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La pressione fiscale sulle famiglie bolognesi


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E’ stato presentato ieri uno studio curato dal Settore Programmazione, Controlli e Statistica del Comune di Bologna relativo alla pressione
fiscale locale sulle famiglie bolognesi nel 2009.


Nello studio viene determinata in modo analitico la reale incidenza sulle famiglie bolognesi dell’addizionale comunale Irpef e della tassa per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (Tarsu).
Sono queste infatti le uniche forme di imposte e tasse locali che gravano sulla generalità delle famiglie, esentate a partire dal 2008 in larghissima maggioranza dal pagamento dell’Ici sull’abitazione principale.
L’analisi fa riferimento a cinque tipologie familiari più significative (soli, coppie senza figli, coppie con 1, 2 e 3 figli), ognuna delle quali è
stata articolata in cinque casi a seconda del reddito familiare e della dimensione dell’abitazione occupata.

LA PRESSIONE FISCALE LOCALE SULLE FAMIGLIE BOLOGNESI: QUANTO PAGHERANNO NEL 2009
La recente indagine comparativa della Fondazione CIVICUM sui rendiconti 2007 di 14 Comuni italiani con popolazione superiore a 150.000 abitanti
ha evidenziato con chiarezza il posizionamento relativo della nostra città.
La nostra Amministrazione opera con una dotazione di risorse leggermente inferiore al valore medio (1.581 euro procapite per Bologna
contro 1.602) e, pur in presenza di questo vincolo di bilancio più stringente, evidenzia posizioni di eccellenza in alcune graduatorie di significativa importanza.
Assieme a Trieste e Torino, Bologna è infatti ai vertici delle graduatorie nazionali per quanto riguarda l’impegno sulle politiche di welfare locale
(istruzione, cultura, settore sociale, sport e ricreazione): ogni cittadino bolognese nel 2007 è infatti stato destinatario di interventi di questo tipo per ben 573 euro.
La nostra città occupa posizioni di eccellenza anche nella graduatoria dell’indebitamento complessivo (con valori procapite del debito totale
estremamente contenuti) e nella classifica riferita agli indicatori di solidità patrimoniale.
Bologna destina inoltre una quota percentuale della spesa più contenuta della media alle funzioni di autoamministrazione (amministrazione
generale, gestione e controllo), evidenziando anche in questo campo comportamenti virtuosi.
Questi parametri oggettivi, certificati dalla ricerca della Fondazione CIVICUM, acquistano ancora maggiore significato se si considera che la
nostra città, assieme a Brescia, è particolarmente penalizzata nella graduatoria dei trasferimenti correnti (formati in larga prevalenza dai trasferimenti dallo Stato).
Ogni cittadino bolognese ha ricevuto infatti nel 2007 a questo titolo solo 303 euro. A Palermo sono invece arrivati a titolo di trasferimenti 739 euro per ogni abitante, a Napoli 729 e a Venezia 606; seguono Trieste (con 564 euro per abitante), Cagliari (503 euro), Genova (475 euro), Roma (422 euro), Firenze (404 euro), Torino (399 euro), Bari (377 euro), Milano (363 euro) e Perugia (325 euro).
L’attenzione degli osservatori è spesso centrata sulle comparazioni fra le diverse città riguardo ai contributi statali in conto capitale, destinati ad
interventi per la realizzazione di dotazioni infrastrutturali. Bisogna evidenziare ancora una volta che Bologna è nettamente penalizzata anche
sotto il profilo dei trasferimenti statali di parte corrente, che concorrono al finanziamento del complesso di interventi e funzioni destinati alla
collettività locale.
E’ in questo contesto integrato di indicatori di bilancio che bisogna collocare il dato della pressione tributaria procapite che, come evidenziato dalla ricerca della Fondazione CIVICUM, colloca Bologna al secondo posto
dopo Venezia (718 euro contro i 1.231 della città lagunare) e prima di Firenze (con 692 euro) e Roma (665 euro).
La maggiore pressione tributaria compensa parzialmente la marcata penalizzazione sul versante dei trasferimenti correnti e deve comunque essere posta in relazione anche con i dati relativi alla spesa, che evidenziano un netto primato della nostra città negli interventi di welfare locale (secondo posto nelle spese per istruzione, secondo posto nelle spese per cultura, quarto posto nelle spese per il settore sociale e sesto posto nelle spese per sport e ricreazione).
Da parte di molti osservatori nazionali e locali, invece, il dato sulla pressione tributaria non viene mai correlato agli altri indicatori di bilancio:
questa interpretazione isolata è da un punto di vista metodologico non appropriata e porta a formulare valutazioni inevitabilmente incomplete e frammentarie.
Quasi sempre si tende inoltre, per esigenze di semplificazione, ad attribuire impropriamente al parametro della pressione tributaria procapite
un significato di indicatore di pressione fiscale sulle famiglie bolognesi.
La nostra Amministrazione ha più volte evidenziato che questa semplificazione non è corretta da un punto di vista metodologico: le
principali basi imponibili comprese nelle entrate tributarie (in primo luogo imposta comunale sugli immobili e tassa per la raccolta e lo smaltimento
dei rifiuti solidi urbani) sono infatti composte a Bologna in larga prevalenza da immobili di proprietà o utilizzati da persone non residenti
oppure da immobili di carattere non residenziale, destinati ad ospitare funzioni produttive, commerciali o terziarie.
Ragionando sempre in termini comparativi nella nostra città l’incidenza di queste categorie di immobili è sicuramente più accentuata, per l’elevata quota di popolazione presente (studenti universitari e lavoratori fuori sede) e per l’insediamento di un ampio e articolato insieme di attività economiche produttive, commerciali e terziarie che presenta una densità superiore a quella di molte altre città oggetto di comparazione (come è bene evidenziato dai dati sul PIL procapite).
Il valore procapite della pressione tributaria non può quindi essere interpretato come un indicatore attendibile di pressione fiscale sulle
famiglie residenti: questa distorsione metodologica sarà ancora più evidente e clamorosa quando saranno resi noti i dati sulle entrate tributarie 2008, che terranno già conto della completa abolizione dell’ICI sulla quasi totalità delle abitazioni possedute dalle famiglie bolognesi.
Per calcolare correttamente un indicatore di pressione fiscale locale sulle famiglie residenti è quindi necessario seguire un’altra via: individuare una gamma di tipologie familiari rappresentative della reale situazione
demografica e socio-economica della popolazione e calcolare in modo analitico la reale incidenza dell’addizionale comunale all’IRPEF e della
tassa per lo smaltimento e la raccolta dei rifiuti solidi urbani (che rappresentano ormai le uniche forme di imposte e tasse locali che gravano
sulla generalità delle famiglie residenti, esentate a partire dal 2008 in larghissima maggioranza dal pagamento dell’ICI sull’abitazione principale).
L’Amministrazione Comunale si è impegnata in questa analisi, che ha evidenziato per una vasta gamma di tipologie familiari rappresentative i
reali valori della pressione fiscale locale a Bologna relativi al 2009: i risultati di questo studio sono presentati in dettaglio nella nota allegata
denominata “La pressione fiscale locale sulle famiglie bolognesi nel 2009. Dati relativi alle tipologie familiari più significative”.
Rinviando alla nota citata per l’esposizione dei risultati di dettaglio, in questa sede si evidenziano i principali criteri seguiti nello svolgimento della ricerca e nell’elaborazione dei dati.
In primo luogo si è proceduto ad individuare cinque tipologie familiari rappresentative della larga maggioranza della popolazione bolognese, di
seguito elencate:

– persone che vivono sole (rappresentano il 19% dell’intera popolazione residente);
– coppie di coniugi senza figli (comprendono il 17% dei bolognesi);
– coppie di coniugi con un figlio (rappresentano il 15% dei residenti);
– coppie di coniugi con due figli (comprendono l’11% dei bolognesi);
– coppie di coniugi con tre figli (rappresentano il 2,3% dei residenti).

Per ciascuna di queste cinque tipologie familiari si sono inoltre elaborati dati relativi:
– alla numerosità assoluta dei nuclei, sulla base di dati anagrafici aggiornati al 31 dicembre 2008;
– alla condizione abitativa delle famiglie in termini di superficie dell’alloggio, sulla base dei dati rilevati in occasione del censimento
delle abitazioni del 2001;
– al profilo socio-economico, utilizzando elaborazioni sui dati delle dichiarazioni dei redditi relative all’anno 2005.
Sulla base delle informazioni così ottenute si sono poi individuati all’interno di ciascuna delle tipologie analizzate cinque casi di nuclei
familiari caratterizzati da determinati livelli di reddito imponibile dichiarato ai fini IRPEF e dalla proprietà o utilizzo in affitto o comodato
gratuito di appartamenti di differenti dimensioni in termini di superficie.

Per ciascuno di questi casi, rappresentativi della reale situazione di moltissime famiglie bolognesi, si è poi proceduto a calcolare con riferimento all’anno 2009 l’importo dovuto all’Amministrazione Comunale a
titolo di:
– addizionale comunale all’IRPEF (sulla base di un’aliquota 2009 dello 0,7%, che prevede dal 2007 una fascia di esenzione totale per tutti i redditi imponibili fino a 12.000 euro);
– tassa per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (TARSU), sulla base di un importo 2009 riferito alle abitazioni pari a 2,44 euro per
ogni metro quadrato (comprensivo anche dell’addizionale ex-ECA e del tributo provinciale).
Dopo l’abolizione dell’ICI sull’abitazione principale, intervenuta nel 2008, l’addizionale comunale all’IRPEF e la TARSU sono infatti le sole imposte e tasse locali dovute dalla generalità delle famiglie.

Si è così pervenuti al calcolo per ciascuna tipologia familiare (e per ogni caso) della reale pressione fiscale locale procapite che verrà sostenuta dalle famiglie bolognesi nell’anno 2009 e che, assieme a tutte le altre entrate del bilancio, consente all’Amministrazione comunale di fornire un’ampia gamma di prestazioni e servizi ben evidenziati dalla ricerca della
Fondazione CIVICUM.

Vediamo solamente alcuni esempi di pressione fiscale procapite riferiti a determinati casi di nuclei familiari, rinviando al fascicolo statistico allegato per la consultazione delle restanti casistiche.

Partiamo dalle persone che vivono sole: il valore procapite della pressione fiscale locale nel 2009 oscilla fra il valore minimo di 85 euro (nel caso di
reddito imponibile pari a 10.000 euro annui ed abitazione con superficie di 50 metri quadrati) ed il valore massimo di 364 euro (con reddito di 30.000 euro annui e abitazione con superficie di 90 metri quadrati).
Passiamo ora alle coppie senza figli: il valore procapite della pressione fiscale locale nel 2009 oscilla fra il valore minimo di 73 euro (nel caso di
reddito imponibile familiare di 20.000 euro equamente suddiviso fra i due percettori e abitazione di 60 metri quadrati) e il valore massimo di 332 euro (con reddito familiare pari a 60.000 euro annui e abitazione di 100 metri quadrati).

Vediamo adesso i dati relativi alla tipologia delle coppie con un figlio: il valore procapite della pressione fiscale locale oscilla fra il valore minimo di
49 euro (nel caso di reddito imponibile familiare di 20.000 euro equamente suddiviso fra i due percettori e abitazione di 60 metri quadrati)
ed il valore massimo di 221 euro (con reddito familiare pari a 60.000 euro annui e abitazione di 100 metri quadrati).
Proseguiamo esaminando i dati relativi alle coppie con due figli: il valore procapite della pressione fiscale locale oscilla fra il valore minimo di 69 euro (nel caso di reddito imponibile familiare di 25.000 euro annui, di cui 15.000 euro attribuibili ad uno dei due percettori, e abitazione di 70 metri quadrati) ed il valore massimo di 181 euro (con reddito familiare pari a
65.000 euro annui e abitazione di 110 metri quadrati).
Concludiamo infine la nostra analisi prendendo in considerazione le coppie con tre figli: il valore procapite della pressione fiscale locale oscilla fra il
valore minimo di 60 euro (nel caso di reddito imponibile familiare di 25.000 euro annui, di cui 15.000 euro attribuibili ad uno dei due
percettori, e abitazione di 80 metri quadrati) ed il valore massimo di 150 euro (con reddito familiare pari a 65.000 euro annui e abitazione di 120 metri quadrati).

Questi esempi (e tutti gli altri riportati nel fascicolo) evidenziano immediatamente che la reale pressione fiscale locale sulla quasi
generalità delle famiglie bolognesi è estremamente distante dai valori che
si otterrebbero utilizzando la tradizionale e distorta metodologia di rapportare il complesso delle entrate tributarie alla sola popolazione
residente.

Nel bilancio di previsione 2009 del Comune di Bologna, approvato dal Consiglio Comunale nel dicembre 2008, le entrate tributarie ammontano
a complessivi 229 milioni di euro.

Se si rapporta questo dato di bilancio alla popolazione residente (che attualmente è pari a circa 375.000 abitanti) si otterrebbe un valore di
pressione fiscale per ogni cittadino bolognese di circa 611 euro.
Questo valore procapite di 611 euro non rappresenta affatto la pressione fiscale locale che graverà effettivamente sulle famiglie bolognesi:

crediamo che le considerazioni metodologiche sopra esposte e, soprattutto, i numerosi esempi concreti sviluppati consentano a tutti i cittadini interessati e agli osservatori di valutare la fondatezza di queste nostre affermazioni.
L’analisi che presentiamo in questa sede non consente solo di valutare in modo corretto un reale indicatore di pressione fiscale locale, permettendo ai cittadini bolognesi di comprendere qual è il vero impatto delle imposte e tasse comunali.
La ricerca evidenzia anche la forte variabilità del peso fiscale in relazione alle diverse condizioni demografiche e socio-economiche dei nuclei
familiari, con condizioni di particolare tutela per le fasce della popolazione che vivono in condizioni di maggiore disagio o comunque di minori
disponibilità economiche.
Particolarmente significativa in questo senso è stata l’esenzione dall’addizionale comunale all’IRPEF deliberata nel 2007 per tutti i redditi
fino a 12.000 euro, che interessa circa 100.000 contribuenti bolognesi.
Questa attenzione alle situazioni più deboli non è limitata al solo campo tributario, ma si estende anche a tutte le tariffe comunali relative ai
principali servizi educativi, scolastici e socio-assistenziali erogati alle persone e alle famiglie.
Nel corso del mandato amministrativo 2004-2009, infatti, le tariffe dei nidi d’infanzia, della refezione scolastica, dei servizi scolastici integrativi, dell’assistenza domiciliare e dei centri diurni per anziani sono rimaste
invariate in termini nominali e si sono quindi ridotte di oltre il 10% in termini reali.
Questo blocco tariffario ha interessato tutte le famiglie che utilizzano i servizi comunali, senza alcuna discriminazione di condizione socioeconomica; per le famiglie più disagiate si è invece ampliato sulla base di un esteso utilizzo dell’ISEE (indicatore di situazione economica
equivalente) il ventaglio delle esenzioni o riduzioni tariffarie, che hanno permesso a migliaia di famiglie di usufruire dei servizi comunali a condizioni di assoluto favore.
La politica tributaria e tariffaria condotta dall’Amministrazione Comunale in questo mandato ha quindi rivolto particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione; la quasi totalità delle famiglie ha comunque beneficiato di uno sforzo di contenimento della pressione fiscale locale che anche i dati presentati in questa ricerca evidenziano chiaramente.
Recentemente l’Amministrazione Comunale ha inoltre siglato un accordo con le Organizzazioni Sindacali che prevede ulteriori esenzioni e riduzioni tariffarie per i servizi di nido d’infanzia e refezione scolastica, quali misure di intervento a sostegno dei redditi delle lavoratrici e dei lavoratori colpiti dai rilevanti processi di crisi occupazionale che hanno investito anche la
nostra città.