Home Attualita' Fini a Reggio Emilia: festa della Bandiera sotto la neve

Fini a Reggio Emilia: festa della Bandiera sotto la neve


# ora in onda #
...............




Sotto un’abbondante nevicata, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha partecipato oggi a Reggio Emilia alle celebrazioni del 212.mo anniversario della nascita del Tricolore: in una strada attigua al palazzo del Municipio, la terza carica dello Stato ha scoperto una lapide che ricorda i 110 deputati della Repubblica cispadana che nella Sala del Tricolore il 7 gennaio del 1797 decretarono la nascita della prima bandiera nazionale italiana.


Fini ha quindi preso parte alla cerimonia dell’alzabandiera che si è svolta nella piazza principale della città: accanto al Tricolore alcuni giovani reggiani hanno alzato la bandiera dell’Unione europea.
“Si deve essere tutti concordi nel ribadire che in una Costituzione così ampia come la nostra non deve destare motivo di scandalo fare modifiche sulla parte relativa al funzionamento delle istituzioni” ha sottolineto il presidente della Camera. Il presidente tiene comunque a precisare che “sarebbe invece motivo di perplessità e di giusta opposizione modificare i principi fondamentali. Quelli – chiosa – erano validi allora e sono validi oggi. Gli anni a venire “potranno e dovranno essere il tempo dell’Italia-farfalla”, e non più, come avvenuto fino ad oggi, “il tempo dell’Italia-calabrone o dell’Italia-crisalide”, cioè della transizione. Fini usa questa metafora, ricordando che sono stati sociologi ed economisti a mutuarla da John Kenneth Galbraith, per fare appello alla necessità di riforme. La metafora, infatti, si riferisce al calabrone, che riesce a volare a dispetto delle leggi della fisica. E l’Italia, secondo il presidente della Camera, “per certi aspetti può essere assimilata al calabrone: negli ultimi anni è riuscita a crescere e prosperare, nonostante le leggi della fisica”. Ora, però, avverte, “non è più possibile prosperare nell’anomalia. Si va diffondendo l’idea che la cosiddetta anomalia italiana non può più essere un prestesto per l’immobilismo, per addossare ad altri le responsabilità, per rimandare sempre tutto a domani”. E’ arrivato, dunque, il tempo “dell’Italia-farfalla”, cioè il momento in cui è necessario “restituire le ali all’Italia”. Dalle difficoltà e dalla fin troppo lunga transione il Paese deve uscire rinnovato e rinvigorito. E’ un impegno che deve riunire le istituzioni, le forze politiche e sociali. E’ l’impegno per rendere possibile oggi la fiducia nel domani, fiducia da rafforzare con gli esempi e con il comportamento”
“Nonostante le ricorrenti, direi quotidiane polemiche su quasi ogni tema del dibattito politico – ha aggiunto – personalmente continuo a pensare che oltre che auspicabile, la comune assunzione di responsabilità di una politica riformatrice tra maggioranza e opposizione sia anche possibile, purché tutti abbiamo a cuore l’interesse nazionale”. Non tradurre in realtà le volontà espresse di riforma, e addossare ad altri le responsabilità “sarebbe prova di grave miopia politica”. Il presidente della Camera, in particolare, fa riferimento alla necessità di approdare a un sistema compiuto di federalismo, che non sia soltanto quello fiscale. Indica, in particolare, il fatto che “è nell’interesse della nazione, non di una parte di essa, che il nostro attuale sistema bicamerale sia archiviato, per dar luogo ad un nuovo assetto costituzionale che tenga conto delle autonomie territoriali e del crescente ruolo, anche costituzionale, da esse svolto, oltre che dalla necessità di equilibrare in modo più rispondente alle esigenze di una moderna democrazia governante il rapporto tra il potere esecutivo e quello legislativo”.
Il presidente della Camera è stato anche protagonista di una piccola contestazione della Fiamma tricolore di casa Pound e di Centro studi Italia, un’associazione di Reggio Emilia: uno striscione con la scritta “Fini a Reggio, condannare gli eccidi partigiani”, è stato innalzato all’inizio della cerimonia dell’alzabandiera e immediatamente rimosso dalle Forze dell’ordine.

IL DISCORSO DEL SINDACO, DELRIO, AL TEATRO ARIOSTO
Signor presidente della Camera, autorità, amiche e amici un caro benvenuto a tutti voi,
in questa giornata di festa in cui celebriamo la nascita della bandiera nazionale figlia della città di Reggio Emilia, nascita avvenuta 212 anni fa nella sala che abbiamo appena lasciato.
Soprattutto benvenuto a lei, presidente Gianfranco Fini, che siamo molto onorati di avere qui con noi.
Siamo onorati, perché la sappiamo da sempre sostenitore della bandiera Tricolore come simbolo dell’unità nazionale le dobbiamo, inoltre, gratitudine anche per aver sempre difeso le parole chiave della nostra Costituzione come ha fatto pochi minuti fa sostenendo che, mentre servono riforme delle parti funzionali, i principi fondamentali non si toccano ma soprattutto grazie, signor presidente, a nome di questa città medaglia d oro della resistenza e di tutti i cittadini reggiani.
per aver pronunciato parole non ambigue di condanna del fascismo e delle leggi razziali.
Le città e l’unità nazionale

Il Primo Tricolore italiano fu generato dal moto di quattro città, Reggio Emilia, Modena, Ferrara e Bologna che qui, il 7 gennaio 1797, si riunirono nella Repubblica Cispadana.
Onorare il Primo Tricolore significa quindi ricordare che la nostra nazione, l’unità nazionale, nascono dalla volontà delle città.
I 110 deputati di queste quattro città vedevano nella via nuova dell’unità nazionale una speranza di progresso, di diritti e di giustizia per i loro cittadini.
E’ una lezione, questa, molto attuale.
Dobbiamo una solennità più condivisa del significato del Tricolore ad anni recenti
e in particolare alla convinzione dei presidenti della Repubblica come Carlo Azeglio Ciampi.
E ad anni recenti dobbiamo anche un significato ritrovato e più condiviso di parole come “nazione” e “unità nazionale”, se non di “patria”,
Anni recenti in cui – dopo il buio in cui sono state utilizzate per essere motivo di conflitto e di aggressione, dopo il silenzio in cui sono state taciute oppure a volte solo pronunciate per scopo di parte – queste parole, “nazione”, unità a quello costituzionale.
Parole che indicano l’essenza di una comunità e di una identità, ma una comunità italiana che con le altre comunità europee condivide valori universali, di pace, di pari opportunità, di solidarietà, di uguaglianza di diritti e doveri tra i cittadini.
L’uguaglianza dei diritti non riguarda i soli cittadini, ma anche tutti i popoli e le nazioni.
E bandiere come il nostro Tricolore rappresentano le nazioni in cui i popoli si riconoscono.
Per questo le nazioni democratiche non possono accettare veder bruciare le bandiere nazionali in piazza, per questo abbiamo condannato il gesto indegno compiuto in questi giorni.
Ma sempre per il principio dell’uguaglianza dei popoli non possiamo essere indifferenti alle sofferenze dei civili a Gaza e non implorare un immediato cessate il fuoco e la pace per quelle nazioni.
Tricolore, costituzione, resistenza
Signor presidente della Camera
Il Tricolore nasceva il 7 gennaio 1797 sull’impulso di un vento europeo di consapevolezza dei popoli, ispirandosi ai principi di libertà, uguaglianza e fratellanza.
Quegli stessi principi sui quali si fondò la nostra nazione per uscire dalle macerie della seconda guerra mondiale, che hanno animato la lotta di Resistenza e che hanno permesso quella splendente pagina di riconciliazione che è la nostra Costituzione.
Non possiamo dimenticare, come disse Nilde Iotti, che questa pagina “era stata aspirazione di parecchi degli uomini che fecero il Risorgimento, ma sempre frustrata da una monarchia arretrata” e sarà dunque un doveroso tributo per noi ricordare Giuseppe Garibaldi, che 150 anni fa fu a Reggio Emilia, con un momento celebrativo particolare.
E’ per questa comune radice tra nascita della nazione unita e nascita della Repubblica democratica italiana, che anche quest’anno abbiamo fatto dono di una copia della Carta costituzionale agli studenti delle scuole superiori come viatico per l’ingresso nella comunità da cittadini responsabili.
E’ per queste comuni radici che altri studenti riceveranno fra poco la bandiera italiana e la bandiera europea.
E così, allo stesso modo, per queste comuni radici, il 25 Aprile scorso, abbiamo voluto con noi i ragazzi di Locri, i nuovi resistenti contro le mafie, per rinsaldare con loro, con la consegna del Primo Tricolore, quel patto sociale tra cittadini per l’uguaglianza, la solidarietà, la libertà.
La crisi e l’uguaglianza
L’anno iniziato si presenta sotto inquieti auspici per una crisi economica globale, che riguarda anche il nostro paese e il nostro territorio
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ci ha richiamato, nel messaggio di fine anno, a riscoprire i valori profondi che fanno il nostro paese e ci ha invitato a non avere paura.
E’ infatti in momenti come questi, ancora più che in altri, che occorre assicurarsi che libertà, uguaglianza e solidarietà continuino a coniugarsi e in particolare vigilare sul principio dell’uguaglianza.
Quel principio così ben enunciato all’articolo 3 della nostra Costituzione: “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del nostro paese”.
Dunque
Uguaglianza di diritti e doveri
di valore tra le persone uguaglianza di opportunità e di condizioni di partenza per poter aspirare alla realizzazione personale nel seno della comunità.
Se non c’è uguaglianza c’è una società che non riesce a garantire l’accesso ai giovani e ai talentuosi nelle posizioni di prestigio c’è una società in cui prevale l’appartenenza a una famiglia di sangue o di interesse.
Se non c’è uguaglianza c’è una società in cui albergano sempre più ampie sproporzioni tra gli ultimi e i primi con il rischio estremo
che solo i primi possano trovare, per condizione di nascita, ricchezza e favore, risposta a quei diritti che la nostra Costituzione vuole per ciascuno.
Se non c’è uguaglianza, non c’è giustizia anche perché la libertà può divenire arbitrio e prepotenza dei forti.
La crisi ha disvelato pienamente deformazioni del potere economico. Solo una democrazia economica ci permetterà di avere ragione di questo momento, perché non è difficile prevedere che “chi è orfano nella terra dei diritti”, poi diventi “straniero nella terra dei doveri”.
Servono certamente ammortizzatori sociali rinnovati ed efficaci e serve innovazione imprenditoriale, ma importante sarà un’attenta opera di vigilanza da parte delle istituzioni sul rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini perché ci siano condizioni di lavoro dignitose per tutti i lavoratori, nuove politiche contro il precariato, che rendano possibile un progetto vero e serio per il futuro dei singoli, delle coppie e delle famiglie.
Le istituzioni e la società, debbono dunque vigilare e agire. Come infatti sottolineò Nilde Iotti “a differenza della Costituzione di altri paesi, nella nostra Costituzione l’affermazione dei diritti di libertà, dei diritti di uguaglianza, del diritto del lavoro è sempre accompagnata dalla previsione di un impegno dello Stato (…), perché quei diritti non restino solo una garanzia formale (…) ma diventino un concreto obiettivo che la Repubblica è tenuta a raggiungere”.
Cambiamento Costituzione
Signor presidente sappiamo che l’agenda istituzionale di quest’anno prevede importanti riforme .
Ci appelliamo a lei, signor presidente, perché le riforme avvengano in piena adesione con lo spirito della Costituzione.
Saremo felici se l’annunciata riforma federale andrà in questa direzione.
Se saprà garantire un governo di prossimità mantenendo la solidarietà nazionale e senza toccare i diritti inviolabili civili, sociali, politici garantiti in maniera uniforme in tutto il paese.
Ed è proprio tornando al 1797 e a quelle quattro città che c’è una risposta anche per il futuro di un’identità nazionale rinnovata.
Quattro città – ciascuna con una vita propria, un destino, un volto – che scelsero di unirsi facendo ponte verso altre città per ampliare la rete dei diritti; una unità in cui le identità – delle città stesse e della Repubblica – non si cancellano, ma si esaltano; da qui credo nasce l’Italia delle cento città.
Dove i problemi del mondo assumono una dimensione umana, città dove la crisi globale si materializza nelle persone che perdono il lavoro e che conosci per nome ma città pronte a pagare di prima persona città dove amministratore e amministrato si incontrano per strada
e non solo sindaco e cittadino ma tutti, anche tutte le altre rappresentanze che oggi vedo qui
autorità, istituzioni, imprese, associazioni, forze dell’ordine perché ci si conosce città come la nostra in cui la diffusa capacità di coesione e di reciproco sostegno tra i cittadini è forte
è il saldo fondamento e riferimento delle istituzioni.

Queste cento città sono la ricchezza della nostra nazione, e sono il vero ponte per l’Europa e il mondo.

Queste città provano ogni giorno a declinare il principio di uguaglianza delle opportunità per tutti. I greci ritenevano che nessuno potesse essere libero che fra i suoi pari. E credevano che la vita di un uomo libero fosse inconcepibile senza la presenza degli altri . E perciò sia la libertà sia l’ uguaglianza avevano bisogno di un luogo dove concretizzarsi, la piazza, la polis.
Costruire sempre e di nuovo spazi di libertà e di uguaglianza.
Questo è il senso delle risposte che le città danno ai cittadini,con i servizi sociali con le scuole materne per i bambini, i appartamenti protetti per gli anziani, gli aiuti alle famiglie, gli investimenti sul territorio: il governo deve capire che gli enti locali sono il vero motore economico del paese e per questo, signor presidente, il governo dovrebbe metterli in condizione di essere liberi di investire sul territorio.
E’ questa, infatti, signor presidente, la rete che fa l’unità nazionale.
È questa la rete identitaria su cui è fondato il nostro paese.
Speranza e responsabilità per il 2009
Infine, caro presidente, guardando
all’anno che ci aspetta a questa crisi economica,
al futuro delle nostre città, a chi amministra loro e a chi amministra la nostra amata nazione.
Ci auguriamo una stagione che apra dunque le porte a un’etica rinnovata che possa permeare le azioni della politica.
Una rinnovata etica che interpelli soprattutto noi che abbiamo responsabilità e che possa generare nei comportamenti di ciascuno nuove piccole speranze quotidiane.
Quelle “ragionevoli speranze” che generano fiducia nelle persone, che li fanno sentire membri attivi di una comunità, cittadini.
E’ a questo rinnovato impegno etico fatto di idealità e disinteresse personale a cui ci chiamano i giovani del 1797, i giovani della resistenza, a cui ci chiamano la nostra città, la nostra nazione e la nostra bandiera che oggi onoriamo.
Grazie e buona festa del Tricolore.

LE SCUOLE CHE HANNO RICEVUTO LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA E IL PRIMO TRICOLORE
Queste le scuole e gli studenti universitari che, oggi in Sala del Tricolore, hanno ricevuto copia della Costituzione della Repubblica italiana dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, dal sindaco di Reggio Graziano Delrio, dalla presidente della Provincia Sonia Masini e dall’assessore regionale, Lino Zanichelli.
Istituto statale d’arte Chierici
Hanno ricevono la Costituzione: il dirigente scolastico Maria Grazia Diana, gli studenti Francesco Prati e Federica Friggeri.
Liceo classico-scentifico Ariosto-Spallanzani
Hanno ricevuto la Costituzione il dirigente scolastico Gino Molini; gli studenti Anna Maria Giberti e Riccardo Lasagni.
Istituto Scaruffi-Levi Città del Tricolore
Hanno ricevuto la Costituzione il dirigente scolastico Maurizio Bocedi; gli studenti Alice Codeluppi e Stella Rama
Istituto professionale servizi commerciali e turistici Filippo Re
Hanno ricevuto la Costituzione il dirigente scolastico Mario Nanni; gli studenti Michele Calvi di Coenzo e Tetyana Karetnikova.
Istituto professionale statale Ipsia Lombardini
Hanno ricevuto la Costituzione il dirigente scolastico Costantino Coppola; gli studenti Matteo Battini e Alex Ghizzi.
Università degli studi di Modena e Reggio Emilia
Hanno ricevuto la Costituzione il prorettore Luigi Grasselli; gli studenti Silvia Simonini e Davide Minonne.
Scuola media Fontanesi
Hanno ricevuto la Costituzione la professoressa Tiziana Muzzini; gli studenti Arianna Fioletti e Marco Giaroni.
Istituto comprensivo Galilei
Hanno ricevuto la Costituzione il professor Giorgio Cangiano; gli studenti Martina Ronzoni e Alessandro Cianciotta.
– Queste, invece, le scuole che hanno ricevuto copia del Primo Tricolore al teatro Ariosto:
Bus-Tcs Blaise Pascal
Liceo scientifico Aldo Moro
Scuola media paritaria San Vincenzo De Paoli