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Due Province al lavoro per il Traforo del Cerreto


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Firmato ieri mattina a Collagna dai presidenti Sonia Masini ed Osvaldo Angeli il Protocollo d’intesa che impegna le Province di Reggio Emilia e Massa-Carrara a “predisporre con la massima tempestività le ipotesi progettuali di varianti funzionali finalizzate alla costruzione del traforo del Cerreto, sulle quali far convergere, anche in un arco di tempo pluriennale, le necessarie risorse economiche utili al tempestivo avvio delle opere, ormai indispensabili per le esigenze e per lo sviluppo delle proprie comunità”.


Le due Province, coinvolgendo anche i parlamentari, intendono infatti sollecitare “Governo, Anas e Regioni affinché la Statale 63, attraverso varianti di valico del Cerreto che uniscano i territori di Collagna e di Fivizzano, venga adeguata strutturalmente in modo da costituire effettivamente una connessione fra due importanti ambiti territoriali che possano in tal modo ulteriormente promuovere sinergie nei campi dell’economia e della valorizzazione territoriale”. Come ha illustrato la presidente della Provincia di Reggio, Sonia Masini, l’ipotesi di un Traforo del Cerreto – avanzata anche in passato – “è ora più concreta in quanto la frana che lo scorso dicembre ha distrutto la Statale 63 poco dopo Collagna, isolando per un paio di giorni le frazioni di Cerreto Alpi e Cerreto Laghi, ha evidenziato una forte instabilità del terreno che ora la Regione sta attentamente monitorando”. “Difficilmente il vecchio tracciato della Ss 63 potrà essere ripristinato, pertanto una galleria di circa 1,5 chilometri tra ponte Biola e Oratorio della Gabellina, che superi il tratto degli Schiocchi e la stessa frana riattivatasi in dicembre, potrebbe rivelarsi la migliore se non l’unica soluzione – ha aggiunto la presidente Masini – A questo punto, potrebbe essere realizzata anche una seconda galleria di valico, con imboccatura a circa un chilometro dal termine della prima, che con una lunghezza di 4,7 km raggiunga la località Sassalbo in comune di Fivizzano”.

A rendere più praticabile, rispetto al passato, l’ipotesi Traforo, contribuiscono oggi non solo i tanti interventi di miglioramento della viabilità da e per il Cerreto realizzati o in fase di progettazione tanto sul versante reggiano quanto su quello toscano, “ma anche la necessità che il Paese cerchi di accelerare la ripresa attraverso le opere pubbliche, sulle quali ci aspettiamo da parte del Governo massicci investimenti”, ha detto Masini. “Se vogliamo uscire dalla crisi bisogna progettare il futuro”, ha aggiunto il presidente della Provincia di Massa-Carrara, Osvaldo Angeli.
Entrambi hanno poi sottolineato l’importanza dal punto di vista economico di un’opera in grado di unire il Tirreno e i suoi porti alla Pianura padana ed alla Fermata reggiana dell’Alta velocità. “Fondamentali anche gli aspetti turistici, paesaggistici ed ambientali che legano due Province, peraltro oggi già unite dal Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, capaci di forte attrazione internazionale per il loro patrimonio naturalistico, culturale ed enogastronomico, che possono vantare eccellenze valorizzate della presenza – hanno aggiunto Masini ed Angeli – Si pensi solo a cosa può significare, per i turisti stranieri, unire le Cinque Terre e la Versilia all’area Matildica e al Po”.

Per quanto riguarda i costi presunti, per entrambe le gallerie si ipotizza una spesa di almeno 150 milioni di euro. “Cercheremo di verificare anche l’eventuale interesse da parte di privati”, ha detto la presidente Masini, sottolineando però come il progetto di galleria degli Schiocchi avanzato anni fa da alcune aziende di escavazioni “presentasse diversi problemi non solo sotto il profilo ambientale, ma anche per quanto riguarda il drenaggio delle acque”: “I tempi possono essere brevi, nell’ordine di cinque-sette anni, perché le Province hanno già dimostrato di lavorare bene e in tempi rapidi”, ha poi aggiunto la presidente Masini. E sempre in tempi brevi, è previsto un incontro con i parlamentari delle due province e con Anas, nonché l’incarico a due ingegneri e a due geologi perché inizino a progettare l’opera.