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‘Diario criminale. Le verità nascoste della storia d’Italia’: presentazione


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Dalla strage di Portella della Ginestra, che nel 1947 diede inizio alla strategia della tensione, alle bombe mafiose che colpirono Firenze, Milano e Roma nel 1993. E’ la storia segreta e ignominiosa della repubblica italiana quella che ripercorre Diario criminale. Le verità nascoste della storia d’Italia (1943-2008), il nuovo libro scritto dal giornalista bolognese Gianni Flamini insieme a Claudio Nunziata, ex pubblico ministero per le stragi dell’Italicus, del 2 agosto e del rapido 904.


Pubblicato, a cura dello Spi-Cgil dell’Emilia-Romagna, dall’editrice Socialmente e in distribuzione dal prossimo marzo, il libro sarà presentato in anteprima mercoledì 21 gennaio alle ore 14.30 presso la Sala Borsa di Bologna (Auditorium Enzo Biagi, piazza Nettuno 3; ingresso libero). Con gli autori ne parleranno l’ex magistrato e oggi assessore al Comune di Bologna Libero Mancuso, Vincenzo Colla (segretario regionale della Cgil Emilia-Romagna) e Adolfo Pepe, direttore della Fondazione Di Vittorio. Concluderà l’incontro Carla Cantone, segretaria generale nazionale dello Spi-Cgil.
In Diario criminale Gianni Flamini riprende e aggiorna, arricchendoli con la testimonianza di Claudio Nunziata, i suoi articoli pubblicati in 26 puntate, dal 2005 fino allo scorso novembre, su Argentovivo, il mensile dei pensionati dell’Emilia-Romagna.

“Questi scritti, che partono dal 1943 e arrivano ai giorni nostri, hanno suscitato molto interesse e attenzione tra i lettori, un successo che ha superato ogni attesa – dice Maurizio Fabbri, segretario generale dello Spi-Cgil dell’Emilia-Romagna -. Tante sono state le richieste pervenute allo Spi per mantenere vivo questo patrimonio di memoria, che abbiamo deciso insieme a Flamini e con l’aiuto dell’editrice Socialmente di Oscar Marchisio, di dare vita al libro”.
“Il sindacato dei pensionati – continua Fabbri – è da anni impegnato sul tema della memoria, non solo perché ritiene giusto non dimenticare, e questo lo si deve alle vittime della violenza eversiva, ma anche perché considera un proprio obiettivo lavorare per una battaglia culturale, politica e democratica, che sconfigga ogni tentativo di minaccia alla democrazia e alla Costituzione. Sentiamo il dovere di consegnare alle giovani generazioni il testimone di questa battaglia”.

Dal ruolo giocato nello sbarco americano da Lucky Luciano, uomo di fiducia del governo statunitense e garante dell’equilibrio politico in Sicilia, alle bombe sull’Italicus (1974) e quelle nella stazione di Bologna (1980) e sul rapido 904 (1984), fino alle stragi mafiose del biennio 1992-1993, la tesi di Gianni Flamini è che – già dal 1947 – si era deciso, in coerenza con una spartizione internazionale del mondo, chi e come dovesse governare l’Italia. E che, al di là del modo in cui si fosse governato, andava comunque garantita la stabilità al governo delle classi egemoni (anche quando queste erano sostenute dalla malavita).
Nelle sue pagine Claudio Nunziata sostiene che terrorismo rosso e nero, parti di servizi segreti, parti di magistratura e malavita organizzata abbiano formato un humus unico, che ha reso fertile il terreno sul quale di volta in volta il potere ha attinto, per destabilizzare. Occorreva infatti dare subito risposta a quei momenti di risveglio civile, disorientando, spaventando, appunto “destabilizzando per ristabilizzare”. Interessante a questo proposito la selezione in appendice al libro, in cui Gianni Flamini presenta documenti originali come un’informativa della Cia del 1948 sulle “Conseguenze di un accesso dei comunisti al potere in Italia con mezzi legali”, il Memorandum della Loggia P2 sulla situazione politica in Italia (1975-1976) e due manoscritti sequestrati a terroristi. In uno, ritrovato il 2 agosto 1980 in una busta spedita da Padova e intitolato “Linea politica”, si legge: “Bisogna arrivare al punto che non solo gli aerei, ma le navi e i treni, e le strade siano insicure: bisogna ripristinare il terrore e la paralisi della circolazione. Occorre una esplosione da cui non escano che fantasmi…”.
“E’ sufficiente mettere a confronto gli avvenimenti della cronaca italiana da Portella della Ginestra e in particolare dal 1978 al 1993 – dice Claudio Nunziata -. Quindici anni nel corso dei quali il numero di omicidi commessi in Italia passò dai fisiologici 600 ai 1900 all’anno, per poi tornare nel 1994 ai livelli iniziali. Dall’esame di questi dati si comprende che in quell’arco di tempo nel nostro paese è stata combattuta una guerra sommersa e diffusa contro la democrazia, portata avanti da ambienti ben precisi: quello criminale e quello terroristico che hanno operato nell’ambito di una sovrastante strategia politica”.
“La memoria di questi fatti l’affidiamo ai giovani – conclude Gianni Flamini – perché sappiano a quali insidie è esposta la democrazia, affinché la facciano vivere giorno per giorno rispettando le sue regole e vigilando perché tutto ciò non si ripeta”.