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Phone Center Modena: nessuna proroga per chiarezza e rispetto

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“La scelta di non prorogare il termine previsto per l’adeguamento dei phone center ha voluto essere elemento di chiarezza e rispetto. Chiarezza, per non ingenerare dubbi sull’applicazione del regolamento né tra gli stessi imprenditori né tra i cittadini desiderosi di veder garantito il proprio diritto alla tranquilla convivenza; rispetto per le aspettative della collettività e per il lavoro degli imprenditori che si sono correttamente messi in gioco per rientrare nelle scadenze date”. Questa la risposta dell’assessore alle Politiche economiche del Comune di Modena Stefano Prampolini in Consiglio comunale all’interrogazione, trasformata in interpellanza, di Isabella Massamba dell’Italia dei Valori.

La consigliera poneva all’attenzione il fatto che “i rappresentanti dei gestori dei phone center modenesi hanno chiesto una pronunziazione del Tar di Bologna sul regolamento modenese, e hanno intenzione di ricorrere anche alla Corte Costituzionale (che ha già dichiarato anticostituzionale la legge regionale della Lombardia nel merito dei phone center) o addirittura a quella Europea con conseguenze politiche ed economiche (risarcimenti dei gestori danneggiati) che ricadranno sullo stesso Comune e quindi sulla collettività”.

Massamba chiedeva quindi: “Non sarebbe il caso di prorogare i termini dell’applicazione del regolamento in modo da conoscere il giudizio del Tar ed evitare il pagamento di risarcimenti da parte del Comune?”
“Le considerazioni fatte sul caso della Lombardia non sono immediatamente applicabili alla nostra situazione per diversi motivi” ha proseguito l’assessore. “Ha contenuti chiaramente diversi da quella della Regione Emilia Romagna: la prima introduce previsioni rigide, dettagliate e più gravose, mentre la seconda dà una chiave di lettura generale della materia, demandando ai Comuni la decisione di come stabilire regole e criteri a livello locale. E’ vero che tra il regolamento Comunale e la legge della Lombardia sono presenti analogie, occorre però ricordare che i Comuni hanno competenze diverse da quelle delle regioni, e una diversa possibilità legiferativi”.
Trampolini ha inoltre aggiunto che “l’adozione del regolamento non è stata una decisione calata dall’alto, ma ha seguito un lungo e approfondito lavoro di rilevazione della situazione esistente, in confronto, seppur vivace, con gli stessi titolari delle attività proprio al fine di non imporre regole impossibili da rispettare”.
L’assessore ha colto l’occasione per fare il quadro della situazione: “Tutte le attività hanno consegnato la comunicazione di adeguamento nei termini previsti, i pochi casi problematici hanno un rapporto aperto con l’Amministrazione per definire la propria situazione. Riteniamo, quindi, che la situazione raggiunta con l’applicazione del regolamento rappresenti un valore per l’intera città”. Sotto il profilo dei numeri, i centri di telefonia e comunicazione sono scesi da 39 a 17, “serve però chiarire che ben 10 dei 22 esercizi hanno cessato il solo ramo di telefonia, mantenendo l’attività di commercio già esistente all’interno dei locali, evidentemente prevalente e più vantaggiosa. Si può dire quindi che mentre la percentuale delle chiusure del ramo di telefonia è da calcolare intorno al 50%, quella delle chiusure complete di attività è nell’ordine del 30%. La percentuale di chiusure scende ulteriormente al 20%, se si considera che 5 cessazioni complete di attività hanno solo concluso percorsi di controllo già avviati in precedenza”.
L’adeguamento, secondo l’assessore, non è risultato impraticabile per alcun caso: “Certo, molti centri di telefonia hanno dovuto riorganizzare i propri spazi, e in molti casi questo ha comportato la riduzione delle postazioni offerte alla clientela. Ma l’impatto è stato forte per chi aveva saturato di apparecchi lo spazio disponibile, a volte utilizzando anche zone del negozio inadeguate dal punto di vista edilizio e igienico sanitario, oppure per chi non aveva mai autonomamente predisposto gli spazi necessari per la permanenza dei clienti in attesa”. Secondo l’assessore va inoltre considerato che “la tendenza 2008 alla ridefinizione del numero e della collocazione dei centri è anche legata ad un fisiologico assestamento del mercato dopo l’espansione iniziale, si sono registrate infatti anche chiusure senza richiesta di colloquio”.
Sull’argomento è intervenuto Mauro Tesauro dei Verdi: “Tutti abbiamo ritenuto utile regolamentare questo fenomeno nuovo. Il mio commento però non è certo positivo, sospetto che abbiamo licenziato un regolamento etnico: si voleva far chiudere l’attività a questi operatori stranieri? Ci siamo riusciti. Mi aspettavo ci fosse disponibilità a riaprire il discorso. La mia sensazione è che regole paritarie non ci sono state, anzi credo che abbiamo usato due pesi e due misure”.
Baldo Flori di Modena a Colori ha affermato: “Non credo che a suo tempo il dibattito sia stato venato da atteggiamenti razzistici. Quando abbiamo approvato il regolamento credo fossero chiare anche le conseguenze, si andava infatti a regolamentare un ambito che non era regolamentato. Credo sia uno dei rari casi in cui questa Amministrazione comunale ha fatto valere fino in fondo le regole che si è data, non mi pare che ci sia nessun imprevisto, nemmeno nel numero finale delle chiusure”.
Il consigliere Mauro Manfredini della Lega Nord ha detto: “Noi avevamo votato contro questo regolamento. Dove i phone center sono rimasti aperti qualche problema c’è, ad esempio in Corso Adriano, dove ce ne sono due, oltre al rumore, si trovano sparse bottiglie e i clienti si siedono intorno sugli ingressi dei palazzi, impedendo anche il passaggio dei residenti. Credo che il regolamento debba essere rivisto per stringere ancora un po’ di più la maglia”.
Secondo Sergio Rusticali del Ps “non c’è solo una protesta dei rappresentanti dei phone center, ma c’è anche un problema di coerenza delle scelte che abbiamo fatto: do atto a Massamba del fatto che a suo tempo non condivise quel regolamento. Ma in maggioranza abbiamo fatto una discussione dove i Verdi hanno richiesto una modifica della prima versione del regolamento, accolta. Il ricorso al Tar è un diritto sacrosanto di chi non ha condiviso il regolamento, ne vedremo l’esito”.
La consigliera Massamba ha ringraziato l’assessore per la risposta: “Sarebbe convincente se non ci fossero delle premesse: gli operatori hanno firmato per l’adeguamento, ma non è detto che riescano tutti a farlo, qualcuno potrebbe essere poi costretto a chiudere. L’assessore in alcune interviste garantì ai cittadini un miglioramento della sicurezza perché molti phone center avrebbero chiuso: associare l’aumento della sicurezza con la chiusura dei phone center è sbagliato, mi sembra si tratti più di una percezione, dubito del fatto che ciò darà un miglioramento alla sicurezza”.
A chiudere il dibattito l’assessore Prampolini, che ha ribadito: “Noi abbiamo fin dall’inizio adottato un sistema di dialogo con questi operatori, con diversi incontri. In una fase iniziale abbiamo riscontrato che di fronte a nostra disponibilità di dialogo c’è stata la risposta da parte loro di voler agire per vie legali. A fine gennaio partiranno i controlli, perché il regolamento va rispettato. Non c’è nessuna discriminazione nei confronti di questa realtà”.