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Storia e tradizioni reggiane attraverso 100 alberi


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Il fascino, ma anche la storia, le tradizioni e le leggende della provincia di Reggio Emilia attraverso le rigogliose fronde e i possenti tronchi degli alberi sparsi in tutto il territorio. Cento alberi cento, almeno uno per ogni comune, catalogati, misurati, raccontati e fotografati – alcuni nello splendore primaverile, altri nel rigido inverno – grazie a un lavoro di squadra promosso dall’Assessorato all’Ambiente della Provincia di Reggio insieme all’esperto Ugo Pellini e soprattutto agli operatori dei Centri di educazione ambientali (Cea) reggiani.

Sono stati loro – dopo aver stilato una lista di possibili monumenti verdi da valorizzare partendo dalle quasi 400 segnalazioni raccolte da Comuni, Ufficio forestazione della Provincia, stazioni del Corpo forestale dello Stato nonché da esperti conoscitori del territorio e botanici – a battere armati di macchina fotografica l’intera provincia in cerca di alberi autoctoni di grandi dimensioni come querce, olmi e frassini, ma anche filari, siepi, boschetti e piante legate al territorio per storia, tradizione o credenza popolare come gli alberi della frutta antica, della piantata padana o caratterizzanti il verde di ville storiche.
Il frutto di questo meticoloso lavoro, coordinato dal Cea “Val d’Enza” di Bibbiano e selezionato dal professor Ugo Pellini, ha così portato alla realizzazione di “Cento alberi. Viaggio tra gli alberi monumentali della provincia di Reggio Emilia”, un elegante e ricco volume (232 pagine a colori, edizioni Tecnograf) che la Provincia presenterà nelle prossime settimane e distribuirà gratuitamente, oltre che ai Cea, anche alle scuole reggiane.

“La nostra provincia è ricca di “alberi” di pregio e monumentali che hanno segnato i luoghi e il paesaggio del secolo scorso e tuttora rappresentano un riferimento identitario di cultura, storia, tradizioni per il territorio reggiano – sottolinea l’assessore provinciale all’Ambiente, Alfredo Gennari – L’importanza del lavoro compiuto per la realizzazione di questo volume sta proprio nell’aver messo in evidenza il ricco patrimonio arboreo reggiano, consentendoci così di attivare azioni concrete di tutela, anche attraverso la Legge Regionale 2 del 1977, per incrementarne la conoscenza, la preservazione, l’unicità ed il valore per le future generazioni”.

“Per ogni albero, oltre alla foto, è riportata una scheda con il nome della specie; la località ed il comune in cui è situato; le coordinate geografiche e le indicazioni per raggiungerlo; altezza e circonferenza del tronco misurata a 1,30 dal piano di campagna; informazioni sulle potature effettuate e sullo stato di salute nonché una breve descrizione con considerazioni sulla presenza dell’albero sul territorio, eventi storici o tradizioni popolari ad esso legati”, spiega il coordinatore dei Cea Fabio Simonazzi.

E’ il caso, ad esempio, del Castagno del partigiano di Toano, una pianta alta 10 metri e con un diametro di ben 182 centimetri, “nel cui fusto cavo – racconta il professor Ugo Pellini – si narra che si nascondessero i partigiani per sfuggire ai rastrellamenti nazifascisti: proprio la carie del legno è la probabile causa della modesta altezza di questo albero, avendone fatto crollare la cima”. Ma se i 10 metri del castagno di Toano vi sembrano pochi, ci si può sempre consolare con una visita alla Roverella di Vologno di Castelnovo Monti (18 metri di altezza), ai Bagolari gemelli di Stramazzo di Montecchio (tra i 19 e i 20 metri), all’Olma del Ghiardo di Bibbiano (22 metri), al Cerro di Garfagnolo sempre a Castelnovo Monti (22 metri) o al Noce di Villa San Giusto in via Brigata Reggio, in città, che raggiunge i 30 metri.
Tra gli alberi più particolari o suggestivi anche l’Acero dell’Eremo della Pietra di Bismantova o – in quanto legato alle nostre tradizioni contadine – il Pèr da Savorèt di Canova di Marola.

“Oggi , come tutti gli esseri viventi di una certa età, i grandi alberi hanno bisogno di amorevoli cure, affetto, riposo e pace. Per mantenerli integri e sani è necessario mettere in atto degli accorgimenti minimi come ad esempio rispettare ed aver cura del terreno circostante per non danneggiare le radici, non circondarli di manufatti o addossare al loro tronco qualsiasi cosa, non potarli inutilmente, riservare trattamenti fitosanitari in caso di necessità, non accendere fuochi nelle vicinanze – concludono l’assessore Gennari e Pellini -Questi cento alberi rappresentano un po’ tutta la storia della nostra provincia. La speranza è di riuscire a incrementare, addirittura raddoppiandolo, il numero degli alberi monumentali protetti sulla base della Legge regionale 2 del 1977 che ora, nella nostra provincia, assomma a 90 esemplari tra singoli e in filari”.

La pubblicazione del volume è stata possibile anche grazie al contributo di Ccpl Inerti, Cmr, Coesmac Reggio, Enìa, Ceag, Calcestruzzi Corradini, Bacchi, Unical, Sefa e Calcestruzzi Val d’Enza.