“Con il federalismo fiscale finirà il sistema di finanza derivata basata sulla spesa storica (che consente anche sprechi ed inefficienze) e si passerà all’autonomia impositiva sul territorio ed al criterio dei costi standard di una media buona amministrazione. Ci sarà autonomia di entrata e spesa per Regioni ed EELL. Il tutto va però accompagnato da un nuovo codice delle autonomie, che stabilisca “chi fa cosa” e dall’istituzione di una seconda camera delle autonomie con compiti, funzioni e responsabilità ben definite”. Così Piero Ragazzini, segretario generale della Cisl Emilia-Romagna al convegno su ‘La sfida del Federalismo fiscale solidale’ organizzato dal sindacato.
Ricordando come in Emilia-Romagna il sindacato abbia contribuito alla riforma che ha ridotto il numero delle Comunità montane, incentivato le Unioni dei Comuni ed abolito le agenzie d’ambito, Ragazzini sostiene che nelle varie di attuazione del ddl vadano coinvolti anche i soggetti della società civile organizzata, a cominciare dal sindacato. “Per il sindacato –afferma- il federalismo è l’occasione per rendere le comunità territoriali protagoniste del loro futuro, affidando alle istituzioni il compito di attivare e rendere responsabili le persone, le imprese, le associazioni che operano sul territorio”. Dunque, decentrare responsabilità ai poteri istituzionali locali per offrire maggiori opportunità anche ai soggetti sociali intermedi. Che per il sindacato, secondo Ragazzini, significa “maggiore opportunità di confronto e concertazione sulle politiche territoriali di gestione del territorio e di tutela dei redditi da lavoro e da pensione a partire da quelle fiscali”. Inoltre, “la riforma può lanciare un nuovo patto tra i territori che costituiscono il Paese e sociale tra cittadini e istituzioni, realizzando quello che la Cisl definisce federalismo solidale”. Restano però i seguenti nodi, che per Ragazzini “occorre sciogliere”.
1 – La modalità di perequazione fra Regioni, attinente alla solidarietà ed alla coesione nazionale, considerato che un gettito Irpef regionalizzato può variare dai 1.700 euro/procapite dell’Emilia Romagna ai 660 euro/procapite della Calabria.
2 – La riforma deve ridurre il peso fiscale, non determinare costi aggiuntivi.
3 –La riforma federale può rivedere la tassazione delle persone fisiche, tenendo conto della composizione della famiglia o riducendo le tasse sui redditi da lavoro e da pensione più bassi.
4 –Quale ruolo delle forze sociali nel ridefinire il sistema fiscale locale.
5 – Definire a livello locale le tariffe dei singoli servizi territoriali (acqua, rifiuti, ecc).
6 – Forme innovative regionali (imposte negative, redditi minimi d’integrazione ecc.)di sostegno ai poveri e ai vulnerabili, oltre i servizi e l’insuccesso della social card.
“Il disegno di legge attuativo di federalismo fiscale va nella giusta direzione: tenere insieme da un lato la giusta esigenza di migliorare l’efficacia delle istituzioni verso i cittadini collegandole di più al territorio e dall’altra grande attenzione a mantenere molto saldo il legame e la coesione sociale all’interno del paese”.
Questo il giudizio di Giorgio Santini, segretario nazionale confederale Cisl, espresso al convegno.
Santini rivendica al sindacato il merito di aver molto insistito molto in questi anni perché il federalismo non avesse una connotazione di separazione e di modalità per premiare o per rafforzare i forti a svantaggio dei deboli. “Ed ha sempre chiesto –ricorda il segretario Cisl- che la riforma tenesse insieme le ragioni di un miglior funzionamento delle istituzioni, quindi di decentramento che mettesse le istituzioni più vicine ai bisogni delle persone, con la necessità di una visione solidale dell’intero paese in rapporto anche ai principi costituzionali, che garantiscono a tutti i cittadini uguali diritti in tutto il territorio”.
Quindi “è un disegno di legge che crediamo rappresenti un’occasione su cui costruire un’evoluzione istituzionale positiva” –ribadisce Giorgio Santini-. Senza dimenticare i nodi che “vanno sciolti” e che sono: il meccanismo attraverso cui garantire in tutto il paese i livelli essenziali di prestazioni che le istituzioni devono dare a costi standard; il rischio aumento pressione fiscale, da parte degli EE. LL; la cornice istituzionale entro cui definire il codice delle autonomie locali.
“Sono molto preoccupato. Non sarà un federalismo solidale perché le partenze sono diseguali e ci sarà un aggravio di prelievo fiscale soprattutto da parte delle AA LL (regioni, Province, Comuni)”. Così Antonio Uda, segretario generale dei pensionati Cisl (Fnp).
“Non sono ideologicamente contro il federalismo fiscale –dice-, anche se non credo sia la prima emergenza in questo Paese. Con tutte le assicurazioni che non ci sarà un aggravio della spesa pubblica e di costi –afferma Uda- sono preoccupato che per la prima volta si presenti un disegno di legge e che lo stesso ministero dell’Economia dica che i conti non sono ancora fatti. E’come se uno presentasse un progetto di acquisto di una casa senza sapere quanto spenderà. E’ la stessa cosa”. Poi, “come si fa a pensare che si decidano compiti e funzioni e quindi anche risorse finanziarie e contemporaneamente si dica che anche il Mezzogiorno ci guadagnerà? –si chiede l’esponente Fnp-”. Sostenendo che “è come dire che, in virtù del principio dell’articolo 3 della Costituzione, quando parli di federalismo tutte le attuali diversificazioni di qualità e quantità di offerta dei servizi, soprattutto nel socio sanitario ma anche in altri segmenti di attività, saranno eliminati. Io credo che questo non avverrà –ribatte Uda-. Le partenze saranno diseguali. A spesa costante vi dovrebbe essere un riequilibrio e quindi un’applicazione dei principi universali dei diritti ai servizi per le persone. Non ci credo” –afferma ancora Uda-. “La realtà è che la Lega, che è forte, ricatta su questo argomento –sostiene il sindacalista-. Ne ha fatto una battaglia di principio per il nord. E come tale sta vincendo questo tipo di battaglia. Capisco –aggiunge- che anche il risultato elettorale dia loro ragione, perché evidentemente la popolazione del nord si è convinta della bontà della stessa, anche se non sempre, credo, la popolazione abbia chiaro i contorni di una proposta politica ed economica. Avrei capito –rilancia il segretario nazionale dei pensionati Cisl- se avessero presentato il federalismo fiscale e contemporaneamente avessero proposto l’abolizione delle province, che è un’istituzione obsoleta ed anacronistica, ma che per alcuni partiti sono la risposta di occupazione di dirigenti che non trovano collocazione agli altri livelli di rappresentanza istituzionale (Parlamento, regione, Comuni). Questa è la verità”.