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Intervento dell’Ass. Zanichelli in occasione della Festa del primo Tricolore


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Di seguito, l’intervento dell’assessore regionale Lino Zanichelli, tenuto oggi al teatro Ariosto, nel corso delle celebrazioni per il 212° anniversario del Primo Tricolore.

Signor presidente della Camera dei deputati, signor sindaco, signora presidente della provincia, autorità.
E’ un onore per me intervenire qui a Reggio Emilia, con i colleghi consiglieri regionali, in rappresentanza della nostra Regione.
Lo è perché questa cerimonia non è mai stata un appuntamento rituale, ma un momento di identità collettiva ed un’occasione di riflessione critica.
Lo è perché il Tricolore cispadano è uno dei tratti distintivi di questa nostra Emilia-Romagna.
Chi propose il 7 gennaio del 1797 “che si renda universale lo Stendardo, o Bandiera Cispadana di tre colori Verde, Bianco e Rosso, e che questi tre colori si usino anche nella coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti.”
Fu il deputato Giuseppe Compagnoni, insigne letterato e giurista, proveniente dalla cittadina di Lugo. Del resto qui si riuniscono 110 delegati di Bologna, Ferrara, Modena e della stessa Reggio che era già stata protagonista, sull’onda dei movimenti europei di quegli anni, di una crescente mobilitazione popolare dei movimenti culminati nell’estate del 1796 con l’innalzamento dell’albero della libertà nella piazza municipale.
Il Congresso si occupa della bandiera, ma non solo. Pochi giorni dopo a Modena viene approvata la Costituzione e la Dichiarazione dei diritti e dei doveri dell’uomo e del cittadino, che conservano tutt’ora una straordinaria forza: “La libertà consiste in poter far ciò, che non nuoce ai diritti altrui… La sicurezza risulta dal concorso di tutti per assicurare i diritti di ciascheduno… la sovranità risiede essenzialmente nell’universalità dei cittadini… la Repubblica Cispadana è una, e indivisibile… Potrei continuare.
Come è noto la Repubblica Cispadana ebbe vita breve. Già nel luglio si fuse con la Repubblica Cisalpina.
Sono passati più di due secoli da quel 7 gennaio 1797, ma c’è un filo che si snoda a partire da quella stagione e che giunge ai giorni nostri.
C’è quel tratto democratico e popolare che si è poi sviluppato nel risorgimento e nella lotta di liberazione dal nazifascismo che ha avuto una forte radice di massa e popolare. C’è quella dignità della persona, del lavoro della responsabilità che ha fatto sì che una terra che era tra le più povere d’Italia agli inizi del 900, sia oggi una delle più ricche d’Europa. C’è quel “federalismo” praticato nella concretezza di chi non aspetta un aiuto, ma si organizza.
Una terra con solisti di valore, ma consapevoli sempre del valore dell’orchestra che ha sorretto le loro prove.
E’ anche per questo che qui affondano le loro radici alcuni padri della Costituzione repubblicana di cui abbiamo appena celebrato il sessantesimo. Tre costituenti molto importanti, componenti di quella Commissione dei 75 che elaborò il testo della Costituzione: Giuseppe Dossetti, tra le personalità cattoliche e spirituali più autorevoli, Nilde Iotti, una delle pochissime donne di quel Comitato e Meuccio Ruini che ne fu il Presidente.
Vorrei ricordare quanto ebbe a dire Ruini a proposito di quel lavoro: “Le grandi idee animatrici debbono accompagnarsi col senso della realtà, della concretezza, delle possibilità effettive, ma la parola ‘compromesso’ grava ( …su di noi… ) come un incubo…
In realtà, nella nostra Commissione, non ci sono state trattative esplicite, ma accostamenti nella discussione. Né bisogna dimenticare che esistono compromessi di fatto, non negoziati che vanno al di sopra della volontà. Compromessi storici che si delineano da se stessi; e sarà così io credo, anche nella nostra Costituzione”.
E’ bene ispirarsi a quel messaggio in un momento di grandi difficoltà economiche e sociali e di rinnovate tensioni di guerra in terre così vicine come la Palestina e al dramma di questi giorni. Mi associo alle parole del sindaco e della presidente della Regione e aggiungo: due popoli con ‘ragioni’ non possono che condividerle nel compromesso.
E’ bene ispirarsi a questo messaggio nel momento in cui la crisi, le crisi, impongono a tutti noi una forte capacità riformista quale condizione per reggere le sfide del futuro.
Un federalismo serio, nella convinzione che non è importante arrivare un attimo prima, ma di arrivare forti e sicuri. E noi vogliamo che questo renda più forte l’intero paese.
La capacità di affrontare la crisi valorizzando tutte le risorse dei territori, a partire dalle sue persone che devono godere di eguali opportunità, nell’istruzione e nella salute. Un lavoro che deve essere sicuro. Una rete di coesione capace di cogliere tutte le opportunità. La crisi climatica come motore per la ricerca e l’innovazione, il risparmio e le fonti alternative.
La capacità in sostanza di mettere al di sopra dei pur legittimi interessi parziali l’orizzonte generale. La buona politica.
Che ha bisogno di una sana fisiologia democratica tra forze antagoniste e nel contempo della capacità di ottenere rispetto e ascolto, con il rispetto e l’ascolto.
Onorare la propria bandiera, ma avere nel contempo la capacità di rispettare tutte le bandiere.
Siamo orgogliosi della nostra storia proprio perché ha in sé lo sguardo lungo e aperto di chi ha saputo guardare in faccia il proprio futuro. Crediamo anche noi, con il presidente della Repubblica, che le difficoltà possano essere uno stimolo a migliorarci. Per questo stiamo lavorando e vogliamo farlo ancor più nell’anno nuovo. Grazie.