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Legambiente sulla proposta di traforo al passo del Cerreto


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In seguito alla notizia della sigla del Protocollo d’Intesa tra le Province di Reggio Emilia e Massa-Carrara che contiene il progetto “elettorale” per realizzare un traforo di 5 km sotto il passo del Cerreto, Legambiente attacca gli amministratori provinciali accusandoli di avere poche idee, elettorali e ben confuse.


L’area dell’eventuale traforo infatti interessa un’area ad altissima instabilità geologica e per di più nel cuore di quel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco emiliano voluto proprio dagli Enti Locali per tutelare e valorizzare l’Appennino. Lo sbocco in Toscana del traforo sarebbe a Sassalbo, borgo all’interno del Parco Nazionale dove è stata appena inaugurata la Sede del Parco.
Un’idea pertanto diametralmente opposta alla missione del Parco Nazionale che deve perseguire uno sviluppo locale sostenibile partendo dalla tutela e valorizzazione del grande patrimonio ambientale dell’Appennino.
Un’idea costosa, elettorale (perché non si troveranno le risorse) e distruttiva dell’equilibrio ambientale e del paesaggio dell’Appennino, che invece dovrebbe essere la risorsa principale su cui impostare processi di sviluppo.
Legambiente propone quindi di assegnare in gestione al Parco Nazionale dell’Appennino gli eventuali 150 milioni Euro per un grande Piano di rilancio sociale ed economico dell’Appennino che potrebbe prevedere, ad esempio:
– portare la fibra ottica e la telefonia cellulare in tutti i borghi dell’Appennino;
– opere di restauro ambientale delle numerosissime aree a dissesto idrogeologico;
– forti incentivi economici ai cittadini che recuperano il patrimonio edilizio dei borghi;
– finanziamenti diretti a tutti gli agricoltori, allevatori, proprietari terrieri della montagna che riattivano attività agro-silvo-pastorali e la manutenzione del territorio rurale di montagna;
– finanziamenti per incentivare e garantire il presidio di uffici postali, banche e scuole nei borghi di montagna;
– manutenzione e attrezzatura della rete sentieristica dell’Appennino, oggi in parte abbandonata;
– premi d’incentivo a operatori turistici, artigianali e commerciali che aprono, mantengono e richiedono certificazioni di qualità ambientale per le loro attività nei borghi di montagna;
– finanziamenti diretti e cospicui ai cittadini che realizzazione opere di efficienza energetiche degli edifici e installano impianti per la produzioni di energia da fonti rinnovabili;

– finanziamenti e incentivi per istituti universitari o di alta formazione che aprono sedi e corsi in Appennino;
– opere sistematiche di riqualificazione urbana e realizzazione dei servizi mancanti nei borghi dell’Appennino;
– opere sistematiche di miglioramento e sicurezza della viabilità locale;
– realizzazione di un grande piano di promozione internazionale dell’immagine dell’Appennino Tosco-Emiliano, della sua natura, paesaggio, prodotti alimentari di qualità, ecc….

Legambiente chiede pertanto ai Presidenti delle Province di Reggio Emilia e Massa-Carrara di provare a fare un raffronto tra le ricadute economiche, sociali ed occupazionali indotte dall’eventuale traforo del Cerreto e quelle invece indotte dal piano sopra proposto. Chiede ancora di riflettere su quanto a lungo potrebbero durare i posti di lavoro e a quanti soldi si risparmierebbero in opere contro il dissesto idrogeologico su un territorio mantenuto dagli agricoltori, dagli allevatori, dai boscaioli e dagli operatori turistici. “Crediamo che i nostri amministratori si risponderanno subito da soli – spiega Legambiente – servono idee avanzate e innovative, non opere ciclopiche, inutili ed elettorali per salvare e rilanciare l’Appennino”.
Legambiente infine chiede al Presidente e al Direttivo del Parco Nazionale di pronunciarsi immediatamente sull’ipotesi del traforo al Passo del Cerreto e di far propria la proposta di gestire un piano di rilancio dell’Appennino da 150 milioni Euro.