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Il Nord-Est guida la crescita del valore aggiunto nel 2006


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Il Nord-Ovest si colloca invece in coda dopo Centro e Sud. E’ quanto emerge dall’analisi dell’Istat sull’andamento di valore aggiunto, occupazione eproduttivita’ nelle provionce. A fronte di una crescita del valore aggiunto a livello nazionale del 2,8%, nelle quattro ripartizioni geografiche si registra un aumento del 2,8% nel Mezzogiorno, del 3,0% nel Centro, del 3,1% nel Nord-Est e del 2,5% nel Nord-Ovest.

Il settore dei servizi fornisce un contributo importante per la crescita economica di tutte le aree geografiche, con risultati sopra la media nazionale (+3,0%) nel Mezzogiorno (+3,3%), nel Nord-Est e nel Nord-Ovest (+3,1%. Unica eccezione il Centro che registra una crescita del 2,6%.
L’industria evidenzia una crescita più sostenuta rispetto alla media (+2,5%) nel Nord-Est (+3,4%) e nel Centro (+4,6%), quasi in linea nel Mezzogiorno (+2,3%), piu’ debole nel Nord-Ovest (+1,0%).
L’agricoltura segna una dinamica negativa a livello nazionale (-1,2%), da attribuire alle performance negative del Nord-Est (-2,2%) e del Mezzogiorno (-4,7%), mentre risulta in crescita nel Nord-Ovest (+4,9%) e nel Centro (+2,1%).

Più nel dettaglio Nel Nord-Ovest le province con i più elevati tassi di crescita del valore aggiunto sono Lodi (+6,1%) e Vercelli (+4,9%), seguite da Imperia e Varese (rispettivamente +4,8% e +4,7%).
A livello settoriale, l’agricoltura e i servizi contribuiscono a trainare l’economia di Lodi con tassi di crescita, rispettivamente +7,7% e +8,8%, che si discostano dalle corrispondenti medie del Nord-Ovest (+4,9% per l’agricoltura, e +3,1% per i servizi), mentre nel caso di Vercelli l’agricoltura fornisce un contributo ancora piu’ rilevante, par a +25,4% grazie soprattutto alla performance del riso. Per Imperia i settori dell’industria e del terziario forniscono l’apporto decisivo per la crescita del valore aggiunto (rispettivamente +8,7% e +5,0%) a cui si contrappone il risultato negativo dell’agricoltura (-5,8% contro +4,9%).

Le province che invece presentano performance meno brillanti sono La Spezia (-0,3%), Lecco (+1,1%), Sondrio (+1,3%) e Milano (+1,7%). Il risultato di La Spezia è condizionato dal settore agricolo (-4,8%) e dai servizi (-1,3%), non completamente controbilanciato dal settore industriale (+4,9%).
Per Lecco, Sondrio, Milano la modesta crescita è attribuibile all’andamento negativo dell’industria (rispettivamente -0,3%, -1,7%, -0,6%), compensato dai tassi di crescita dell’agricoltura (+5,6%, +5,9%, +6,8%) e dei servizi (+2,2%, +2,6%, +2,5%).
L’occupazione, espressa dalle unità di lavoro evidenzia un andamento negativo a La Spezia (-1,2%), Sondrio (-0,6%), Lecco (-0,2%). Per la prima di queste province si registrano due risultati analoghi ma opposti di segno (+2,3% dell’industria contro -2,3% dei servizi), mentre l’agricoltura cresce di piu’ rispetto alla media ripartizionale (+3,0% contro +0,4%). A Sondrio l’andamento dell’occupazione e’ negativo per l’industria (-2,1% contro +1,4% della ripartizione) e i servizi (-0,4% contro 2,4% del Nord-Ovest), positivo nel settore agricolo (+4,0%). A Lecco l’occupazione risulta stazionaria in agricoltura (+0,0%), lievemente in crescita nei servizi (+0,1%) e appena negativa nell’industria (-0,6%).
A vivacizzare il mercato del lavoro contribuiscono le province di Imperia (+6,1%), Lodi (+6,0%), Varese (+4,5%), Savona (+4,3%), Vercelli (+3,7%).

In Piemonte gli incrementi di produttività (intesa come rapporto fra valore aggiunto e unita’ di lavoro totali) piu’ bassi si hanno a Cuneo (+0,2%) e Torino (+0,5%), seguite da Vercelli, Verbano-Cusio-Ossola (entrambe +1,2%) e Asti (+1,3%), mentre Alessandria e Biella mettono a segno gli incrementi piu’ alti (entrambe +1,5%) (Tabella 3).
In Lombardia, fatta eccezione per le province di Lecco e Sondrio (+1,3%, +1,9%), gli incrementi di produttivita’ non superano mai l’1%.
Nelle province della Liguria, l’andamento sempre positivo della produttivita’ dell’industria risulta decisivo solo a Genova (+0,8% contro +0,5% del dato medio ripartizionale) e a La Spezia (+1,0%), mentre a Imperia (-1,3%) e Savona (+0,4%) prevale l’apporto negativo dell’agricoltura e dei servizi.

Tra le province del Nord-est il valore aggiunto cresce a ritmi sostenuti a Bolzano (+5,0%), seguita da Modena (+4,6%), e Udine (+4,3%). A Udine e Bolzano la crescita è sostenuta da tutti i settori: rispettivamente +5,0% e +2,9% nel settore primario, +5,1% e +3,6% in quello industriale, +3,9% e +5,5% nei servizi. A Modena la lieve contrazione del settore agricolo (-0,1%) si contrappone al buon risultato dell’industria (+5,4%) e dei servizi (+4,2%).
Soltanto tre province presentano ritmi di crescita del valore aggiunto inferiori al 2%; si tratta di Padova (+1,4%), Rovigo (+1,2%) e Ferrara (+1,1%).

Sul piano occupazionale il risultato positivo della ripartizione (+0,3%), è condiviso dalla quasi totalita’ delle province; soltanto Ferrara (-0,1%) e Rovigo (-0,8%) mostrano valori negativi. Le altre province presentano tassi di crescita rilevanti come Bologna (+3,7%), seguita dal gruppo costituito da Udine, Piacenza, Modena, Bologna (+3,4%).
La dinamica della produttività del fattore lavoro è positiva in quasi tutte le province; l’unica eccezione è costituita da Padova (-0,2%), mentre Bolzano-Bozen (+3,3%), Trento (+3,1%), Reggio nell’Emilia (+2,1%), Belluno e Rimini (+1,8%) presentano valori superiori alla media della ripartizione (+1,7%).

Nel Centro le otto province che fanno registrare la crescita piu’ sostenuta del valore aggiunto sono: Grosseto (+5,9%), Terni (+5,0%), Ancona (+4,7%), Arezzo e Macerata (entrambe +4,6%), Pesaro e Urbino (+4,5%), Rieti (+4,4%), Firenze (+4,0%), Roma (+3,3%).
Grosseto deve la sua performance agli andamenti estremamente positivo dell’industria (+7,7%) e dei servizi (+5,8%). Terni si distingue per il notevole tasso di crescita dell’agricoltura (+12,9% contro 2,1% della media ripartizionale).
Ad Ancona e Macerata il contributo significativo dei servizi (per entrambe +5,9%) compensano l’apporto negativo dell’agricoltura (-7,5% e -3,4%). Arezzo registra il risultato migliore nel settore dei servizi (+5,1%). Rieti e Roma si distinguono soprattutto per il buon andamento dell’industria (+10,3% e 12,6%), mentre Firenze evidenzia risultati superiori alle rispettive medie di ripartizione nell’agricoltura (+6,3%) e nei servizi (+4,7%). In coda alla graduatoria del valore aggiunto si collocano Latina (+0,0%), Viterbo (+0,2%), Pistoia (+0,6%), Lucca (+0,9%), Frosinone (+1,3%), Ascoli Piceno (+1,5%), Siena (+1,8%).
L’occupazione cresce in tutte le province dell’Umbria ed in buona parte di quelle delle Marche; l’unica eccezione è Ascoli Piceno (-1,0%). Il Lazio mostra un andamento più eterogeneo; di segno positivo a Rieti (+2,8%) e Roma (+2,0%), negativo a Viterbo (-3,0%), Latina (-1,5%) e Frosinone (-1,8%).
Nelle province toscane l’occupazione cresce nel terziario, con l’eccezione di Pistoia mentre nell’industria soltanto Firenze (+1,2%), Arezzo (+0,5%), Grosseto (+3,0%) mostrano risultati positivi. I picchi di produttività registrati a Viterbo (+3,3%), Rieti (+3,2%) non risultano associati a un incremento dell’occupazione.

Nel Mezzogiorno le migliori performance nella graduatoria del valore aggiunto sono quelle di Campobasso (+6,0%), Carbonia-Iglesias (+5,4%), Medio-Campidano e Siracusa (entrambe +5,3%), Agrigento (+5,2%), Sassari (+4,7%). Variazioni modeste del valore aggiunto si registrano a Caltanisetta (+0,2%), ad Enna e Benevento (entrambe +0,8%).
Per quanto riguarda l’occupazione, le unità di lavoro crescono in tutte le province di Puglia e Basilicata. In Abruzzo, nel Molise, in Calabria ed in Sardegna si registrano quasi sempre valori positivi; fanno eccezione Pescara (-0,4%), Isernia (-0,3%), Crotone (-1,3%) e Cagliari (-0,1%). Le province della Sicilia presentano dinamiche occupazionali piu’ eterogenee tra di loro (dal -3,4% di Caltanisetta al +6,7% di Agrigento) rispetto a quelle della Campania (dal -0,6% di Napoli al +1,9% di Avellino).
La produttività registra una dinamica negativa solamente ad Agrigento (-1,4%), Ragusa (-1,5%), Siracusa (-0,4%) mentre cresce nel resto della ripartizione. A Isernia, a fronte della contestuale contrazione dell’occupazione (-0,3%) la produttivita’ registra +3,9%; Oristano e Matera presentano anch’esse un incremento di produttivita’ piuttosto sostenuto (+3,6% e +3,3%), con un’espansione delle unita’ di lavoro nella seconda, mentre nella prima l’occupazione risulta invariata.