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Il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani a Modena

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Lo sciopero generale della Cgil confermato per venerdì prossimo è uno strumento “antico”?

E’ un complimento”, uno “degli strumenti più adeguati alla gravità della crisi” che sta vivendo l’Italia. Così il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, risponde ad un editoriale del Corriere della sera che oggi critica la decisione del sindacato ‘rosso’ di scendere in piazza contro le misure anticrisi del governo Berlusconi.


“Lo trovo un complimento – dice Epifani a margine dell’attivo provinciale dei delegati di Modena – un omaggio allo sciopero che è una istituzione antica e uno strumento antico di mobilitazione del sindacato”. Il problema, secondo il segretario, “non è lo sciopero in sè ma a cosa serve. Lo strumento è antico, ma il contenuto è moderno”.
“Col nostro sciopero – continua il segretario – chiediamo che il governo affronti quello che ormai vedono come la crisi più pesante forse da sempre, con gli strumenti più adeguati alla gravità della crisi”.

“Anche qui a Modena – insiste Epifani – basta vedere i numeri della cassa integrazione e del rallentamento di quasi tutta l’industria manifatturiera e dei servizi per rendersi conto che se qui piove ci si può immaginare cosa succede in altre realtà dove il sistema produttivo e il tessuto locale è meno forte”.

L’hanno spacciata per un diritto mentre in realtà si tratta di un “atto di assistenza degno di un suddito”. La social card dovrebbe essere chiamata “tessera della fame”. Così Epifani si scaglia contro la manovra del governo Berlusconi a sostegno dei pensionati con redditi più bassi.
Citando la presa di posizione del settimanale dei Paolini Epifani attacca: “L’hanno chiamata social card, con un termine elegante per descrivere un’operazione che non è per niente elegante. Si dovrebbe piuttosto chiamarla tessera della fame”. La social card, spiega il segretario della Cgil citando Famiglia cristiana, “trasferisce un diritto in un atto di assistenza degno di un suddito, non di un cittadino. Neanche noi abbiamo mai usato parole così dure come quelle di Famiglia cristiana”. Centinaia di delegati presenti all’attivo hanno applaudito alle parole del segretario.