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Alimentare: Confartigianato, DL 194/2008 penalizza imprese


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Il decreto legislativo 194/2008, con cui l’Italia ha recepito una direttiva europea su costi e tariffe dei controlli sanitari in campo alimentare, penalizza le piccole imprese arrivando a far lievitare i costi fino a sessanta volte e rischia di mettere in ginocchio gli imprenditori.

Una tariffa che ha tutti i tratti di una tassa, importi che lievitano fino a diventare sessanta volte più pesanti e nessuna differenziazione tra micro, piccole e grandi imprese ed i relativi volumi d’affari: è lo scenario che si crea nel settore alimentare con il decreto legislativo 194/2008, “traduzione” italiana del regolamento europeo CE 882/2004, che detta le direttive sulle modalità di rifinanziamento dei controlli sanitari ufficiali per la concessione del “nulla osta sanitario”.


Secondo l’Unione Europea nell’attuare la direttiva i Paesi membri avrebbero potuto far pagare agli operatori una tariffa per coprire le spese dei controlli su carne, bestiame e mangimi, tenendo conto della “tipologia d’impresa ed i relativi fattori di rischio” ed anche “degli interessi delle aziende del settore a bassa capacità produttiva”. Purtroppo il decreto legislativo 194/2008 prevede tutt’altro.


“I criteri vincolanti fissati dall’Unione Europea sono stati completamente disattesi- spiega Villiam Toni, Presidente di Confartigianato Alimentazione Emilia Romagna – perché con l’individuazione delle fasce quantitative e la determinazione degli importi vengono parificate aziende di settori diversi con differenti gradi di rischio. Inoltre la normativa italiana ha esteso il pagamento della tariffa a tutte le aziende del comparto alimentare, prevedendo che nella prima fascia siano considerate allo stesso modo imprese minime senza dipendenti con quelle che hanno capacità produttive di tipo industriale. Scelte che penalizzano fortemente le imprese di piccole dimensioni”.


Un decreto che sembra basarsi su una serie di valutazioni errate, incapace di cogliere la realtà del settore, il motivo sta nella mancata consultazione durante la fase preparatoria del provvedimento;
“Sono valutazioni errate e tariffe falsate, esagerate, che rischiano di fare piazza pulita di tutta la galassia di micro imprese che operano nel comparto – prosegue Villiam Toni – alle imprese concentrate in questa prima fascia, che sono la stragrande maggioranza dei soggetti obbligati e che impiegano nel complesso il maggior numero di addetti viene chiesto di corrispondere entro il 31 gennaio di ogni anno almeno 400 euro quale per la copertura delle spese relative ai controlli. Una cifra che creerà problemi a molti piccoli produttori”.


Inoltre il compenso per i servizi prestati dalle autorità competenti agli imprenditori del settore, va versato a prescindere “dalla effettiva possibilità di procedere al controllo sulla totalità delle imprese, visto il considerevole numero delle stesse”, tradotto, vuol dire che un’azienda paga un servizio a prescindere dal fatto che lo riceva o meno. “In questo modo – conclude Toni – si traduce in una vera e propria tassa”.
A queste problematiche si aggiungono le difficoltà operative delle Asl e della Regione ancora in attesa della circolare del Ministero del Lavoro che ne specifichi le modalità di riscossione; proprio al Ministro Maurizio Sacconi è indirizzata una lettera con cui i vertici di Confartigianato Alimentazione chiedono di evitare l’ennesima tassa pagata esclusivamente dalla micro e piccola impresa italiana, a favore di una reale “equità contributiva” che non soffochi le imprese e che garantisca controlli e sicurezza sui prodotti che arrivano sul mercato italiano.