Nel 2008 il Prodotto interno lordo dell’Emilia-Romagna è l’unico a registrare un segno positivo dello 0,1%, contro un calo generalizzato nel resto del Paese. Lo dice il Rapporto sull’economia
realizzato da Regione ed Unioncamere e presentato oggi in Regione.
“Certo che anche l’Emilia-Romagna risente e risentirà nei prossimi mesidella brusca caduta di ordini e domanda sui mercati internazionali e,
ancor più, del blocco recessivo dell’economia italiana – ha detto l’assessore alle Attività produttive Duccio Campagnoli illustrando i dati
alla stampa – Ma in questi anni l’economia produttiva regionale è diventata certamente più solida, più specializzata: non vi è quindi
sostanzialmente una crisi di competitività ma di domanda”.
I dati del Rapporto 2008 raccontano di una regione che negli ultimi anni ha consolidato il proprio sistema produttivo, aumentando costantemente il prodotto interno lordo, la vocazione all’internazionalizzazione e
all’export, gli investimenti in ricerca e innovazione.
Uno su tutti: nel 2008 il Pil dell’Emilia-Romagna è l’unico a registrare un segno positivo rispetto a quanto accade in altre regioni e, in generale, nel Paese. Un prodotto interno lordo che negli ultimi tre anni (2005-2008) ha fatto registrare una crescita del 4,7%, ben al di sopra della media nazionale, ferma al 3,1% e di altre regioni
industrializzate. Allo stesso modo le previsioni per il prossimo triennio sono superiori al resto delle regioni.
“Non serve a molto quindi – ha spiegato Campagnoli – gridare per i segni meno della congiuntura di questi ultimi trimestri e dei prossimi; soprattutto sarebbe un gravissimo errore per le imprese e per i territori tirare i remi in barca. Il problema vero è attraversare il
tunnel di crisi senza vedere intaccato il valore e la qualità del nostro sistema produttivo e, soprattutto, prepararsi all’economia ancor più
impegnativa e globale che uscirà da questa crisi. La Regione punta ancor di più quindi a sostenere investimenti strutturali per l’innovazione,
l’internazionalizzazione, la trasformazione energetica. Per questo, e per non scaricare ingiustamente la crisi sull’occupazione, occorre un vero Patto tra istituzioni, imprese, banche, sindacati per una strategia e per comportamenti virtuosi per gli investimenti e per il lavoro”.
“Dobbiamo essere consapevoli che le scelte di oggi costituiscono le condizioni per la ripresa di domani – ha aggiunto Andrea Zanlari, presidente di Unioncamere Emilia-Romagna – Il ‘chi siamo’ oggi ci parla di un’economia regionale che riesce a spuntare per il 2008 un risultato migliore di quello del Paese nel suo complesso. Anche in Emilia-Romagna si stanno avvertendo i riflessi negativi della crisi internazionale e della
pesante congiuntura. E’ da queste valutazioni, che discende il ‘chi vogliamo essere’: è dai nostri punti di forza che si giocano i tempi e
l’intensità della ripresa. Ad azioni che abbiano impatto immediato, vanno affiancati interventi di più lungo periodo capaci di rispondere alla visione che vogliamo diventare. I numeri del Rapporto individuano nell’innovazione e nella qualità il motore dello sviluppo. Ed è su questi aspetti che il sistema delle Camere di commercio si sta muovendo, in stretta collaborazione con la Regione, gli Enti locali, il mondo associativo e delle rappresentanze”.
I DATI
Il prodotto interno lordo dell’Emilia-Romagna negli ultimi tre anni (2005-2008) ha fatto registrare una crescita del 4,7%, ben al di sopra
della media nazionale, ferma al 3,1% e delle altre regioni più industrializzate, come Lombardia, Veneto e Piemonte. Soprattutto le previsioni calcolate da Prometeia per il Rapporto scommettono per il prossimo triennio su un trend regionale di ripresa della crescita, sia pur
rallentata dalla crisi internazionale, con un 1,5%, superiore alla media nazionale dell’1%.
Il rapporto Met, che è parte integrante dell’indagine sull’economia regionale ed è stato realizzato sulla base di una rilevazione diretta su
un campione significativo di oltre 3000 imprese della regione, mostra che in questi anni l’Emilia-Romagna è divenuta soprattutto un grande polo
manifatturiero, con significative capacità di tenuta e di traino del resto dell’economia.
Il dato più significativo di questa tenuta del settore industriale si ottiene confrontando la dinamica del valore aggiunto industriale con
quella mostrata dall’Italia nel suo complesso, dinamica sistematicamente superiore nell’ultimo decennio. Un risultato prodotto da fattori
strutturali come una crescita costante del livello di spesa in ricerca e sviluppo che è aumentato significativamente ed è salito sopra il livello
nazionale.
Il confronto degli andamenti di lungo periodo dell’Emilia-Romagna con quelli del Nord Est e dell’Italia mette in luce una sostanziale
robustezza del comparto industriale della regione, che fa registrare tassi di incremento medi annui del valore aggiunto industriale (+0,8%) superiori
di circa mezzo punto percentuale rispetto al dato medio dell’Italia. Vi è il segno quindi di una modifica alla struttura industriale della regione, che ha portato al rafforzamento della filiera
meccanica e ad una crescita della chimica e di alcune produzioni di alta tecnologia, contestualmente ai processi di ristrutturazione che hanno subito alcuni settori più tradizionali e comunque fortemente radicati (alimentare, lavorazione dei minerali non metalliferi, prodotti in metallo, sistema moda).
PIL
Come detto il PIL pro capite dell’Emilia-Romagna risulta stabilmente superiore alla media nazionale e di altre regioni del Nord Italia. In particolare, nel 2008, è prevista una crescita dello 0,1% a fronte di un calo generalizzato nel resto del Paese (-0,2%) e delle principali regioni industrializzate. Le previsioni per il prossimo triennio 2009-2011 confermano un trend regionale (1,5%) superiore alla media nazionale (1,3%).
OCCUPAZIONE
I dati del ricorso alla Cassa integrazione guadagni per il periodo gennaio-agosto 2008, indicano che le ore autorizzate per dipendente, infatti, si attestano a 2,20, contro la media nazionale del 5,88, il 10,08 del Piemonte, il 7,57 della Lombardia e il 3,46 del Veneto.
Ancora nel 2008 l’Emilia-Romagna fa registrare il tasso di occupazione più alto (70,4%) fra le regioni del Nord e del Centro Italia, e ben superiore alla media nazionale (59,2%) e alle altre regioni del nord (Piemonte 65,7, Lombardia 67,3, Veneto 66,3, Toscana 65,7).
Allo stesso modo, il tasso di disoccupazione (3,3%) è il più basso fra le regioni assimilabili (Piemonte 4,6, Lombardia 3,7, Veneto 3,8,
Toscana 5,3) e meno della metà del dato nazionale (6,9%).
ESPORTAZIONI
La performance differenziale maggiore dell’Emilia-Romagna negli ultimi anni si registra soprattutto dal lato delle esportazioni. Negli ultimi
dieci anni, la Regione ha acquisito quasi due punti percentuali di quota sull’export nazionale arrivando al 13,2% a giugno 2008 e superando, dopo il Piemonte, anche il Veneto.
I dati Istat, inoltre, sul periodo 2000-2007, evidenziano come le esportazioni dell’Emilia-Romagna siano cresciute del 33,4% (contro il 19,9
della Lombardia, il 10,9 del Veneto e il 19,8 nazionale) e il valore medio unitario sia cresciuto nello stesso periodo del 26,6%, a fronte di un
incremento del 2,9% per il Veneto, di un calo dell’11,7 per Lombardia e del 5,1 della media nazionale.
LE POLITICHE REGIONALI
Il Rapporto MET dimostra che in questi anni si è registrato un significativo calo delle risorse derivanti da interventi nazionali per le
imprese e invece una crescita di quelle regionali.
Il Rapporto rileva poi che le politiche dell’Emilia-Romagna sono quelle che si sono maggiormente specializzate dedicando una media negli ultimi 5 anni del 41% del totale a ricerca e innovazione, a fronte di una media nazionale del 14,8% e ben al di sopra di regioni come la Toscana (28,5%),
Lombardia (9,7%), Piemonte (13,3%) e Veneto (19,9%) e con un 18,3% per l’internazionalizzazione, a fronte di una media nazionale del 4,8% e ben al di sopra di regioni come la Toscana (3,5%), Piemonte (3,6%) e Veneto
(16,3%).
Nel 2008 la Regione ha destinato 35 milioni di euro per sostenere il credito agevolato per gli investimenti e l’innovazione organizzativa delle
imprese, 43 milioni di euro per la ricerca industriale e il trasferimento tecnologico e 15 milioni di euro per la qualificazione energetica delle imprese. Inoltre 10 milioni di euro per
l’Internazionalizzazione.
Per il 2009 la Regione ha già definito l’accordo antirecessione per contrastare gli effetti della crisi in atto e per consentire alle pmi di
accedere al credito a breve termine. L’intesa è stata sottoscritta insieme a Unioncamere, Consorzi fidi e Istituti di credito aderenti.
Grazie all’intesa, le banche aderenti mettono a disposizione un plafond di un miliardo di euro ad un tasso d’interesse non superiore all’euribor
maggiorato di uno spread massimo di 1,5 punti. L’accordo si affianca alla decisione di mettere a disposizione già dal 1° gennaio 50 milioni di euro
interamente dedicati a sostenere ulteriormente il credito per gli investimenti di medio e lungo periodo. Inoltre per il prossimo triennio la
Regione è impegnata nella realizzazione dei tecnopoli per la ricerca industriale con la programmazione di 100 milioni di euro, e delle aree ecologicamente attrezzate per lo sviluppo degli insediamenti industriali e artigiani con un investimento di 53 milioni di euro.