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Confartigianato: la crisi addenta anche l’Emilia Romagna

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Secondo i dati Prometeia, rielaborati dal centro studi di Confartigianato Emilia Romagna, il Prodotto interno lordo dell’Emilia Romagna nell’anno 2008 è stimato a 139.439 milioni di euro, valore che è rimasto invariato rispetto al 2007, dato per certi versi confortante ma che se viene confrontato con le buone performance del periodo 2006/2007 (+2,0%) dimostra come il 2008 sia fortemente influenzato dalle ripercussioni globali dovute alla crisi finanziaria e dei mercati. La situazione di crescita nulla rientra in un quadro di recessione nazionale ed internazionale che si riprenderà soltanto a partire dal 2010, per il 2009 permangono infatti previsioni negative, -0,2%.

Di fronte a previsioni poco ottimistiche del Pil emiliano e romagnolo anche gli investimenti hanno registrato una leggera crescita congiunturale dello 0,2%, contro una flessione nazionale del -0,4%, dopo che il 2007 aveva comunque fatto registrare un positivo +1,7%; le previsioni per il 2009 si ipotizzano negative, ma si prospetta una buona ripresa a partire dal 2010.
Rispetto alle ultime stime di maggio riferite al 2007, si osserva una revisione al rialzo delle dinamiche di crescita di tutti i settori economici, ad eccezione dell’agricoltura dove si era prospettato allora un valore positivo, ed invece ha mostrato degli elementi di flessione. Ma il 2008 sembra essere l’anno della ripresa per il comparto, che evidentemente non risente in prima battuta della crisi finanziaria, evidenziando una variazione dell’7% tra il 2007 e il 2008, contrariamente alla contenuta crescita nazionale e subendo una forte revisione al rialzo rispetto al dato di maggio (3,4%).
L’industria risente invece più degli altri comparti degli effetti della crisi e nel 2008 presenta un eloquente -1,8%, mentre nel resto del NordEst cresce dell’1%. Migliore in termini di robustezza contro la crisi è il comparto dei servizi, che mostra una variazione nel 2008 pari allo 0,7%. Per il settore delle costruzioni il 2008 ha confermato le fosche previsioni: dopo un 2007 in cui il trend del valore aggiunto cresceva perfino a ritmi pari al 3,9% negli ultimi 12 mesi ha perso lo 0,6%, in linea con media nazionale nettamente superiore rispetto alla situazione grave del NordEst (-2,3%).
Complessivamente l’Emilia Romagna presenta un saldo commerciale pari a 18.010 milioni di euro, con una maggiore incidenza, rispetto al NordEst, delle esportazioni piuttosto che delle importazioni.

L’analisi delle variazioni percentuali registrate dal 2002 e previste fino al 2011 sembrano delineare una linea di tendenza ben chiara: la crisi frenerà soprattutto i tassi di dell’import rispetto ad una contenuta diminuzione dell’export, per il biennio 2008 – 2009. Dal 2010 riprenderà vigore il commercio con l’estero, soprattutto recuperando il flusso di importazioni.
Il tasso di occupazione nel 2008 farà segnare un valore pari al 46,1%, in linea con il NordEst ma decisamente superiore al dato nazionale, rispettivamente pari al 45,0% e al 39,2%, il tasso di disoccupazione nel 2009 dovrebbe attestarsi al 4,2%, il tasso di occupazione dovrebbe invece registrare nei prossimi tre anni valori oscillanti intorno al 46%, in lento ma costante aumento; lo stesso dicasi per il tasso di attività che dovrebbe mantenersi appena al di sotto del 48%.

Performance provinciali
Rispetto al 2007 la provincia che ha sofferto di meno della situazione risulta Ferrara (0,8%), che ha fatto da contrappeso ad alcune economie locali più disagiate, come quella di Rimini (-0,9%). Per il prossimo triennio le indicazioni previsionali tendono ad ipotizzare una lenta ripresa, che in linea generale andrà a sfiorare il punto percentuale. Ferrara e Bologna, che saranno i motori trainanti di questa ripresa in termini congiunturali dell’economia emiliana, cresceranno nel 2011 a tassi pari all’1,2% e 1,1% rispettivamente. Per quanto riguarda le altre province le performance continueranno ad essere comunque positive, sebbene più modeste delle precedenti: 0,6% per Rimini, ad esempio.
L’Emilia Romagna mostra un avanzo nella bilancia commerciale abbastanza consistente che si attesta nel 2008 a 18.010 milioni di euro, non tutte le province però esportano più di quanto importano: lo sono Parma e Ravenna che, rispettivamente, mostrano deficit pari a 718 e 478 milioni di euro.
Le altre aree della regione, invece, registrano una situazione di avanzo commerciale, specie a Modena, Reggio Emilia e Bologna.

A livello provinciale i territori che hanno mantenuto nell’ultimo anno le migliori performance di volumi di affari con l’estero sono Modena e Ferrara (3,2% e 1,4%, rispettivamente), mentre Piacenza continua a ridimensionarsi (-8,5%).

Per quanto riguarda invece l’altra parte della bilancia commerciale, la provincia più dipendente nell’ultimo periodo dai prodotti provenienti dai paesi stranieri è stata Bologna con un incremento pari al 4,4%. Chi ha invece contribuito ad alleggerire la bilancia commerciale sono state Piacenza e Parma, dato che in queste aree si è assistito ad una riduzione del valore dell’import provinciale, pari rispettivamente a -14,4% e a -10,0%. Per il futuro triennio, si prevede una leggera ripresa di entrambi i flussi, in entrata e uscita. Il mercato del lavoro nelle province della regione subisce dei peggioramenti soprattutto nel caso del tasso di disoccupazione, che ha registrato un peggioramento dello 0,7% nel 2008.

Commento del Presidente di Confartigianato Emilia Romagna Giampaolo Palazzi
“Analizzando questi dati risulta chiaro come l’Emilia Romagna continui ad essere un’importante figura economica del NordEst visto che produciamo quasi il 40% del reddito totale dell’area, non possiamo però sottovalutare i segnali di sofferenza che sembrano, per la prima volta, intaccare settori importanti, su tutto l’industria. Nelle rilevazioni precedenti ritenevamo positivo il fatto che negli indicatori principali l’Emilia Romagna si comportasse meglio del resto d’Italia, ora fatichiamo anche ad avere questo conforto. Confartigianato si è già mossa a sostegno dlele imprese con la realizzazione di Unifidi, una realtà che sta garantendo credito alle piccole e medie imprese, vera ossatura del tessuto economico regionale, in un momento in cui le banche concedono sempre meno fiducia a chi ancora investe e crede nella propria attività. Sul fronte del credito riteniamo necessario ed urgente un piano organico di interventi articolato su 3 fronti: rafforzare gli strumenti di garanzia pubblica al credito alle piccole e medie imprese; potenziare il sistema mutualistico dei 251 Confidi dell’artigianato; sostenere i processi di investimento e sviluppo”.