articolo 27 della Costituzione Italiana recita:
“La responsabilità penale è personale.
L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di
umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Non è ammessa la pena di morte”.
Solo un tempo di recuper con u progetto educativo di responsabilizzazione e reinserimento in società fa cambiare la persona, ma senza reinserimento non c’è rieducazione.

Il volontariato, il privato sociale, gli enti locali e lo Stato, ognuno con le proprie competenze debbono agire affinché dalla certezza della pena,
come risposta solo alla paura, si possa giungere alla certezza del recupero come risposta adeguata ad una società sempre più egoista e violenta che s’illude di vincere il male con il male.
Per la piena applicazione dell’articolo 27 della Costituzione Italiana e della legge Gozzini, che ne da attuazione, tutti i detenuti
presenti nelle carceri italiane il 1 dicembre hanno aderito ad un giorno di sciopero della fame che verrà invece protratto dagli “ergastolani” dall’1
dicembre al 15 marzo che si svolgerà a rotazione di 6 giorni per volta nelle regioni italiane. Il 16 marzo, a conclusione, tutti i detenuti di tutti gli istituti di pena faranno un ultimo giorno di sciopero.

Avv. Desi Bruno
Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Bologna