Home Modena Nuovo laboratorio di ricerca materno-infantile a Modena

Nuovo laboratorio di ricerca materno-infantile a Modena


# ora in onda #
...............




Grazie anche a una donazione Ferrari, l’azienda ospedaliera universitaria di Modena ha potuto inaugurare il rinnovatorio laboratori di ricerca materno infantile con una cerimonia conclusa con l’intervento del presidente del Cavallino Luca di Montezemolo.


Il laboratorio è stato ristrutturato e dotato delle più avanzate tecnologie e potenziato nel personale grazie al contributo economico della casa automobilistica che ha voluto riaffermare il suo legame con il territorio e dare un aiuto concreto alla ricerca medica in Italia.

”Sappiamo bene – ha detto Montezemolo, a margine della cerimonia inaugurale con il rettore Aldo Tomasi e il direttore generale dell’azienda ospedaliera Stefano Cencetti – quanto importante sia la ricerca. Lo vediamo bene nel nostro lavoro quotidiano. Ogni anno Ferrari investe circa il 18% del fatturato nella ricerca e nello sviluppo. Oggi abbiamo voluto dare un contributo a chi si occupa della ricerca nei campi più innovativi, come il settore delle terapie cellulari, che in questo laboratorio sono di particolare importanza perchè dedicate alla cura di malattie rare di neonati e bambini. Mi fa anche molto piacere che questa collaborazione sia con l’università di Modena e Reggio Emilia.
Ferrari ha infatti da sempre uno stretto legame con il territorio e con i suoi centri di eccellenza, ad esempio il centro di chirurgia della mano. La struttura inaugurata oggi ne è un chiaro esempio”.

A questa iniziativa della Ferrari, che dà anche altri contributi, ad esempio borse di studio a studenti, hanno partecipato anche l’assessore regionale alla sanità Giovanni Bissoni, il sindaco Giorgio Pighi e il presidente della Provincia Emilio Sabattini.

“Non posso che ringraziare la Ferrari S.p.A. per l’opportunità, e la responsabilità, di essere destinatari dell’iniziativa benefica. Scopo delle nostre ricerche, – spiega il professor Paolo Paolucci – è sviluppare nuove prospettive di cura nell’ambito delle terapie cellulari, individuando possibilità di cure che impieghino cellule anziché farmaci. Il nostro progetto intende reperire e valutare, se possibile, cellule staminali pluripotenti, che hanno una capacità illimitata di proliferazione e si possono differenziare in tutte le linee cellulari, a partire da feti umani abortiti in vari momenti di gestazione, secondo le norme vigenti, nonché le cellule staminali del liquido amniotico come alternativa alle cellule staminali embrionali o adulte. D’altra parte l’uso di cellule staminali embrionali pone problemi etici perché queste cellule derivano dalla massa cellulare interna delle blasocisti, cioè del preembrione. Queste cellule, inoltre, presentano allo stato attuale una notevole difficoltà di isolamento e cultura”.
“Per l’Ateneo – sottolinea il Rettore prof. Aldo Tomasi – si tratta di un dono tanto inaspettato quanto gradito, in quanto consentirà ai nostri ricercatori di potenziare ed incrementare l’impegno sul fronte della ricerca nel campo della genetica e nello studio delle cellule staminali. La genetica con le sua varie specializzazioni dà già un contributo importante alla diagnosi prenatale e precoce di molte malattie, ma molto ancora c’è da fare per migliorare ed aumentare le capacità diagnostiche di questi test. Nel campo della ricerca sulle cellule staminali, i recenti sviluppi nel campo della medicina rigenerativa hanno dimostrato l’enorme potenziale terapeutico di cellule staminali e nella formazione di tessuti e per la terapia cellulare di patologie dell’età evolutiva”.

Il progetto del Laboratorio di Ricerca Materno Infantile, quindi, si propone di studiare la possibilità di isolare cellule staminali pluripotenti da feti umani abortiti spontaneamente prima della 20° settimana di gravidanza, trasformando così l’evento certamente triste di una vita spezzata in una speranza per altre vite.

“Verranno studiati markers specifici in aggiunta a quelli esistenti per il riconoscimento e l’isolamento delle cellule staminali – continua Paolucci – per poi differenziarle in direzione del tipo cellulare di interesse. L’uso di cellule staminali isolate da diversi organi in formazione degli aborti potrebbe avere i vantaggi di una più elevata capacità proliferativa in confronto alle cellule staminali adulte ed un più ristretto tipo di differenziamento in confronto a quelle embrionarie. La nostra unità di ricerca ha il vantaggio di operare nel Dipartimento ad Attività Integrate Materno Infantile, dove vengono effettuate più di 1.200 analisi prenatali su liquido amniotico e su villi coriali, dove gli aborti vengono routinariamente analizzati e che dispone di un laboratorio attrezzato per la coltura e la conservazione di tessuti e cellule, ed offre quindi il terreno ideale per portare avanti il presente progetto di ricerca. Dopo approvazione dal comitato etico locale, e dopo aver ottenuto un consenso informato dalle donatrici, si procederà all’isolamento dei diversi tipi cellulari ed all’inizio di colture cellulari. Lo scopo è quello di espandere in vitro continuamente cellule staminali in uno stato indifferenziato, testando la loro capacità di autorinnovamento”.
Complessivamente il Laboratorio occupa una superficie di 300 mq ed i lavori di adeguamento e ristrutturazione sono stati portati avanti e completati tra l’estate e l’autunno 2008 con una spesa che ha superato i 100mila euro, alla quale ha contribuito anche l’ASEOP (Associazione a Sostegno dell’Ematologia e Oncologia Pediatrica).
“I risultati che ci attendiamo, sulla base della positiva esperienza di altre realtà europee, sono oltremodo significativi: incremento dell’efficacia dei screening di diagnosi prenatale; diminuzione drastica del numero di test invasivi in gravidanza; conseguente diminuzione nel numero di feti sani persi a seguito della invasività della tecnica e grazie alla donazione Ferrari ed alla professionalità e alle competenze dei professionisti della nostra azienda affiancheremo quindi nei prossimi mesi i livelli assistenziali di Modena ai migliori standard mondiali” ha commentato il Direttore Generale del Policlinico di Modena, dott. Stefano Cencetti.