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Nota Confindustria Ceramica su situazione congiunturale del settore


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La crisi globale, innescata durante l’estate del 2007 dal crollo dei mutui subprime negli Usa a cui si sono unite le eccezionali difficoltà del sistema bancario internazionale, produce effetti anche sull’economia reale. L’industria mondiale delle costruzioni, che in alcuni Paesi registra la fine del ciclo espansivo ed in altri l’esplosione di bolle immobiliari, interessa pure le imprese ceramiche italiane, anche se in modo diverso a seconda delle strategie aziendali poste in essere.


Nell’insieme, molteplici sono i fattori di maggiore competitività dell’industria italiana rispetto ai propri competitor internazionali. In termini economico – finanziari i positivi quozienti di capitalizzazione – calcolati da un rapporto finanziario redatto dalla Banca Popolare dell’Emilia Romagna – mostrano per le realtà di maggiori dimensioni una incidenza del 41,35% del fatturato, che continua a rimane elevato (24,53%) anche nel caso delle aziende di minori dimensioni. Positivi inoltre sono le marginalità che, calcolate dal Centro Studi di Confindustria Ceramica al 30 giugno 2008 per un campione di grandi imprese, confermano una redditività lorda del 10,33%, seppur in flessione di alcune frazioni di punto.


L’industria italiana delle piastrelle di ceramica, pur subendo gli evidenti effetti di una contrazione della domanda nei mercati tuttora più sviluppati, si presenta nel contesto internazionale in una situazione di maggiore competitività relativa. A titolo di esempio, negli Stati Uniti le esportazioni di piastrelle italiane sono calate del 23% nei primi nove mesi del 2008, una flessione analoga a quella del totale import Usa, mentre altre nazioni europee hanno registrato cali nell’ordine del 50%.


A questo si aggiunge la riconosciuta eccellenza in termini di innovazione e di design, come dimostrato dai più elevati prezzi di vendita, una condizione che rende il prodotto italiano meno sensibile alla mera competizione di prezzo. Il prezzo medio all’export dell’Italia è di 11,47 €/mq a fronte dei 7,29 €/mq del nostro competitor più simile, la Spagna.
Da rilevare inoltre il fatto che su diversi mercati, europei ed extracomunitari, l’Italia della ceramica detiene le quote di maggioranza del commercio internazionale, grazie alla leadership quantitativa, con il 21% dei volumi, che si affianca quella – nell’ordine del 40% – relativa ai valori. Un ulteriore elemento di forza deriva dal processo di internazionalizzazione che, unico caso tra di diversi competitor mondiali, presenta per le imprese italiane una sua articolazione, sia manifatturiera che commerciale, su diversi mercati europei ed extra europei. Il combinato disposto di esportazioni ed internazionalizzazione ha portato l’Italia a detenere, in molti paesi, la maggioranza delle quote del consumo – elemento che ne rafforza la natura di nazione leader e, dunque, un più elevato standing agli occhi dei consumatori.


Il settore della ceramica italiana, al pari di tutta l’industria manifatturiera nazionale, sconta rilevanti vincoli alla propria capacità competitiva internazionale. Tra questi, gli elevati costi dell’energia – superiori di oltre il 30% rispetto a quelli dei concorrenti europei per i quale appare indispensabile intervenire subito –, il pesante gap infrastrutturale che penalizza una vincente politica delle consegne caratterizzata dal just in time sul mercato europeo, a cui si aggiungono i non più sostenibili lacci ed oneri di una burocrazia che in troppi casi continua ad essere eccessiva e ridondante.